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Superbike, Ducati deve scacciare lo sgradevole spettro del “deja-vu” della rimonta impossibile patita nel 2002…

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Uno dei Mondiali Superbike più emozionanti in assoluto, almeno nell’epilogo, fu quello del 2002. Ventuno anni orsono, Colin Edwards e la Honda riuscirono nell’impresa di coronare una rimonta apparentemente impossibile ai danni di Troy Bayliss e della Ducati, ribaltando i rapporti di forza nell’ultimo terzo di stagione per artigliare un’Iride che sembrava ormai destinato a Borgo Panigale. Per l’azienda bolognese, lo spettro dell’accaduto potrebbe ripresentarsi in tempi brevi, soprattutto se nell’imminente weekend di Most, Alvaro Bautista non dovesse “quagliare”.

Nel 2002 Bayliss conquistò 13 delle prime 16 vittorie, a fronte delle 2 agguantate da Edwards. Cionondimeno, Laguna Seca rappresentò un inaspettato punto di svolta. L’australiano si impose in gara-1, mentre l’americano primeggiò in gara-2. Sembrava un episodio, figlio anche del contesto. Invece da quel momento Texas Tornado divenne imbattibile. Inanellò altri 8 successi di fila, fregiandosi del titolo proprio all’ultimo respiro. Invero, galeotta fu la caduta nel secondo round di Assen, dove il centauro del Nuovo Galles del Sud spalancò la porta alla rimonta del rivale, altrimenti non padrone del proprio destino.

Una caduta, appunto. Come quella patita da Bautista domenica scorsa a Imola. In questo 2023 lo spagnolo ha vinto 13 “gare lunghe” su 14 e 4 superpole race su 7. Il resto è stato appannaggio di Toprak Razgatlioglu. Attenzione, però. Perché quanto accaduto all’autodromo Enzo e Dino Ferrari (dove, corsi e ricorsi storici, Edwards e Bayliss si giocarono il Mondiale 2002 in un furioso testa a testa) ha sparigliato le carte. Lo “zero” patito dall’iberico ha ridotto a 70 le lunghezze di margine sul turco della Yamaha.

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Due decenni abbondanti orsono, lo statunitense recuperò 58 punti avendone a disposizione 225. A questo giro, ce ne sono ancora 310 sul piatto. La proporzione è, grossomodo, la stessa. Teoricamente, Bautista è ancora padrone del proprio destino. Se anche Razgatlioglu dovesse vincere sempre da qui a fine stagione, al trentottenne castigliano sarebbe “sufficiente” arrivare sempre secondo per confermarsi Campione. La stessa situazione in cui si trovava Bayliss fino al terz’ultimo round del 2002…

Insomma, i prossimi giorni rischiano di essere un crocevia precoce nella rincorsa al Mondiale 2023. Ventuno anni fa non c’era il “Balance of performance” che da Imola ha tagliato (per la seconda volta) i giri motore di Ducati. La rimonta di Texas Tornado fu tutta farina del suo sacco. Altri tempi, altre dinamiche. Adesso Bautista deve fare i conti con un fattore in più. Proprio per questo, da parte dello spagnolo, risulterà imperativo evitare scivoloni.

Dopo la Repubblica Ceca, la Superbike andrà in ferie per più di un mese. Per Ducati, trascorrerlo nello spettro della ripetizione di un eclatante trauma sportivo, non sarebbe il massimo.  Se, viceversa, l’iberico dovesse fare partita patta o addirittura guadagnare terreno sull’anatolico, a Borgo Panigale potrebbero passare vacanze decisamente più tranquille, nella consapevolezza di essere ancora i più forti. Tagli o non tagli ai giri motore.

Foto: Valerio Origo

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