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Rugby
Rugby, Mondiali U20 2023: Italia, una delusione figlia di un piano B (che manca)
L’Italia ha chiuso all’ultimo posto la fase a gironi dei Mondiali Under 20 di rugby e, ora, sarà impegnata in due sfide per puntare al nono posto finale e, soprattutto, per evitare la retrocessione. Un ultimo posto figlio di due pesanti ko contro Argentina e Georgia e di una storica, ma ahimè inutile, vittoria contro il Sudafrica. Ma cosa è mancato agli azzurri?
“Per quanto riguarda la nostra prestazione, oggi abbiamo pagato carissime imprecisione e indisciplina, mettendoci sopra qua e là anche qualche bel regalo, come ad esempio in occasione della loro terza meta, quando eravamo rientrati sotto di un punto giocando la migliore fase della nostra gara”, ha dichiarato Massimo Brunello dopo il 17-30 contro la Georgia ieri. E, sicuramente, l’indisciplina è costata carissima all’Italia in Sudafrica. Dal rosso a Destiny Aminu dopo 15 minuti nel match d’esordio con l’Argentina ai troppi falli concessi alla Georgia ieri, sicuramente a pesare per gli azzurri sono stati i falli commessi in queste partite.
Ma soprattutto all’Italia è mancato un piano B. Le avversarie della pool C erano tre formazioni arcigne, che puntano forte sul pacchetto di mischia per far male agli avversari. Lo stesso Dna dell’Italia, che del pacchetto di mischia fa la sua arma vincente. E se contro il Sudafrica il braccio di ferro in mischia chiusa e in maul è stato nettamente vinto dagli azzurri, così non è stato con Argentina e Georgia. E gli azzurri non avevano un’alternativa per mettere in difficoltà gli avversari.
Basta vedere i numeri. Nei tre match giocati l’Italia ha segnato 8 mete. Di queste, però, solo due sono state segnate dalla trequarti, una con Passarella e una con Casilio, mentre ben 6 sono arrivate dalla mischia, con cinque mete marcate e una di punizione. Insomma, palla al largo l’Italia non ha messo mai in difficoltà gli avversari, puntando tutto sulla battaglia degli avanti. Perdendola, però, due volte su tre e, così, perdendo due partite su tre. A conferma che, senza alternative, non si va lontano.
Foto: World Rugby/World Rugby via Getty Images