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Filippo Tortu, l’Imperatore della Staffetta: uomo squadra dal cuore infinito, l’anima donata al rettilineo
Filippo Tortu ha sempre messo la faccia. Non si è mai tirato indietro dai propri doveri e ha sempre fornito il proprio fondamentale contributo in staffetta. Il velocista lombardo aveva strabiliato nell’ultima frazione delle trionfali Olimpiadi di Tokyo 2020, correndo un rettilineo finale ai limiti della magia pura e operando il decisivo sorpasso sulla Gran Bretagna valso la medaglia d’oro. La scorsa stagione è stata estremamente difficile a causa dell’infortunio di Marcell Jacobs e di alcuni problemi di formazione, ma l’azzurro si è sempre buttato nella mischia tra Mondiali ed Europei, anche se non era bastato per qualificarsi alle finali.
Quest’anno serviva siglare un tempo degno di nota per qualificarsi ai Mondiali: tra Firenze, la Diamond League a Parigi, gli Europei a Chorzow e il recupero disperato di Grosseto, Filippo Tortu non ha mai marcato visita. Presenza fissa, da autentico uomo squadra, tra l’altro all’occorrenza levato dal rettilineo finale per fare spazio a Samuele Ceccarelli nell’ultimo appuntamento in cui è stato stampato un fondamentale 38.04 per andare a Budapest. Il 25enne è l’Imperatore della Staffetta, un uomo squadra che si trasforma quando vede questa specialità e che rende decisamente di più rispetto alle prove individuali.
Un paio di giorni fa era stato molto opaco nelle batterie dei 200 metri, venendo eliminato con un altissimo 21.46 dopo che un mesetto fa aveva convinto a Molfetta con un 21.14. Nel giro di 48 ore ha saputo resettare e si è messo al servizio dei compagni: il passaggio di testimone con Lorenzo Patta è stato tutt’altro che perfetto e troppo schiacciato, ma ci ha messo una pezza e poi sul rettilineo ha conservato la prima posizione, con un parziale di 9.00 e risparmiando qualche energia. Primo posto, miglior tempo (37.65, secondo crono della storia tricolore, a 15 centesimi dal record italiano siglato in occasione dell’apoteosi a cinque cerchi), qualificazione alla finale. E sabato sera si sogna…
Foto: Colombo/FIDAL