Atletica
Pagelle Mondiali atletica: Iapichino, l’occasione era ghiotta; Jacobs il nostro Colombo, rinascita Palmisano
PAGELLE MONDIALI ATLETICA DI OGGI
Domenica 20 agosto
Antonella Palmisano, 9: un bronzo per rinascere. Dopo l’apoteosi olimpica ha vissuto due anni veramente infernali. “Non riuscivamo a capire quale fosse il problema“. Nel settembre 2022 l’operazione all’anca, poi il problema si è nuovamente ripresentato nella scorsa primavera. Con pochi mesi di allenamento nelle gambe, la fuoriclasse pugliese ha conquistato un podio di puro talento. Con un fisico martoriato, è probabile che i Giochi di Parigi 2024 rappresenteranno il canto del cigno per questa straordinaria campionessa. Se il destino dovesse riservarle 11 mesi senza gravi acciacchi, consentendole di allenarsi a tempo pieno, allora realmente Antonella sarà una delle donne da battere alle prossime Olimpiadi.
Eleonora Anna Giorgi, 6: al rientro dopo la maternità, resta l’annoso problema di una tecnica che non convince del tutto i giudici. Comunque brava e coraggiosa a rimettersi in gioco.
Valentina Trapletti, 5,5: in calo rispetto alle buone prestazioni del 2022. A 38 anni è difficile chiederle di più, ma al momento faticano ad emergere giovani interessanti, ad eccezione dell’ancora acerba Alexandrina Mihai.
Daisy Osakue, 6: strappa la finale nel lancio del disco con la dodicesima ed ultima misura. Può fare di più, l’obiettivo è entrare tra le migliori 8.
Alice Mangione, 5,5: avvicina il primato stagionale e personale, ma per accedere in semifinale nei 400 metri serviva qualcosa in più.
Davide Re, 6: da quando si allena in Svizzera ha trovato nuovi stimoli. A 30 anni si guadagna una soddisfacente qualificazione per la semifinale dei 400 metri con il primato stagionale di 45″07.
Marco Fassinotti, 7: agguanta un pass per l’atto conclusivo del salto in alto che era oggettivamente insperato alla vigilia. A 34 anni è la ciliegina sulla torta della carriera.
Gianmarco Tamberi, 6: le qualificazioni proprio non le digerisce. Anche nel 2022 rischiò l’eliminazione, prima di andare a sfiorare il podio iridato in finale. Anche oggi si è ritrovato spalle al muro: se avesse sbagliato il terzo ed ultimo tentativo a 2,28, il suo Mondiale sarebbe finito. Martedì dovrà cambiare completamente registro: da settimane afferma di attraversare un periodo di grande forma, ma occorrerà dimostrarlo in pista.
Stefano Sottile, 5: fuori dalla finale del salto in alto con un modesto 2,22. A 25 anni non ha ancora neppure sfiorato i risultati che si pensava potesse raggiungere da giovanissimo.
Alessandro Sibilio, 6: per lui è già tanto essere presente a Budapest dopo il ‘recupero lampo’ da un infortunio che sembrava aver messo la parola ‘fine’ alla stagione. Non è in forma, l’andatura appare legnosa, si percepisce l’insicurezza di chi teme una ricaduta. Intanto ha superato un turno.
Mario Lambrughi, 6,5: accede alla semifinale dei 400 hs grazie ai tempi di ripescaggio. Ora il 31enne brianzolo proverà a scendere sotto il muro dei 49 secondi.
Zaynab Dosso, 8: malgrado una stagione costellata da infortuni e con poche gare all’attivo, si presenta al Mondiale in buona forma e firma il record italiano dei 100 metri (11.14). In semifinale proverà a migliorarsi ulteriormente: questa ragazza ha dei margini che ancora non conosciamo.
Lorenzo Ndele Simonelli e Hassane Fofana, 6: entrambi passano il turno nei 110 hs, ma in semifinale servirà fare qualcosa di meglio in termini cronometrici, sebbene la qualificazione per l’atto conclusivo sembri proibitiva.
Marcell Jacobs, 6: una doverosa premessa. Per tutto quanto ha fatto nel biennio 2021-2022, il classe 1994 godrà da parte nostra di un credito illimitato. Ha veramente cambiato la nostra storia, spingendoci alla scoperta di territori inesplorati e che sembravano irraggiungibili. Un novello Cristoforo Colombo dell’atletica italiana che ci ha svelato letteralmente l’America, noi che ammiravamo le saette caraibiche e statunitensi, e che mai avremmo neppure sognato che un nostro connazionale potesse diventare l’uomo più veloce del mondo. In questo Mondiale chiedergli di più non era possibile: se non ti alleni, non vinci, è forse la prima legge dello sport. Jacobs ha trascorso gli ultimi due mesi (abbondanti) facendo i conti con un fastidioso infortunio lombare. Oggi è apparso in crescita rispetto a ieri e la finale iridata è rimasta distante per soli 4 centesimi. Da qui a fine stagione potrebbe nuovamente abbattere il muro dei 10 secondi, ritrovando morale e fiducia in vista del 2024. L’auspicio è che il fuoriclasse di Desenzano del Garda riesca a regalarsi prima del finale di carriera una stagione senza intoppi fisici, anche una sola. Se ciò non dovesse accadere, nulla cancellerà la leggenda.
Larissa Iapichino, 5,5: è vero che ha solo 21 anni, tuttavia oggi l’occasione per salire sul podio era davvero ghiotta. Tolta la veterana serba Ivana Vuleta, irraggiungibile con il suo 7,14, la finale del salto in lungo si è rivelata dai contenuti tecnici modesti. L’argento si è vinto con 6,91, il bronzo con 6,88. Inoltre era assente la bi-campionessa in carica Malaika Mihambo. La medaglia era distante 6 cm, ma il rammarico è dettato dal fatto che la toscana valeva ampiamente la misura necessaria per agguantarla. Nella stagione in corso aveva superato per due volte il muro dei 6,90 all’aperto (6,95 a Montecarlo e 6,93 agli Europei U23), mentre agli Europei indoor era volata sino a 6,97. Sua mamma conquistò il primo alloro iridato a quasi 26 anni, ma non vogliamo cadere nel tranello dei paragoni: Fiona era Fiona, Larissa è Larissa. Due atlete diverse, anche dal punto di vista atletico e stilistico. La sensazione è che la classe 2002 faccia ancora fatica a gestire il peso delle aspettative quando ci si attende (o pretende?) da lei un grande risultato. Era accaduto anche a giugno agli Europei a squadre, dove non riuscì a vincere nonostante una concorrenza modesta. Anche queste batoste, ad ogni modo, servono per crescere. Di sicuro, per sognare definitivamente in grande, occorrerà assestarsi con maggiore continuità sopra il muro dei 6,90, facendo capolino di tanto in tanto anche oltre i 7 metri.
Ludovica Cavalli, 7: era forse l’azzurra meno accreditata tra le tre iscritte ai 1500 metri, eppure è l’unica ad aver raggiunto la finale. Un risultato accolto con una gioia incontenibile: sia un punto di partenza e non di arrivo.
Gaia Sabbatini, 5: paga i ritmi indemoniati della seconda semifinale dei 1500 metri e si ritira prima del traguardo. Purtroppo non si è vista una crescita tangibile rispetto alla passata stagione.
Pietro Arese, 6: combattivo, si spinge oltre i propri limiti e sfiora la finale nei 1500 metri. Il presidente Mei ed i tecnici credono molto in questo giovane mezzofondista, che a nostro avviso potrebbe togliersi qualche soddisfazione in un contesto europeo.
Yeman Crippa, 5,5: inutile girarci attorno. Al di fuori dei confini del Vecchio Continente, non è mai stato veramente competitivo nei 10000 metri. Vedremo se nella maratona riuscirà a cambiare spartito.
Foto: Lapresse