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Ciclismo: la stagione difficile delle italiane, tra beffe ed infortuni. Il futuro però è azzurro

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Gaia Realini

La rassegna iridata di Glasgow appena conclusa ha rappresentato l’ennesimo capitolo di una stagione difficile per il ciclismo azzurro femminile, settore che nelle ultime stagioni aveva rappresentato uno dei fiori all’occhiello dello sport italiano, tanto su pista quanto su strada. Nel 2023 sembra però andare tutto storto.

Mettiamo subito le cose in chiaro: l’Italia rimane saldamente la nazione numero 2 del ranking UCI, alle spalle degli inarrivabili Paesi Bassi, per giunta con un margine sostanziale sulle Nazioni che inseguono (il Belgio terzo, è distante oltre 2000 punti). L’Italia è la seconda Nazione anche per numero di vittorie nel circuito professionistico e seconda per numero di atlete andate a segno almeno una volta in stagione.

E allora come mai si parla di stagione negativa? La risposta sta inevitabilmente nel confronto con le stagioni passate. In particolare il 2022 è stato in assoluto un’annata d’oro per le atlete azzurre: le vittorie furono in totale 48, tra le quali alcune estremamente prestigiose come la Parigi-Roubaix ed il Women’s Tour per Elisa Longo Borghini, la Gent-Wevelgem, il Binda e le tappe nei Grandi Giri per Elisa Balsamo, la Fleche-Wallonne e la Amstel Gold Race per Marta Cavalli. Le azzurre sembravano poter dominare su ogni territorio.

Quest’anno invece per ora i successi sono 25, un numero importante ma che non si avvicinerà a quello dello scorso anno. Allo stesso modo le pur sempre importanti vittorie di tappa al Giro per Longo Borghini e Chiara Consonni o la Freccia del Brabante per Silvia Persico non reggono il confronto qualitativo con quanto messo in bacheca nella stagione precedente.

Nello sport come nella vita vale spesso l’adagio per cui le scusanti e gli alibi servono a poco, eppure è impossibile non prendere in considerazione quanto accaduto alle atlete italiane per valutare i risultati. Marta Cavalli non si è ancora ripresa dal terribile incidente di cui è stata protagonista al Tour del 2022; Elisa Balsamo ha dovuto fermarsi proprio nel momento della stagione in cui sembrava in crescita a causa di una caduta; Elisa Longo Borghini ha dovuto ritirarsi dal Giro per una brutta caduta e dal Tour per un’infezione cutanea. Allo stesso momento anche Vittoria Guazzini, altro elemento di punta del nostro ciclismo, si è dovuta fermare per un infortunio al bacino rimediato durante la ricognizione della Roubaix. Aggiungiamo infine anche l’addio di Marta Bastianelli alle corse, una che ha segnato un’era del ciclismo italiano e non solo.

Insomma, tutto quello che poteva andare storto lo ha fatto. Nonostante questo, in contemporanea con l’esponenziale crescita del team SD-Worx che ha monopolizzato il Women’s World Tour con Vollering, Reusser, Wiebes e Kopecky, le azzurre sono riuscite a ritagliarsi i loro spazi. Abbiamo citato in precedenza alcuni successi, a cui va aggiunta soprattutto l’esplosione di Gaia Realini, affermatasi come una delle migliori scalatrici al mondo con i podi alla Vuelta ed al Giro nonostante i 22 anni, senza dimenticare i lampi mostrati da Eleonora Camilla Gasparrini. L’impressione è dunque che peggio di così difficilmente possa andare e che questo 2023 rappresenti solo un inciampo su una strada che porta all’eccellenza. 

Foto: LaPresse

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