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Scacchi, il ritorno di Magnus Carlsen in World Cup. Ma il re non è orientato a rientrare nel ciclo mondiale
La parabola di Magnus Carlsen non accenna a essere discendente. E, del resto, si trova nel luogo più dominante possibile: al numero 1 del mondo da oramai 13 anni, un tempo che è sia infinito che meritato per quanto il norvegese è riuscito a produrre alla scacchiera lungo i suoi 32 anni di vita.
Si è fatto un particolare rumore circa l’impegno del cinque volte Campione del Mondo (titolo conquistato nel 2013 e mantenuto nel 2014, 2016, 2018 e 2021) in World Cup. Teoricamente, questo significherebbe che potrebbe andare a giocarsi le carte per arrivare al Torneo dei Candidati, qualora si inserisse tra i primi tre. In realtà, non sarebbe nemmeno questa l’unica possibilità che Carlsen ha, visto che un posto è dato al giocatore con miglior rating FIDE a gennaio 2024 (a patto di aver giocato 4 tornei a cadenza classica eleggibili per il FIDE Circuit).
Per l’uomo simbolo degli scacchi moderni, però, c’è un piccolo problema. Ha già dichiarato più di una volta di non volersi più preparare come ha dovuto farlo per un match mondiale, che è una delle ragioni che l’hanno portato a lasciare vacante il suo stesso titolo. Peraltro, al momento gli scacchi a cadenza classica non stanno occupando un posto preminente nella sua vita. Nello scorso maggio è stato protagonista di un podcast con gli amici Askild Bryn e Odin Blikra Vea, e di considerazioni importanti da parte sua ne sono emerse.
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In particolare, Carlsen, che nel momento di quell’intervista aveva giocato a cadenza classica solo a Wijk aan Zee chiudendo terzo a mezzo punto da Giri e per spareggio tecnico con Abdusattorov, ha parlato circa una questione di motivazione: “Chiaramente dipende da quel che pensi sia o meno interessante. Non ho mai amato il format attuale con i match negli scacchi classici, specialmente quando è così corto. Sono stato positivo quando hanno aumentato le partite da 12 a 14; c’è meno casualità. E poi hanno ridotto i giorni di riposo. Ora li hanno aumentati di nuovo, non so perché. Penso sia per dare ai giocatori più riposo, ma offre anche al team tempo per lavorare e riempire i buchi, il che rende più difficile provare che tu sia migliore. Non sono mai stato un fan del Campionato del Mondo, e ho detto sia in pubblico che in privato, sia prima che dopo ogni match, che non sapevo se avrei giocato stavolta o la successiva. Ho sentito di aver giocato perché gli altri si aspettavano che lo facessi, più che volerlo fare di mio. Ero motivato nel 2013 per la prima volta, per testarmi nel Torneo dei Candidati, ma era più per il pensiero di provare a diventare Campione del Mondo una volta. Quello è stato divertente, ma non era come se volessi tenermi il titolo“.
Inoltre, ha suggerito quali possono essere i cambiamenti che la FIDE potrebbe mettere in atto per dare un po’ più di brio al ciclo mondiale: “Il più ovvio l’ha suggerito la FIDE stessa: due partite al giorno con minor tempo. Hai più partite e un orologio a tempo ridotto, il che vuol dire che l’importanza della preparazione è ridotta e hai più partite decisive“. L’idea è 60 minuti o 45 con incremento di 15 secondi, oppure il format del Champions Chess Tour con match da quattro partita. Ma, allo stato attuale delle cose, “con il format attuale le chance di giocare i Candidati sono minime. Se il format cambia, forse. Ma le probabilità di vedermi giocare nei Candidati sono meno dell’1%“. Un’autentica porta che si chiude, per buona misura. Va anche ricordato che, dopo il match con Ian Nepomniachtchi, Carlsen riferì che lo avrebbe stimolato un match con Alireza Firouzja più di chiunque altro.
Al cinque volte iridato non è nemmeno piaciuto il fatto che, a Madrid, alcuni avevano inoltrato alla stampa dettagli segreti dell’incontro con la FIDE (nelle persone del discusso presidente Arkady Dvorkovich e del suo CEO Emil Sutovsky), durante i Candidati del 2022, per chiarire alcuni aspetti proprio del ciclo iridato. In più, quelle informazioni erano sbagliate. Quindi Carlsen decide di posticipare la decisione, ma di vera discussione, secondo lui, non ce ne fu. Furono presentati altri format, alcuni interessanti, ma senza reale dialogo. Il capo dell’ufficio stampa FIDE, David Llada, ha smentito che siano avvenuti dei “leak”.
In sostanza, il numero 1 dell’era moderna degli scacchi, l’uomo che ha idealmente preso il testimone di Garry Kasparov, corre nella scia del nativo di Baku nel restare il migliore senza avere il titolo iridato. Cosa sarà nel futuro del più celebre scacchista al mondo (insieme a Hikaru Nakamura, che però ha dalla sua anche la popolarità da streamer e che Carlsen stesso ha ricoperto di complimenti, visto anche il fatto che è riuscito a salire fino al numero 2 del ranking mondiale davanti a Caruana, Ding Liren e Nepomniachtchi) non è dato saperlo. Certo è che la World Cup è tra i pochissimi eventi a mancare nel suo palmares: nel 2007 è stato battuto in semifinale dal redivivo Gata Kamsky (USA), nel 2017 il cinese Bu Xiangzhi lo ha sorpreso al terzo turno, nel 2021 è stato superato in semifinale dal polacco Jan-Krzysztof Duda, poi vincitore, e ha vinto la finale per il terzo posto con il russo Vladimir Fedoseev.
Foto: FIDE / Lennart Ootes