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Tour de France: se Sparta piange, Atene non ride. Italia senza velleità nelle corse a tappe, ma la Francia…

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Nel ciclismo di una volta, quello ormai lontano, Spagna, Francia ed Italia erano tre certezze a livello internazionale, sia nelle Classiche che nei Grandi Giri. Ormai invece lo sport in generale si è allargato a più Paesi e le tre superpotenze sono andate molto in difficoltà nel trovare generazioni di talenti.

Se gli iberici sono in netta risalita (Carlos Rodriguez ha chiuso quarto il Tour de France e Juan Ayuso è in rampa di lancio), i due Paesi alpini restano in profonda crisi. Il Bel Paese ha sfruttato Giulio Ciccone per farsi vedere alla Grande Boucle, conquistando la Maglia a Pois, ma in graduatoria non è pervenuto.

Discorso simile per i cugini che si aspettavano molto di più nell’ultimo decennio invece si sono dovuti accontentare di piazzamenti. In questo Tour nona, decima ed undicesima piazza rispettivamente per David Gaudu, Thibaut Pinot e Gullaime Martin, niente di assolutamente esaltante.

Ma occhio al futuro, perché i transalpini sperano nella prossima generazione: due i corridori che sono pronti al definitivo salto di qualità, entrambi adattissimi alle salite. Stiamo parlando della coppia Groupama-FDJ formata da Romain Gregoire e Lenny Martinez, già dominante a livello giovanile e dimostratisi entrambi pronti al balzo tra i grandi. Se l’Italia piange, la Francia non ride, ma ha un po’ di luce in fondo al tunnel. 

Foto: Lapresse

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