Olimpiadi
Sandro Pertile: “Agli European Games bilancio positivo per il salto con gli sci. Olimpiadi estive? C’è da capire cosa si aspetta il Cio a Milano-Cortina 2026”
A fine giugno, il salto con gli sci ha fatto parlare di sé per essere stato inserito nel programma degli European Games disputati in Polonia, una nazione dove questa disciplina invernale è popolarissima. Gli organizzatori hanno pertanto aggiunto al calendario la versione estiva dello Skoki narciarskie, come lo chiamano da quelle parti, allo scopo di attirare spettatori. Non trattandosi di una novità da poco, abbiamo intervistato Sandro Pertile, race director della Fis, in merito all’accaduto e alle recenti decisioni prese dal Cio in vista dei Giochi Olimpici di Milano-Cortina 2026.
Sandro, qual è il bilancio dell’esperienza agli European Games?
“Erano un’incognita, perché per il salto con gli sci sono stati il primo evento di tipo olimpico in versione estiva. Non sapevamo bene cosa ci aspettasse. Però, archiviata la manifestazione, posso affermare che gli aspetti positivi sono stati nettamente superiori a quelli negativi. Si sono presentati al via 15 comitati olimpici europei. In alcune tappe di Coppa del Mondo non arriviamo ad avere questo numero di nazioni. La partecipazione è stata interessante dal punto di vista quantitativo, ma anche qualitativo. Anzi, alla luce dei nomi presenti si può affermare che la qualità dei partecipanti fosse più alta della media di tante gare di Summer Gran Prix. Anche il livello organizzativo è stato alto. La gara maschile sul trampolino grande, vinta da Dawid Kubacki, è stata bellissima”.
A proposito di risultati, ti chiedo qual è il tuo pensiero in merito a quanto si è visto.
“Li definirei interessanti soprattutto perché abbiamo visto alcuni nomi nuovi affacciarsi sul podio. È pur vero che si trattava di un appuntamento molto diverso da tutti gli altri. Siamo proprio all’inizio della preparazione e chi si è presentato più in forma aveva sicuramente chance maggiori di fare bene rispetto agli altri”.
In futuro c’è in programma la partecipazione a qualche altra manifestazione estiva slegata dal contesto Fis?
“Al momento definirei quanto avvenuto in Polonia un’eccezione. Noi rimaniamo uno sport invernale, l’estate non è il periodo in cui la gente pensa al salto con gli sci. Però, per svariate ragioni, stiamo guardando alla stagione estiva. In primis perché il cambiamento climatico è un aspetto da tenere in considerazione e non può essere sottovalutato. In secondo luogo, se il nostro obiettivo è quello di incrementare il numero di appassionati a livello globale, dobbiamo ricordarci che l’elemento di attrazione non è la superficie su cui si atterra. Un potenziale tifoso indiano o brasiliano verrebbe affascinato dal fatto di vedere atleti che volano nell’aria. Il ‘dream of flying’ è, secondo me, l’elemento caratterizzante del salto. Dunque, ora come ora non abbiamo in programma di presenziare ad altri appuntamenti estivi, ma non chiudiamo alcuna porta a priori”.
Quindi l’idea di prendere parte ai Giochi olimpici estivi, seppur una tantum magari in un’ipotetica edizione in un Paese particolarmente interessato alla disciplina, resta utopia?
“A oggi non è uno scenario ipotizzabile. Innanzitutto bisogna capire cosa si aspetta il Cio dal salto con gli sci, a partire dai Giochi olimpici di Milano-Cortina 2026”.
Ecco, qui casca l’asino. Qual è la tua valutazione in merito alle decisioni prese dal Comitato olimpico internazionale in vista dell’edizione italiana? Partiamo dagli aspetti che ritieni positivi.
“Sicuramente il salto femminile ha raggiunto due ottimi risultati. Il primo è l’inserimento nel programma di una seconda gara individuale, quella su trampolino grande, che si affiancherà a quella su trampolino piccolo. Inoltre le quote riservate alle ragazze salgono da 40 a 50”.
Però, l’innalzamento della partecipazione rosa ha avuto ripercussioni sull’altra metà del cielo…
“Esatto, le quote maschili sono state ridotte da 65 a 50. Ed è questa la ragione principale che ci ha spinti a chiedere di utilizzare il format Super Team (gara a coppie, nda) in sostituzione del canonico Team Event a quartetti”.
Puoi spiegare nel dettaglio la genesi di questa richiesta, poi accolta dal Cio? I più integralisti hanno storto il naso.
“Tutto nasce, appunto, dalla decisione del Cio di equiparare le quote dei due sessi per l’edizione 2026. Utilizzare gli stessi criteri di qualificazione usati per Pechino 2022, avrebbe ucciso il salto maschile. Il novero di nazioni qualificate scenderebbe da 20 a 16. Dunque avremmo una contrazione del 20% in termini di partecipazione. Inoltre il Team Event avrebbe un campo partenti esiguo. Non avevamo altra scelta, ci siamo visti costretti a cambiare qualcosa”.
Super Team a parte, cosa avete deciso di fare?
“Dovremo diminuire le quote riservate a ogni singola nazione. Ci sarà un massimo di 4 quote, ma sarà limitato a tre o quattro comitati olimpici. Gli altri Paesi avranno un massimo di 3 atleti. Con questi presupposti, non ci sono alternative alla sostituzione del Team Event a quartetti con il Super Team. Gli esperimenti dello scorso inverno sono stati incoraggianti. Abbiamo scoperto un format dinamico, con serie più rapide. La prova a coppie ci consentirà di beneficiare di uno strumento frizzante e moderno per le gare a squadre”.
Quindi addio al Team Event a quartetti, almeno ai Giochi olimpici?
“Non è detto. Milano-Cortina 2026 potrebbe essere una parentesi. Il nostro obiettivo è quello è di tornare ad avere il tradizionale evento a squadre nell’edizione 2030, sempre che le quote ci consentano di farlo”.
Foto: Sandro Pertile