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Atletica, l’Italia torna grande ai Mondiali: bottini da record, Tamberi tra i fenomeni, 4×100 stellare, Fabbri titano
L’Italia archivia degli eccezionali Mondiali 2023 di atletica leggera. La 19ma edizione della rassegna iridata si è conclusa con ben quattro medaglie: l’oro di Gianmarco Tamberi nel salto in alto, gli argenti di Leonardo Fabbri nel getto del peso e della 4×100 maschile, il bronzo di Antonella Palmisano nella 20 km di marcia. Si tratta del miglior risultato da 22 anni a questa parte, l’ultima volta che il Bel Paese salì per quattro volte sul podio risale a Edmonton 2001. Si fece meglio soltanto a Goteborg 1995 con 6 allori e a Roma 1987 con 5 metalli portati a casa.
Il bilancio è indubbiamente molto positivo, come certifica ulteriormente la classifica a punti: l’Italia occupa l’ottava posizione con 51 punti all’attivo, miglior risultato da Siviglia 1999 in virtù di 13 finalisti (ovvero piazzati tra i primi otto) e superato in passato soltanto ad Atene 1997 (16) e a Tokyo 1991 (14). La nostra Nazione è tornata ai vertici dell’atletica mondiale e lo stato di salute emerge anche dal fatto che le quattro staffette “tradizionali” (le due 4×100 e le due 4×400 di genere) si sono qualificate alla finale, impresa mai riuscita in passato ai quartetti tricolori nella stessa annata agonistica.
A corollario sono arrivati anche quattro record italiani, tutti al femminile: Ayomide Folorunso sui 400 ostacoli, Zaynab Dosso sui 100 metri (eguagliata Manuela Levorato), 4×100 (storico quarto posto finale) e 4×400. Senza dimenticarsi che Gianmarco Tamberi ha firmato la miglior prestazione mondiale stagionale nel salto in alto volando a 2.36 metri. Tantissima carne al fuoco che dimostra come l’Italia goda di eccellente salute e di rimarchevole respiro stagionale, l’inversione di tendenza incominciata alle Olimpiadi di Tokyo 2020 con 5 ori sta continuando con vivacità. Si riparte da qui, quando mancano ormai undici mesi ai Giochi di Parigi 2024, preceduti dagli Europei a Roma.
Ben 23 azzurri hanno siglato il primato stagionale a Budapest, dimostrando di essere arrivati in perfetta forma fisica all’evento più importante dell’anno. Si sono registrati ben 29 azzurri tra i migliori dodici nelle singole specialità, ovvero il miglior risultato della storia da questo punto di vista. Il miglioramento rispetto a Eugene 2022 è evidente, visto che l’anno scorso arrivarono soltanto due medaglie (il bronzo di Elena Vallortigara nel salto in alto e l’oro di Massimo Stano nella 35 km di marcia, specialità non olimpica) e dieci piazzamenti in top-8.
GIANMARCO TAMBERI NELLA LEGGENDA DELLO SPORT ITALIANO
Gianmarco Tamberi è entrato di diritto nel mito dello sport tricolore. Il fuoriclasse marchigiano ha vinto tutto nel corso della sua gloriosa carriera, nella capitale ungherese è riuscito a completare l’ambizioso Grande Slam: Campione Olimpico, Campione del Mondo, Campione d’Europa, Campione del Mondo Indoor, Campione d’Europa Indoor, vincitore della Diamond League, trionfatore in Coppa Europa alzando il trofeo da capitano. L’Italia è tornata a vincere un oro mondiale in specialità olimpica dopo 20 anni.
L’azzurro ha creduto nell’impresa e ha ammazzato la gara con un superbo balzo a 2.36 metri al primo tentativo, dopo essersi qualificato alla finale in extremis. Il qatarino Mutaz Essa Barshim, con cui aveva condiviso l’oro ai Giochi, e lo statunitense JuVaughn Harrison si sono dovuti arrendere. Poi spazio alla sfrenata esultanza, con tanto di corsa verso gli spalti per baciare la moglie e l’antologico tuffo nella riviera. A questo punto si andrà a Parigi 2024 senza pressioni e per continuare a sognare in grande.
MARCELL JACOBS PROFETA, FILIPPO TORTU TRASFORMISTA E UNA STAFFETTA DA BRIVIDI: ITALIA AI VERTICI DELLA VELOCITÀ
I Campioni Olimpici si sono ridestati nel momento più importante della stagione, dopo le mancate finali internazionali del 2021 e l’obbligo di dover passare dai tempi per poter partecipare ai Mondiali (38.04 cruciale a Grosseto). L’Italia ha conquistato la medaglia d’argento in maniera roboante e fragorosa, ribadendo che il trionfo di Tokyo 2020 era stato tutt’altro che casuale. Il Bel Paese è ai vertici della velocità, in grado di battagliare e battere i grandi colossi dello sprint. In finale i quattro azzurri corrono in 37.62, secondo crono della storia, a 12 centesimi dal record italiano siglato nella notte dell’apoteosi a cinque cerchi.
Marcell Jacobs ha ribadito di non essere finito dal punto di vista agonistico, ma anzi ha ancora tanto da giocarsi. Il Campione Olimpico dei 100 metri si era presentato a Budapest dopo una serie di problemi fisici, ha corso in 10.05 nella gara individuale e si è fermato a quattro centesimi dalla finale. Poi in staffetta è progredito ulteriormente e ha fornito un contributo enorme in seconda frazione: il prossimo anno a Parigi ci farà ancora divertire. Filippo Tortu è il vero uomo staffetta: quando prende in mano un testimone si trasforma radicalmente, dall’eliminazione nelle batterie dei 200 metri con 20.46 è passato a una frazione finale in cui ha demolito giamaicani e britannici.
Lorenzo Patta è entrato in una nuova dimensione, con lo spostamento dalla prima alla terza frazione: gli è particolarmente congeniale, riesce a spingere bene in curva ed è stato il perfetto anello di congiunzione tra Jacobs e Tortu. Roberto Rigali è il nome nuovo ed è stato un eccellente apripista. Tre Campioni Olimpici e una novità, ma alle loro spalle c’è tanto: Fausto Desalu non era in forma, Samuele Ceccarelli è stato scartato dopo aver vinto i 60 metri agli Europei Indoor e aver timbrato un doppio 10.13 a giugno. L’Italia è sul podio iridato per la terza volta dopo l’argento di Pietro Mennea e compagni nel 1983 e il bronzo del 1995.
LEONARDO FABBRI: GIGANTE D’ARGENTO CHE HA SOGNATO I 23 METRI
Leonardo Fabbri ha conquistato un’imperiale medaglia d’argento nel getto del peso, spedendo l’attrezzo a 22.34 metri: prima volta in carriera oltre i 22 nel momento più importante. Una sassata piazzata dal toscano, che in stagione aveva già vinto il Golden Gala a Firenze e che ai Mondiali è diventato il secondo italiano di sempre, alle spalle esclusivamente del mito Alessandro Andrei.
L’allievo di Paolo Dal Soglio ha poi sparato una bordata che è atterrata sulla fettuccia dei 23 metri, ma è finito in nullo: in quel momento ha spaventato anche il primatista mondiale Ryan Crouser. Leonardo Fabbri è entrato in una nuova dimensione e può fare sognare nel prossimo futuro, mentre Zane Weir ha deluso dopo il 22.15 di Vicenza e un’ottima qualificazione.
Sempre nei lanci festeggiamo anche il buonissimo sesto posto di Sara Fantini, che per larga parte della gara ha sognato di poter agguantare la medaglia nel martello. Daisy Osakue è stata brava a entrare nella finale del lancio del disco, ma le è mancato il guizzo per ambire a una top-8 che non era così impossibile per la primatista italiana.
ANTONELLA PALMISANO TORNA GRANDE, MASSIMO STANO RIMANDATO: LA SITUAZIONE DELLA MARCIA
Antonella Palmisano si è rivelata una fuoriclasse assoluta, conquistando la medaglia di bronzo dopo due anni estremamente difficili, condizionati da un problema fisico e da un’operazione. In primavera era stata seconda in Coppa Europa, questa volta con personalità è salita sul terzo gradino del podio e sembra essere ancora in crescita: a Parigi proverà in tutti i modi a difendere il titolo a cinque cerchi. Massimo Stano si è invece ritirato nella 20 km dove è Campione Olimpico e nella 35 km non è riuscito a brillare da Campione del Mondo, chiudendo al settimo posto. Il pugliese ha assistito alla doppietta dello spagnolo Alvaro Martin, bisognerà capire dove si sono commessi degli errori e correggerli in vista delle Olimpiadi. Francesco Fortunato andrà seguito con grande attenzione.
LARISSA IAPICHINO E MATTIA FURLANI: IL FUTURO DEL SALTO IN LUNGO
C’era enorme attesa per Larissa Iapichino, perché in stagione aveva vinto tre tappe consecutive di Diamond League ed era stata capace di volare a 6.97 metri (indoor, con argento agli Europei) e a 6.95 all’aperto. La toscana, figlia di Fiona May e allenata da papà Gianni, ha un po’ litigato con la pedana e si è dovuta accontentare del quinto posto, trovando la zampata soltanto all’ultimo assalto (6.82 metri) e fermandosi ad appena sei centimetri da una medaglia di bronzo che era ampiamente alla sua portata per quanto visto durante l’anno.
Mattia Furlani è un eccellente talento, in stagione ha saputo vincere il Meeting di Hengelo con 8.24 metri e gli Europei Under 20 con 8.23 metri, senza dimenticarsi dell’8.44 ventoso piazzato a Savona. Il giovane laziale aveva tutte le carte in regola per essere un outsider nel salto in lungo, ma purtroppo non si è qualificato alla finale: servivano 8 metri, misura ampiamente nelle sue corde ma non al suo debutto con la Nazionale maggiore all’aperto. Dovrà fare tesoro di questa uscita in vista del prossimo futuro.
I RECORD ITALIANI DI AYOMIDE FOLORUNSO E ZAYNAB DOSSO, IL POTERE DELLE STAFFETTE
Ayomide Folorunso è diventata la prima italiana a scendere sotto i 54” sui 400 ostacoli e ha chiuso la finale al sesto posto: l’emiliana è ormai entrata in una nuova dimensione. Zaynab Dosso ha eguagliato il primato di Manuela Levorato che dura da 21 anni: 11.14 per entrare in semifinale sui 100 metri. La 4×100 donne ha stampato uno storico record nazionale di 42.14 e poi in finale si è spinta fino a un incredibile quarto posto, miglior risultato della storia. Primato sbriciolato dopo sette anni per la 4×400.
IL CAPITOLO SIBILIO
Alessandro Sibilio non era in perfette condizioni fisiche dopo l’infortunio rimediato un mese fa a Montecarlo, ma è stato grande protagonista ai Mondiali. Avrebbe meritato la qualificazione alla finale dei 400 ostacoli, visto che il norvegese Karsten Warholm andava squalificato per passaggio irregolare di barriera. Un peccato per il campano, poi magico nella batteria della 4×400. Se sarà graziato dai problemi fisici potrà davvero sognare in grande.
DUE PUNTI DAL TRIPLO, ASPETTANDO ANDY DIAZ
L’Italia aspetta di poter tifare per Andy Diaz, fenomeno assoluto del salto triplo, diventato cittadino italiano da qualche mese ma che potrà debuttare in Nazionale soltanto alle Olimpiadi di Parigi 2024. Il fuoriclasse di origini cubane è uomo da medaglia e ci è mancato a questi Mondiali, dove comunque la specialità porta a casa gli ottavi posti di Darya Derkach ed Emmanuel Ihemeje.
800 FRIZZANTE, FONDO DA VALUTARE
Nadia Battocletti aveva corso il record italiano dei 5000 metri un mesetto fa a Londra, ma a questi Mondiali le è mancato il cambio di ritmo ai 3000 e ha chiuso all’ultimo posto. Yeman Crippa è il Campione d’Europa dei 10000 metri, ma in questa stagione ha trovato raramente un buono spunto. Gli 800 metri sono invece molto frizzanti: Simone Barontini ha sfiorato la finale, Catalin Tecuceanu è migliorato sensibilmente, Eloisa Coiro è piaciuta.
SORPRESE E CONTROPRESTAZIONI
Premio sorpresa a Elisa Molinarolo, splendida finalista nel salto con l’asta dopo aver superato 5.65 metri e aver migliorato il personale di 9 centimetri. Controprestazione per Roberta Bruni nella medesima specialità.
Foto: Colombo/FIDAL