Ciclismo

Mountain bike, Italia senza infamia e senza lode ai Mondiali di Glasgow: manca l’acuto

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Va in archivio la prima edizione dei Mondiali congiunti di ciclismo: dalla strada, passando per la pista e la BMX, arrivando alla mountain bike. Tutte le specialità delle due ruote sono state racchiuse in un’unica kermesse in quel di Glasgow e sono stati 11 giorni particolarmente intensi in Scozia.

Una seconda settimana che è stata dedicata alle prove della mountain bike dall’8 al 12 agosto, con le prove élite dello short track e del cross country, oltre a quelle under 23 e juniores. In ottica olimpica vanno considerati i risultati nel cross country, poiché nel programma di Parigi 2024 non ci saranno le gare brevi né al maschile né al femminile.

L’unica medaglia per i colori italiani è stata raggiunta da Elian Paccagnella nel cross-country degli juniores: l’azzurro si è inchinato solo al grande prospetto danese Albert Philipsen arrivando staccato di 54 secondi, ma ha colto un argento che fa ben sperare per il futuro poiché ottenuto nel percorso particolarmente tosto della foresta di Glentress.

Pochi segnali sono arrivati invece dagli under 23: i migliori risultati sono stati il nono posto di Andreas Emanuele Vittone al maschile e addirittura la trentatreesima di Lucia Bramati al femminile. Non sono arrivate medaglie dalle prove élite, ma non si può valutare negativamente l’operato di Luca Braidot e Martina Berta.

Il goriziano arrivava forte del bronzo dello scorso anno e quest’anno si è piazzato settimo: un buon piazzamento considerata la spietata concorrenza, guidata soprattutto da Tom Pidcock, Samuel Gaze e Nino Schurter. Settimo posto anche per la campionessa italiana, al miglior piazzamento della carriera ai Mondiali ottenuto grazie alla buona partenza: difficile era chiedere un podio a entrambi gli azzurri, è arrivata comunque la top 10.

Foto: LiveMedia/Roberto Tommasini

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