Senza categoria

Atletica, La Torre rivela: “Volevano portarci via Di Mulo. Jacobs è rinato, Tortu nei 200 resta un rebus”

Pubblicato

il

L’Italia ha conquistato quattro medaglie ai Mondiali 2023 di atletica leggera: l’oro di Gianmarco Tamberi, gli argenti di Leonardo Fabbri nel getto del peso e della 4×100 maschile, il bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia. In attesa dell’ultima serata di gare a Budapest, dove la nostra Nazionale potrà fare affidamento sulle due 4×400, il Bel Paese occupa il decimo posto nel medagliere e ha raccolto tredici finali (ovvero piazzamenti nelle prime otto posizioni, consideriamo già nel conto i risultati delle staffette del miglio). Un computo di medaglie di questo calibro non si vedeva dal 2001, un numero finalisti di questa quantità non arrivava addirittura dal 1999.

Il DT Antonio La Torre ha snocciolato una serie di altri dati, durante la conferenza stampa finale presso Casa Italia. A partire dai 33 finalisti totali tra Olimpiadi, Mondiali e Budapest negli ultimi tre anni (considerando già le 4×400 di stasera). Risultati ottenuti da 22 atleti o staffette diverse, a dimostrazione di uno zoccolo duro di grande impatto: “Adesso la strada per Parigi è un po’ più chiara . Non ci siamo persi in nessuna delle tre manifestazioni, usciamo in piedi anche da Budapest”. C’è un altro dato che definisce il salto di qualità complessivo rispetto al passato: se alle Olimpiadi di Rio del 2016 aveva superato il primo turno il 30% degli azzurri, a Budapest questa percentuale è salita al 70%. 

Il Direttore Tecnico si è soffermato su un aspetto importante: “C’è stata totale autonomia di scelta e l’estrema serenità. Se ci sono stati errori è quindi colpa nostra e non del Presidente. Importanti i quattro record italiani tutti al femminile, delle 4 staffette in finale come mai accaduto in passato ai Mondiali e della medaglia nei lanci. Non nego scricchiolii importanti nella marcia, che impongono riflessioni, e qualcosa che non va nel mezzofondo prolungato”. 

Il Professore ha analizzato nel dettaglio la situazione nel settore velocità dopo lo strepitoso argento della 4×100: “Dopo la staffetta di Budapest usciamo con la certificazione che Jacobs difenderà il suo titolo olimpico dei 100 metri con i denti. È stata anche la squadra a far ritrovare l’ispirazione al talento mai perduto di Marcell e di Filippo Tortu, autentico promotore di questo gruppo che ha una compattezza d’acciaio. L’ultima frazione di Tortu ci ha detto che non era campato per aria il pensiero di vederlo in finale nei 200 metri, nella videoanalisi si nota che non perde da Lyles. Non può esserci una frazione lanciata di questo livello se non si è uno sprinter di altissimo livello mondiale sui 200 metri. Il suo è un rebus che dovremo risolvere”. 

La Torre ha insistito sulla staffetta, elogiando Filippo Di Mulo, responsabile del settore velocità: “In generale il metodo Di Mulo inizia a fare scuola: pensiamo ad esempio ai differenziali delle 4×100 tra somma dei personali e crono delle staffette, superiori ai tre secondi, che non sono figli del caso. Hanno cercato di portarcelo via, c’era stata un’offerta del Giappone, ma ha detto di no e sono questi i valori che rivendico del nostro lavoro. Ora gli ho lanciato una nuova sfida, un’altra Italia da 38 secondi per le World Relays delle Bahamas senza Jacobs e Tortu…”.

Si guarda al futuro, anche molto lontano:Con il Presidente ho già iniziato a parlare di Los Angeles 2028 e persino di Brisbane 2032. È da queste situazioni favorevoli che si inizia a progettare il futuro, non c’era mai stato un bando pubblico per selezionare 100 tecnici. Possiamo guardare al futuro grazie ai giovani: Mattia Furlani qui ha imparato tantissimo, pensate a com’era andata l’anno scorso a Larissa Iapichino. Per il 2024 potrebbe esserci una doppia programmazione per Roma e Parigi, come quest’anno per Coppa Europa e Mondiali, e la squadra per gli Europei non sarà l’esatta fotocopia di quella per le Olimpiadi”.

La chiusura è tutta per il capitano Gianmarco Tamberi: Va molto oltre l’atletica, è giusto affiancarlo a campioni come Alberto Tomba e Valentino Rossi. Per le nuove generazioni rappresenta un’ispirazione. Ciotti? Sapevamo che era una sfida, l’abbiamo vinta tutti insieme”.

Foto: FIDAL/Colombo

Exit mobile version