Editoriali

Nuoto e scherma: non è tutto bianco o tutto nero. Cosa aspettarsi alle Olimpiadi di Parigi 2024

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Archiviata la prima metà dell’estate con i Mondiali di nuoto e scherma, è tempo di primi bilanci. In primis occorre sottolineare come l’Italia si stia ben disimpegnando nelle discipline olimpiche, come testimonia il medagliere virtuale verso Parigi 2024. Non bisogna però commettere l’errore di generalizzare, dando per scontato che nella scherma vada tutto bene e nel nuoto tutto male.

Partiamo proprio dalla rassegna iridata svoltasi nella piscina di Fukuoka (Giappone). In vasca l’Italia ha collezionato 6 medaglie, 3 in meno dell’edizione 2022; di queste, 2 sono maturate in specialità non olimpiche (50 farfalla uomini e 50 rana donne). Si è passati in poco più di 12 mesi dal collezionare ben 5 ori olimpici (6 considerando anche le acque libere) a 0. Il crollo è evidente ed innegabile. A fornire la spiegazione illuminante ci ha pensato Benedetta Pilato: “Tutti hanno parlato di Mondiale sottotono, ma era diverso: lo scorso anno era un Mondiale post-Olimpiadi ed il livello era più basso. Quest’anno gli avversari erano più forti, ma siamo stati comunque protagonisti“. Niente da aggiungere.

Il bilancio trionfale della scorsa annata aveva destabilizzato e creato false aspettative: l’Italia nel nuoto, ad oggi, non è una nazione in grado di incamerare 5 ori nella stessa Olimpiade. E d’altronde le vittorie a cinque cerchi non è che siano così frequenti per il Bel Paese: dopo l’abbuffata di Sydney 2000 (3 ori), gli unici ad imporsi sono stati Federica Pellegrini (2008) e Gregorio Paltrinieri (2016). Nel Nuovo Millennio, l’agognato titolo olimpico tra le corsie arriva ogni 8 anni, dunque Parigi 2024 potrebbe rivelarsi l’occasione propizia.

A Tokyo 2020 si parlò di edizione da record per l’Italia con sei podi, eppure non arrivò alcun successo. A Parigi si potrebbe fare meglio. Ad oggi il più quotato per provare a vincere sembra Thomas Ceccon nei 100 dorso, ma abbiamo visto quanto in pochi mesi i valori possano completamente rivoluzionarsi: chi si sarebbe aspettato il cinese Haiyang Qin dominatore della rana? Nel 2022 avremmo ipotizzato un Martinenghi da oro nel 2024, ora risulta difficile pensarlo. Nel complesso, gli atleti che in Francia si giocheranno un posto sul podio saranno gli stessi di Tokyo 2020, con una Benedetta Pilato in più e, al momento, un Federico Burdisso in meno. Ed è su questo dato che urge una profonda riflessione: un’ottima generazione sta garantendo risultati di alto livello spalmati nel tempo, eppure faticano ad affacciarsi dei ricambi. I giovani in verità non mancano, ma non danno l’idea di poter essere pronti a breve a prendersi la scena: torneranno buoni per il quadriennio successivo. Dobbiamo dunque considerare l’abbuffata di ori del 2022 come un meraviglioso unicum, ma al tempo stesso l’Italia del nuoto è tutt’altro che scarsa: uscire dai Giochi del 2024 con 5-6 medaglie, di cui magari una d’oro, sarebbe un risultato sensazionale e secondo solo a quello di Sydney 2000.

Per quanto riguarda la scherma, l’auspicio è che la nostra storica miniera d’oro possa tornare a sfornare diverse pepite tra un anno: lo ‘zero’ nel Sol Levante pesò moltissimo e fu compensato solo dall’incredibile ed inatteso exploit dell’atletica. L’Italia ha dominato il medagliere dei Mondiali di Milano, ma anche in questo caso non è tutto straordinario come si potrebbe immaginare a prima vista. Di sicuro il ritorno del ‘guru’ Stefano Cerioni ha riportato il fioretto al vertice mondiale, con diversi giovani rampanti che hanno affiancato campioni affermati: Martina Favaretto, Filippo Macchi e Tommaso Marini rappresentano sin da ora dei tasselli cruciali anche per i quadrienni successivi. Guai dare però per scontate le vittorie: basta calare un attimo la guardia, come avvenuto ai fiorettisti contro Hong Kong, ed ecco maturare amarissime sorprese. La sensazione è che le donne abbiano un chiaro vantaggio sulla concorrenza, mentre gli uomini partono alla pari con americani, francesi e giapponesi in un contesto dalla concorrenza elevatissima. Due ori olimpici possono arrivare dal fioretto e sarebbe già un ottimo bottino, in netto progresso rispetto all’ultima Olimpiade. Anche la spada sta bene, forse come mai negli ultimi 20 anni: un botto dorato tra le prove individuali ed a squadre potrebbe anche arrivare. Tra fioretto e spada, ad ogni modo, l’Italia partirà con l’obiettivo di provare a vincere in ben 8 gare complessive alle Olimpiadi. Lo stesso non può dirsi per la sciabola: e qui veniamo alla nota dolente. Al momento stiamo parlando del vero anello debole della scherma nazionale. Va detto che gli sciabolatori non hanno vissuto una stagione semplice e sono stati costretti a stop piuttosto prolungati a causa degli infortuni: va data loro fiducia, anche se non intravediamo quel talento smisurato che invece trasuda nelle altre armi. Per quanto riguarda le sciabolatrici il gap appare invece di natura tecnica: in quest’arma una vera fuoriclasse italiana non si è mai vista e, al momento, neppure sembra fare capolino nel settore giovanile. Ad oggi entrambe le squadre di sciabola sono qualificate per le Olimpiadi, eppure il pass andrà conquistato sudando sino all’ultima tappa di Coppa del Mondo.

Foto: Lapresse

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