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Wimbledon, Djokovic troppo forte: un buon Sinner si arrende dopo quasi 3 ore
Jannik Sinner perde la prima semifinale Slam in carriera. A batterlo è Novak Djokovic, per 6-3 6-4 7-6(4). Il serbo giocherà la trentacinquesima finale Slam in carriera, un numero da record che mai nessuno, uomo o donna, aveva raggiunto (il precedente primato era di Chris Evert con 34). Due ore e 47 minuti la durata del match, giocato sotto il tetto del Centre Court in una giornata non certo clemente a livello meteorologico a Wimbledon. Djokovic attende ora uno tra Carlos Alcaraz e Daniil Medvedev: se il russo vincesse la sua semifinale il serbo sarebbe già certo di restare numero 1 del mondo, mentre se lo facesse il murciano allora la lotta domenicale sarebbe doppia.
Subito ci sono due palle break a favore di Sinner, che se le procura con un dritto già particolarmente incisivo. Djokovic usa lo stesso colpo per annullare la prima, mentre sulla seconda l’azzurro non supera la rete nello scambio. Ancora il dritto, però, tradisce Jannik per larga parte del secondo game, e a perdere la battuta è lui a 30. L’azzurro non si perde d’animo e, nel quinto gioco, con una progressiva serie di accelerazioni di rovescio ha la palla del rientro, vanificata dal dritto incrociato in corsa appena largo. Sul 3-5 il serbo piazza tre ace e una prima profonda per confermare il proprio vantaggio in 40 minuti.
Sull’1-1 del secondo parziale arriva un passaggio a vuoto di Sinner che gli costa lo 0-40; le prime due palle break le annulla grazie a un’ottima gestione della prima, ma sulla terza è il dritto a tradirlo di nuovo in lunghezza. Sul 15-15 del quarto game Djokovic, dopo aver colpito di dritto, lascia andare un rumore un po’ troppo forte e viene sanzionato con l’hindrance, e dunque con la perdita del punto. Da qui si origina un game lungo con palla break per il numero 1 d’Italia, che dopo aver guidato lo scambio si divora, letteralmente, il dritto lungolinea del 2-2. L’altoatesino non riesce più ad avere una reale occasione di portarsi vicino (o meglio, ce l’ha, sul 40 pari del sesto game, ma manda fuori la risposta di rovescio sulla seconda. Djokovic ci mette 59 minuti, ma incassa il 6-4.
Anche il terzo set sembra aprirsi sotto le stesse stelle del primo e del secondo, con Sinner che deve annullare tre chance di allungo di Djokovic consecutive. E lo fa egregiamente, aggrappandosi alla prima come se fosse un’ancora di salvezza. Jannik riesce a dare qualcosa in più e a far funzionare meglio anche il dritto, che in quest’occasione si rivela più di una volta portatore di punti di livello. Sul 5-4, quasi improvvisamente, è l’azzurro ad avere due set point a causa di un momento di vuoto di Djokovic. Il serbo serve la seconda, ma viene disturbato da uno spettatore, che evidentemente non sa che il sette volte campione dei Championships da queste situazioni prende linfa vitale. Il vero rimpianto, però, è sul dritto lungolinea mancato nel secondo set point; una palla che finisce in rete e che salva letteralmente Djokovic dal destino di un quarto set. Si arriva così al tie-break, in cui Sinner, dopo la risposta vincente che vale il 2-0, dal doppio fallo sul 3-1 si disunisce totalmente e lascia andare in finale il suo avversario.
Resteranno nella mente del numero 1 d’Italia le sei palle break non sfruttate, tutte in momenti piuttosto cruciali del match. 44 a 33 recita il conto dei vincenti, ma è fatale il 35-21 con gli errori gratuiti, molti dei quali di dritto e nei momenti topici.