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Wimbledon 2023: Carlos Alcaraz sulle orme di Becker e Borg per la precocità del titolo

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Si pensava che non ci sarebbe più stato un campione di Wimbledon di grande precocità. Invece Carlos Alcaraz ha deciso di riscrivere qualche pezzo di storia inserendo il proprio nome nell’elenco dei vincitori dei Championships a 20 anni e 72 giorni. Questo dato lo rende il terzo più precoce campione sull’erba britannica.

Prima di lui, avevano vinto con minore età soltanto due uomini, entrambi entrati nella storia del tennis. Nel 1976, a 20 anni e 27 giorni, Bjorn Borg, che aveva già preso il ruolo di dominatore del Roland Garros, vinse per la prima volta a Wimbledon su Ilie Nastase il rumeno che aveva fama di non essere simpatico e non ha mai fatto molto per smentirsi in tal senso. Quel 6-4 6-2 9-7 fu il primo di cinque trionfi consecutivi dell’Orso di Svezia, divenuto con il suo dominio su due superfici allora ancor più diverse rispetto a oggi una delle colonne portanti della storia di questo sport.

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Ma, nel 1985, qualcuno riuscì a togliergli il primato di più giovane in assoluto a vincere i Championships. Fu Boris Becker: del talento del tedesco già si sapeva, ma ciò che fece a 17 anni e 225 giorni fu stupefacente: da non testa di serie volò in finale dopo due vittorie al quinto set al terzo turno e agli ottavi e, in generale, sempre sorprendendo. Dall’altra parte della rete trovò Kevin Curren, che proprio quell’anno aveva deciso di iniziare a giocare per gli Stati Uniti. Risultato: 6-3 6-7(4) 7-6(3) 6-4 e storia fatta. Ci fu però di più, perché riuscì a ripetersi nel 1986 (18 anni e 226 giorni) per 6-4 6-3 7-5 contro Ivan Lendl, che sul Centre Court non avrebbe mai portato a casa il trofeo di vincitore, nonostante due finali e cinque semifinali raggiunte.

Per Alcaraz, insomma, la compagnia è di quelle importanti. Starà a lui cercare di stare al passo con figure che hanno fatto scrivere fiumi d’inchiostro, e con pieno merito. Ora il prossimo passo, per lui, sarà difendere il titolo conquistato agli US Open. Non è ancora detto riesca a farlo da numero 1 del mondo (complici i conti di Djokovic in classifica), ma è chiaro che sarà tra gli osservati sempre più speciali.

Foto: LaPresse

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