Rugby

Rugby, Test Match: dopo Scozia e Irlanda l’Italia si avvicina ai Mondiali con le ossa rotte

Pubblicato

il

Due sconfitte su due per l’Italrugby nelle prime amichevoli in vista della Coppa del Mondo di rugby e due ko pronosticabili alla vigilia. Le battute d’arresto contro Scozia e Irlanda evidenziano il gap che gli azzurri hanno con il top del rugby europeo, ma soprattutto la sconfitta con l’Irlanda ha sottolineato come sia il gap fisico a fare la differenza.

Due amichevoli estive a oltre un mese dalla Rugby World Cup non possono dare indicazioni precise e inappellabili, soprattutto se ci si limita a guardare al risultato. Tutte le squadre stanno sperimentando, tutte le formazioni non sono ancora al top della forma e, dunque, risultati eclatanti (vedi il successo della Scozia sulla Francia) o prestazioni deludenti (vedi l’Inghilterra col Galles) vanno prese con le pinze, evitando di dare giudizi in ottica Mondiale che rischiano clamorose smentite.

Così, guardando in casa Italia, quel che si può dire da due amichevoli estive è che la differenza con le migliori c’è ancora, anche se né con la Scozia (comunque anche lei underperforming) né con l’Irlanda gli azzurri sono crollati. E se tecnicamente e tatticamente qualcosa di positivo si è visto, soprattutto a Dublino, a destare preoccupazione è il gap fisico con gli avversari. L’Irlanda ha dominato atleticamente e i cinque infortuni subiti dagli azzurri ne sono la prova evidente.

In chiave mondiale le possibili (probabili?) assenze di Marco Riccioni e Tommaso Menoncello sono un colpo devastante per l’Italia, che perde due sue pedine fondamentali, con Riccioni un pilastro in prima linea e Menoncello che dà concretezza, velocità e fantasia nella trequarti. Problemi anche per Varney, mentre Odogwu e Zuliani sono usciti solo per concussion. Per il resto, sicuramente Crowley può essere soddisfatto dalle prove di alcuni singoli in questi 160 minuti: da Zuliani e Pani, da Fusco a Ruzza, passando per Allan tra giovani ed esperti qualche certezza sembra esserci. Ma la strada è ancora lunga.

Foto: Federugby via Getty Images

Exit mobile version