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La Serie A non è un campionato per giovani: under 21, under 20 e under 19 ai margini della società

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Un’estate in cui il calcio italiano si sta beando dei successi delle sue selezioni giovanili, tra il trionfo dell’Under 19 agli Europei di categoria e la finale dei Mondiali Under 20. Tutto lascerebbe presagire ad una Serie A che viene incontro ai giovani, e invece questi risultati sono nettamente in controtendenza rispetto a quanto ci dicono i dati, il nostro campionato è uno di quelli che offre meno possibilità a chi ha meno di ventuno anni.

32194. Questi sono i minuti concessi dalle squadre italiane a giocatori nati dall’1 gennaio 2002 ad oggi nella stagione 2022/2023. Con un rapido calcolo, sono poco meno di 85 minuti a partita: vuol dire che per ogni sfida della nostra serie A c’è soltanto uno dei ventidue in campo che riesce a giocare quasi tutta la sfida. Un dato che pone il nostro calcio al quarto posto tra i maggiori campionati europei secondo i dati Opta Analyst, avanti soltanto alla Premier League con poco più di 3000 minuti in meno. Al primo posto, la Ligue 1 con oltre il doppio dei nostri minuti, 68212.

Basti pensare che il Napoli, che ha dominato il campionato, non ha fatto giocare un minuto a un ragazzo nato dall’1 gennaio 2002 in giù. L’Inter, che è arrivata in finale di Champions League con la quarta età media più alta di tutti e cinque i migliori campionati europei, la più alta della Serie A con 29 anni e 107 giorni.

In Serie A la squadra che ha mostrato più fiducia ai ragazzi nati nel 2002 è l’Atalanta. Due calciatori sugli scudi: il primo è Giorgio Scalvini, che ha giocato 32 partite in campionato per un totale di 2344 minuti, decimo assoluto assieme a Fares Chaibi nella classifica degli Under 21 più impiegati in Europa. L’altro è Rasmus Hojlund, che arrivato da oggetto misterioso è ora desiderio di molte squadre in Premier League, con 9 reti e 4 assist nel proprio carnet. L’Under 21 più impiegato della Serie A è però Destiny Udogie, terzo assoluto con 2714 minuti alle spalle dei soli Castello Lukeba ed Arnau Martinez. Ma per il resto, i ragazzi in serie A giocano davvero poco.

Tutto ordinario in un campionato dove, un talento considerato straordinario come Simone Pafundi, ha giocato la miseria di 77 minuti spalmati in otto presenze. E dove Davide Frattesi, a ragione uno dei calciatori più interessanti della scorsa stagione e che ha compiuto il grande salto con l’Inter, è considerato ancora una ‘promessa’ quando il prossimo 22 settembre compirà ventiquattro anni. Un’età dove, di norma, sei un giocatore già affermato. Eppure i successi delle nostre nazionali giovanili fanno intendere che di talento ce n’è. Meritando spazio. Ora bisogna soltanto darglielo.

Foto: LaPresse

 

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