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Wimbledon 2023: finale ad alta quota tra Djokovic e Alcaraz, vale anche il numero 1 del mondo

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Tempo di finale maschile a Wimbledon, dove ieri si è verificata una sorpresa forse non enorme in assoluto, ma date le premesse senz’altro, visto il successo della ceca Marketa Vondrousova sulla tunisina Ons Jabeur. Quest’oggi di lati sorprendenti non ce ne saranno: sono in lizza i primi due giocatori del ranking mondiale, Carlos Alcaraz e Novak Djokovic, appartenenti sostanzialmente a due generazioni diverse.

Lo spagnolo è arrivato in finale cedendo due set per strada, quelli con il cileno Nicolas Jarry al terzo turno e con Matteo Berrettini negli ottavi; in semifinale si è liberato con un triplo 6-3 del russo Daniil Medvedev quasi senza sforzo. Anche per il serbo due parziali lasciati verso la finale, quelli con il polacco Hubert Hurkacz agli ottavi e con il russo Andrey Rublev nei quarti. Nel penultimo atto ha avuto ragione di Jannik Sinner, che pur essendogli rimasto decisamente vicino non è riuscito a sfruttare alcune occasioni per girare inerzie varie.

Sarà il terzo confronto tra i due: il primo l’ha vinto Alcaraz a Madrid nel 2022, in tre durissimi set e a livello di semifinale, mentre il secondo è stato appannaggio di Djokovic, ancora al penultimo atto e al Roland Garros poche settimane fa. In quest’occasione, però, al di là dei quattro parziali, lo spagnolo è stato vittima di un problema muscolare che gli ha impedito di fatto di giocarsi gli ultimi due set.

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In ballo c’è anche il numero 1 del mondo, secondo quella che può definirsi una vera e propria formula: “chi vince prende tutto”. Da 13 anni uno spagnolo non vince i Championships; a farcela nel secondo dei suoi assalti riusciti fu Rafael Nadal nel 2010. Partita, quella con il ceco Tomas Berdych, che in Italia è anche ricordata per esser stata l’ultima telecronaca di Rino Tommasi e Gianni Clerici.

Qualora fosse invece Djokovic a mettere le mani sul trofeo, per lui sarebbe eguagliato il numero 8 che già appartiene a Roger Federer, e sarebbe anche il 24° Slam. Per lui, che nasce in una terra di pallacanestro, è quasi un interessante parallelo: 8 e 24 sono infatti stati i numeri che hanno contrassegnato l’intera carriera di Kobe Bryant.

Per la cinquantunesima volta nella storia degli Slam, e sedicesima a Wimbledon, c’è la sfida tra il numero 1 e il numero 2. Una questione particolare è data dall’esatta equanimità dei precedenti: il conto, infatti, è 25-25, benché ai Championships (si parla chiaramente di Era Open) il dato sia sbilanciato a favore del numero 1 (9 volte su 15).

Si tratta anche della terza finale in Era Open con scarto più ampio tra i due finalisti: 15 anni e 348 giorni. Di più hanno fatto solo Jimmy Connors e Ken Rosewall in due distinte occasioni, con i loro 17 anni e 304 giorni di differenza (oltre a un’era pro dell’australiano) capitati davanti agli occhi degli spettatori tanto a Wimbledon quanto agli US Open (che non si giocavano a Flushing Meadows ai tempi) nel 1974.

Djokovic può diventare, tra le altre cose, il primo giocatore a vincere almeno 4 Slam oltre i 35 anni, staccando in questo senso Rosewall e Federer. In caso di successo di Alcaraz, invece, può essere il terzo più giovane in Era Open a vincere Wimbledon dopo Boris Becker e Bjorn Borg, nonché il quinto plurivincitore di Slam prima dei 21 anni dopo Mats Wilander, Borg, Becker e Nadal.

Foto: LaPresse

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