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Le pagelle dei Mondiali. Simona Quadarella c’è sempre. Thomas Ceccon, fenomeno con rimpianti. Zazzeri e Pilato: piccoli miracoli

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PAGELLE MONDIALI NUOTO 2023

THOMAS CECCON 7.5. E’ un fenomeno, nessuno lo mette in dubbio. Ha potenzialità elevatissime e ha dimostrato di sapere quello che fa però a Fukuoka lascia sul campo un oro, perso per piccoli errori non da lui, nei “suoi” 100 dorso, una finale nella 4×100 mista, la possibilità di lottare per una medaglia nella 4×100 stile libero mista, un potenziale podio nei 50 dorso. Innesca un paio di polemiche tutto sommato evitabili, perde quell’aurea di uomo squadra che si era conquistato sul campo da Tokyo in poi. Stupisce anche la soddisfazione finale: i fenomeni non vanno a casa sazi mai, ma i fenomeni imparano in fretta come si fa e lui ha tutto per essere un fenomeno.

SARA FRANCESCHI 6.5. Disputa la prima finale mondiale della sua carriera (sarebbe stata la seconda non ci fosse stata quella strana squalifica nei 200). La frazione a dorso, che gli anni scorsi era uno dei suoi punti di forza, la condanna ad uscire dalla lotta per le medaglie. Manca spesso il centesimo per fare l’euro. Va trovato perché assieme alle più forti può stare anche lei.

BENEDETTA PILATO 8. Gwangju, Budapest, Fukuoka. La costante è sempre lei sul podio dei 50 rana. Lotta, poteva valere l’argento (lo dimostra il 29”6 nuotato in batteria), ceduto per un finale non perfetto, perde il record del mondo da una fuoriclasse ma, pur con una preparazione non ideale, è sempre lì. Saluta una parte fondamentale della sua vita sportiva, il suo tecnico Vito D’Onghia, con un’altra medaglia pesante. E’ già nella storia del nuoto italiano.

ANITA BOTTAZZO 7.5. La sorpresa dei Campionati Mondiali in casa Italia. Ultima qualificata per Fukuoka e una delle poche cosiddette seconde linee a centrare una bellissima finale, affrontata con la giusta determinazione che l’ha portata al quinto posto a soli 7 centesimi dal podio. Il tutto dopo aver tirato giù di tre decimi il personale (già migliorato a Roma un mese fa) in batteria. Un grande inizio per la 19enne di stanza ad Imola che può regalarsi altre soddisfazioni. La rana italiana al femminile ha una protagonista in più.

NICOLO’ MARTINENGHI 7. Aveva una sola cartuccia da sparare e con quella ha fatto centro in un Mondiale spezzato in due per lui. Porta a casa un argento che vale quanto un oro perché conquistato nella distanza olimpica in condizioni fisiche precarie, a dimostrazione della maturità raggiunta, della classe cristallina con cui, in condizioni non facili, si vincono le gare e della determinazione di cui dispone. La condizione va scemando e lo travolge fin al 59”0 lanciato della staffetta mista. Non era lui e ora l’importante è voltare pagina e proseguire all’insegna della salute.

PIERO CODIA 5. Encomiabile per impegno, serietà e professionalità. La cura Friuli lo ha riportato al Mondiale ma a Fukuoka non è mai stato protagonista e nel giorno in cui poteva diventare salvatore della patria è mancato anche lui all’appello come i compagni della staffetta mista.

MANUEL FRIGO 7. Lui c’è sempre, è da uova e da latte, come si dice in qualche parte d’Italia. Merita un applauso perché dove lo metti sta e ti garantisce la prestazione richiesta. Porta a casa una medaglia scintillante nella 4×100 stile libero, saluta con l’onta dell’eliminazione della 4×100 mista e francamente non meritava di essere fra coloro che saranno ricordati per questo brutto risultato.

MARGHERITA PANZIERA 5. Non era in condizione, si è barcamenata come poteva. La finale era alla sua portata anche se non al meglio ma le energie erano poche e forse è stato un errore averle sprecate nei giorni precedenti in gare che non le potevano regalare soddisfazioni ma dopo è sempre molto più facile.

MARTINA CARRARO 5.5. Si aspettava di disputare due finali e sarebbe andata a casa con il sorriso sulle labbra anche senza medaglie. Non ha disputato finali (ma due semifinali sì) e alla fine ha ammesso di aver fatto un po’ di “casino” proprio per aver cercato di ben figurare in entrambe le gare quando era partita con l’idea di preparare bene i 200. Le servirà per la prossima stagione che potrebbe essere quella finale.

ILARIA BIANCHI 4. Fa male vederla arrancare al suo settimo Mondiale in 14 anni di carriera con tante gare da ricordare. Anche per lei il meglio arriva in apertura di manifestazione, poi la condizione va scemando e la prestazione in staffetta mista non le rende giustizia. Non è da lei salutare in questo modo. Ci riproverà.

SOFIA MORINI 7. La velocità femminile che rialza la testa porta la sua firma. Arriva a Fukuoka, si migliora, supera il primo turno nei 100 stile, risultato tutt’altro che scontato, se la gioca, è sempre sopra la sufficienza in tutte le staffette, compresa la 4×200 dove pure lì arriva un miglioramento. Questo è l’atteggiamento giusto e la voglia di crescere, magari circondandosi delle ragazze che stanno arrivando dalla juniores, non le manca.

SIMONA QUADARELLA 8.5. Da anni non nuotava su questi livelli, sia nei 1500 che negli 800. La medaglia d’argento arriva nella gara che ama di più, che l’ha fatta conoscere al mondo intero sei anni fa, che le ha regalato il titolo iridato e che nelle ultime due stagioni sembrava respingerla. Un argento scintillante che la ripaga di una stagione diversa dai suoi compagni, perché nel 2022 non si era piaciuta. Negli 800 per la medaglia serviva un mezzo miracolo. A sparigliare le carte è stata la cinese Bingje Li, che quando sta bene diventa una mina vagante a tutti i livelli (Ledecky esclusa). La romana ha fatto quello che poteva e se ne va senza rimpianti. La base di partenza per la stagione olimpica è ottima e c’è la consapevolezza di poter essere competitiva su entrambe le gare.

LEONARDO DEPLANO 7. La finale dei 50 stile libero è una grande conferma dopo l’argento europeo dello scorso anno e gli ottimi risultati in vasca corta. Anche il riscontro cronometrico è stato buono. Sbagliare la partenza nell’occasione più importante della carriera (finora) lascia però dietro di sé tanti rimpianti. Gara di rincorsa, ma sono solo 50 metri ed evitare l’ultimo posto contro i fenomeni della specialità è stato pressoché impossibile. Resta un bel finale e l’impressione che, senza quell’inghippo, avrebbe potuto anche lui giocarsi qualcosa di importante. E’ una realtà e può ancora crescere tanto.

ALESSANDRO MIRESSI 6.5. Voto altissimo nella prima frazione della staffetta 4×100 stile libero. Lancio ideale a 47”5 e podio regale alle spalle della debordante Australia, Poi si perde, fallisce l’accesso alla finale dei 100, lui che è vice campione europeo in carica, prova a ritrovarsi ancora in staffetta e resta sospeso ad aleggiare su una 4×100 mista che con lui in acqua probabilmente avrebbe conquistato una corsia in finale. Mondiale in altalena, non è il primo, speriamo sia l’ultimo perché ha le potenzialità di nuotare su alti livelli con continuità. Due volte su cinque sotto i 48”: bene ma non benissimo.

COSTANZA COCCONCELLI 5.5. L’impegno non manca mai, i risultati non sempre sono soddisfacenti. Da sufficienza stiracchiata le prove in staffetta, sempre vicina al personale lanciato (personale migliorato nella 4×200). Al di sotto delle aspettative a livello individuale.

LUCA DE TULLIO 6.5. Il ragazzo cresce bene. Il personale sugli 800 non gli basta per centrale la finale e deve ancora imparare a gestire le energie in una gara complicata come i 1500 stile libero, ma lo sprint finale è di quelli che possono far male e contro questi “mostri” il cambio di passo è una qualità tutt’altro che disprezzabile. Ha salito un gradino ma la scala è ancora lunga. La voglia di proseguire nella risalita c’è e le qualità anche.

CHIARA TARANTINO 5. Non è stato un Mondiale semplice per lei, che stava meglio ad aprile. Fatica in staffetta il primo giorno, non dà l’impressione di poter esplodere, poi nei 50 è scesa in vasca con tanta rabbia in corpo, in una gara che non sente sua, e ha piazzato il personale, che non le è bastato però per entrare in finale. Un segnale lo ha lanciato e può lasciare Fukuoka con il sorriso.

MARCO DE TULLIO 4. Una delle delusioni più cocenti di Fukuoka. Arrivava da due finali iridate consecutive, dalla stagione del rilancio con tempi tutto sommato buoni sui 400 stile che sono la sua gara di riferimento. E’ irriconoscibile, sia in batteria dei 400 stile, sia nella batteria che in finale della 4×200, anche rispetto alla prova individuale sui 200 stile che aveva lasciato molto ben sperare. Forse l’Italia non sarebbe comunque andata a medaglia (ma sarebbe stato bello vedere un Di Cola più vicino all’australiano in ultima frazione) ma i rimpianti legati alla sua prova non mancano e lasciare dei rimpianti non è mai bello: Mondiale da dimenticare in fretta.

FILIPPO MEGLI 8. Da Gwangju a Fukuoka il passo non è breve. Gliene sono capitate di tutti i colori negli ultimi tre anni ma ha le spalle larghe lo specialista dei 200. Ha attraversato momenti difficili ma deve essere di esempio per tanti altri azzurri che magari il periodo complicato lo stanno attraversando ora. Se si hanno qualità, volontà e determinazione prima o poi le soddisfazioni arrivano. Atleta ritrovato e il bello probabilmente deve ancora venire.

MATTEO CIAMPI 6.5. Inizia malissimo il suo Mondiale con un 400 stile anonimo in batteria e la mancata qualificazione alla finale. Cambia passo nella 4×200: guerriero, come al solito. Riporta l’Italia in alto dopo la grande frazione di Megli e lotta con il coltello fra i denti anche nel finale quando soffre il passaggio un po’ sopra le righe. Non molla e il quinto posto della staffetta lunga porta anche la sua firma.

STEFANO DI COLA 6. Irriconoscibile nella gara individuale dove esce di scena dopo pochi metri. Si trasforma, come spesso gli accade, nella staffetta. Bene in semifinale e benissimo in finale dove ingaggia un duello rusticano con Marchand, l’uomo dei campionati, lo perde di pochissimo sigillando il quinto posto che riporta la squadra azzurra fra le big della staffetta lunga.

FEDERICO BURDISSO 4.5. Va bene il processo di trasformazione ma qualche risultato prima o poi dovrà pure arrivare. Per il secondo anno consecutivo, il bronzo mondiale dei 200 farfalla non raccoglie nulla a livello individuale e naufraga costantemente fin dalle batterie, uscendo anche dal radar della staffetta mista. Più che trasformazione, al momento è involuzione e pure preoccupante ma ha cambiato in corsa, questo va detto e magari una stagione intera alla corte di Claudio Rossetto lo riporterà sui suoi livelli standard.

LORENZO ZAZZERI 8. A febbraio non sapeva ancora se sarebbe tornato a nuotare, il 23 luglio era sul podio mondiale della 4×100 stile libero. Impresa titanica la sua. Esce di scena subito nella sua gara, i 50 stile ma poco conta. Contava esserci e lui c’era da protagonista assoluto. Campione ritrovato

MATTEO RESTIVO 4.5. Difficilmente sbaglia gli appuntamenti che contano per la qualificazione il dorsista friulano ma ogni tanto gli errori arrivano al grande evento. Una gestione di gara strana, tocca per primo ai 150 e, dopo la subacquea, è già quarto, non riuscendo più a risalire la china. Tempo mediocre per lui ed eliminazione bruciante per 11 centesimi. Occasione sprecata.

LORENZO MORA 4.5. Le attenuanti non gli mancano, la condizione è precaria per via di problemi fisici che lo attanagliano da poco più di un mese. Un giorno si allineeranno i pianeti e farà vedere quanto vale anche in vasca lunga, ma quel giorno non è ancora arrivato.

EMMA VIRGINIA MENICUCCI 6.5. Personale lanciato sia nella 4×100 che nella 4×200. Niente di fantasmagorico ma migliorarsi nel grande evento è sempre un buon segnale.

GREGORIO PALTRINIERI 5.5: Centra la finale degli 800 e vedendo altri suoi avversari in acque libere non era affatto scontato. La sua finale però è già finita dopo la prima vasca. Non è il vero Paltrinieri quello degli 800 stile libero. Svuotato di energie, incapace di reagire alle sollecitazioni dei rivali. Questo Greg non avrebbe sicuramente giocato la partita per le medaglie ma, con un po’ di benzina in corpo, non avrebbe certo mollato da subito la presa. Si è reso conto di cosa lo aspetta da qui a Parigi: vanno tutti forte, i rivali, sia negli 800 che nei 1500, hanno cambiato passo e il fatto che le acque libere ai Giochi siano dopo la vasca (come accadde a Budapest) può essere un vantaggio. Ha fatto bene ad abbandonare prima dei 1500.

ALBERTO RAZZETTI 6.5: Finale nei 400 misti, che non è poco, finale sfiorata nei 200 farfalla e quella è la delusione più cocente, finale sfiorata anche nei 200 misti ma con un ottimo crono. Un Mondiale in altalena, senza mai accarezzare l’idea di salire sul podio, che forse a questi livelli non può essere il suo obiettivo. Oggi è un po’ nell’”acqua di nessuno”, sospeso tra i grandi campioni e gli attori non protagonisti. La voglia per fare il salto c’è, basterà?

SIMONE CERASUOLO 5: Per un centesimo era rimasto fuori il compagno di allenamenti Poggio dalla finale dei 100 rana, per un centesimo resta fuori il giovane prodotto dell’Imolanuoto dalla finale dei 50 rana. Fa male, ma non è sfortuna. Se arrivi davanti ai 45 metri e ti fai infilare non da uno ma da due rivali, qualcosa non è andato per il verso giusto nelle operazioni di chiusura della gara. E’ lì che bisogna andare a cercare l’inghippo e migliorare. Alla sua età Martinenghi, a Budapest 2017, fece nono nei 100 e nono nei 50: che sia di buon auspicio per il futuro del giovane azzurro.

LISA ANGIOLINI 5: Da lei si attendeva l’exploit ma, come per Poggio, la semifinale le è fatale. In batteria disputa una gara di rincorsa ma nel finale sale di colpi dando l’impressione di essere in condizione. Nel pomeriggio mai in partita, dall’inizio alla fine. L’argento dello scorso anno a Roma è già un ricordo e va rinverdito appena possibile.

FEDERICO POGGIO 5 Doveva centrare la finale iridata secondo i suoi piani e la finale non è arrivata per un centesimo. Sfortuna? No, perché il tempo da far segnare per entrare tra i primi otto era alla sua portata e, dando un’occhiata ai tempi fatti segnare oggi, la sua miglior versione avrebbe potuto anche puntare ad una medaglia. Peccato, perché al mattino ha destato una buona impressione, ma al pomeriggio non è riuscito a ripetersi. Non benissimo anche nella frazione lanciata della mista mista. Mondiale da dimenticare in fretta.

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