Ciclismo
Ciclismo su pista, Cannone: “La Danimarca ci ha battuto perché…Ottimista per Parigi, per Predomo è presto”
Al velodromo ‘Chris Hoy’ di Glasgow è calato il sipario sui Mondiali su pista 2023. Quattro le medaglie vinte dalla nostra Nazionale guidata dal ct Marco Villa: l’argento nel quartetto maschile (Lamon, Moro, Consonni, Milan e Ganna), l’oro di Filippo Ganna e il bronzo di Jonathan Milan nell’inseguimento individuale e il bronzo di Elia Viviani nell’Eliminazione, oltre allo splendido bronzo di Claudia Cretti nell’inseguimento paralimpico individuale C5 donne, l’argento nello scratch e nell’Omnium ed infine Francesco Ceci e Stefano Meroni che insieme a Elena Bissolati e Chiara Colombo hanno conquistato la medaglia d’argento nel tandem misto. Abbiamo così raggiunto telefonicamente Marco Cannone, impegnato in questi giorni al commento di Eurosport, per stilare un bilancio di questa rassegna iridata: i primi Mondiali di ciclismo multidisciplina.
L’Italia ha vinto una sola medaglia in specialità olimpiche in questo Mondiale su pista: qual è il tuo bilancio?
“Finché si è tra le prime quattro/cinque squadre il bilancio è sempre positivo. Nell’Omnium di Viviani è stata fatta una porcata da parte della giuria e non si è più capito niente. Elia stesso ha ammesso di non aver corso bene nello Scratch e nella Tempo Race, a differenza invece dell’Eliminazione e della Corsa a Punti che ha corso molto bene. Come anno pre-olimpico è sempre difficile, i risultati ottenuti ci fanno ben sperare in vista di Parigi 2024”.
Argento nell’inseguimento a squadre con due fuoriclasse come Ganna e Milan. Che cos’è mancato al nostro quartetto?
“E’ mancata la perfezione di Tokyo, quindi tutti in condizioni perfette. Consonni sono mesi che non sta bene e che non trova il feeling giusto. Ha finito il Giro d’Italia in difficoltà, dopo un inizio di stagione fortissimo, e non è ancora riuscito a tornare in condizione, quindi penso sia stato un po’ lui questa volta l’anello debole. E’ comunque un argento che pesa in vista delle Olimpiadi. I nostri ragazzi hanno fatto un’ottima prestazione, tenendo anche in considerazione che la Danimarca a differenza nostra (con tre corridori su quattro, ndr) non ha corridori nel World Tour e quindi possono dedicare tutto il tempo al quartetto. Marco Villa fa sempre dei miracoli con i nostri ragazzi e sono sulla strada giusta. Sono fiducioso”.
Stesso discorso vale per le nostre ragazze…
“Assolutamente sì, non è semplice conciliare l’attività su strada, soprattutto in squadre World Tour, e la pista, ma stanno migliorando anche loro molto”.
Ti aspetti che Milan e Ganna lascino la pista dopo Parigi 2024 per puntare tutto sulla strada?
“E’ una voce che circola. Non lo possiamo sapere: Milan non lo conosco così bene, ma Ganna in pista si diverte e si sente a casa quindi per lui è importante per staccare dallo stress della strada. Faccio a fatica a pensare a Ganna senza la sua pista, ma c’è questa possibilità”.
Nella velocità stiamo migliorando molto ma siamo ancora lontani: obiettivo Los Angeles 2028?
“Nella velocità pura l’obiettivo è Los Angeles, Parigi sarebbe una bella sorpresa. Nella velocità a squadre invece c’è tempo per potersi qualificare, con le tre tappe di Coppa del Mondo e il Campionato Europeo del prossimo anno”.
Per te Predomo può diventare uno dei top mondiali tra velocità e keirin, o è presto per dirlo?
“E’ ancora presto per dirlo, è giovane e si deve ancora formare a livello fisico. Mattia è un talento, ma c’è da lavorare molto. Il fisico lo può costruire chiunque, a differenza del talento che non si costruisce: o ce l’hai o non ce l’hai”.
A Parigi quante medaglie ti aspetti dall’Italia?
“Mi piacerebbe riconfermare quello che è stato fatto a Tokyo, aggiungendo una medaglia nel settore femminile”.
Ti aspettavi qualcosa in più da Viviani?
“Elia è un grande professionista. Da Londra 2012 ad oggi non è semplice tener testa. Ha attraversato un periodo difficile su strada e sta ritrovando il suo smalto grazie alla pista”.
C’è un giovane italiano che verso il 2028 vedi competitivo per il keirin?
“Matteo Bianchi e Mattia Predomo”.
C’é una generazione di nuovi pistard che spinge: cosa dobbiamo aspettarci? E come si va avanti con un solo velodromo?
“Sicuramente di continuare a migliorare come stiamo facendo, abbiamo dei giovani interessanti e si sta lavorando nella giusta direzione. Un solo velodromo coperto è poco, ma direi per fortuna che c’è perchè altrimenti saremmo dovuti andare ad allenarci all’estero con chiaramente costi maggiori”.
Foto: Federciclismo