Formula 1
F1, una domenica di ordinaria mediocrità per la Ferrari nel GP d’Ungheria. L’abitudine è la peggior nemica
Charles Leclerc 7° e Carlos Sainz 8°, questo il mediocre bilancio della Ferrari nel Gran Premio d’Ungheria 2023. Al di là del piazzamento finale, pesa il distacco patito dagli avversari. In una gara senza safety car a ricompattare il gruppo, Max Verstappen ha rifilato 1’10” alle due Rosse, ovvero un secondo al giro su un tracciato di poco meno di 4 km. Ritardo dal Cannibale a parte, impressiona in negativo soprattutto il fatto di aver accusato mezzo minuto da Lewis Hamilton, quarto.
Un risultato eloquente, però perfettamente in linea con il potenziale espresso dalla SF-23. Quello di quarta forza. Non a caso, entrambe le Red Bull, ambedue le McLaren e il tandem Mercedes hanno tutti preceduto le monoposto della Scuderia di Maranello. Umiliante, inoltre, la dinamica di vedere George Russell, partito dalle retrovie, attestarsi davanti ai ferraristi.
Forse il giovane britannico avrebbe chiuso sesto anche senza i cinque secondi di penalità affibbiati al monegasco per aver superato il limite di velocità ai box. Il rampollo della Casa di Stoccarda, dopo aver “sverniciato” la Rossa #55 sul rettifilo, era conscio della situazione. Nel finale non ha quindi avuto alcun bisogno di attaccare il venticinquenne del Principato.
A proposito, ancora una volta qualcuno nella Scuderia di Maranello ha sbagliato qualcosa. Nel caso di specie è stato un Leclerc sempre più nervoso e (comprensibilmente) frustrato a vivere una giornata nera in corsia box. Un malfunzionamento alla pistola pneumatica gli ha fatto perdere tempo prezioso in occasione della prima sosta, dopodiché è arrivato “lungo” all’ingresso della pit-lane, ricevendo una sanzione alfine (quasi) ininfluente.
Nulla da appuntare a Sainz, stavolta. Però la sua gara ordinata e dalla partenza brillante, anche propiziata dalla scelta di partire con mescola morbida, non ha partorito nulla più di un 8° posto. “Poca roba”, si direbbe in maniera gergale.
Ormai in Ferrari gli errori, piccoli o grandi che siano, e le domeniche di mediocrità stanno diventando l’abitudine. Il rischio è proprio quello di abituarsi a questa realtà, dandola per scontata e assodata. Se accadesse davvero, risollevarsi dal pantano in cui il Cavallino Rampante sta sprofondando ancora una volta, diventerebbe viepiù complicato.
A Maranello si può vincere, Le Mans lo dimostra. Eppure in F1 gli anni passano, le rughe sul volto di Kimi Räikkönen aumentano, ma IceMan resta l’ultimo Campione del Mondo in Rosso. Sono passate 16 stagioni da allora. Cinque in meno di quelle trascorse tra Jody Scheckter e Michael Schumacher, ma l’arco temporale si sta avvicinando sempre di più al “Grande Digiuno”.
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