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Tennis, Nargiso: “Il movimento del servizio di Sinner è tutt’altro che perfetto. Musetti ha delle criticità insite”

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Jannik Sinner

Chiedere a chi ha giocato e assaporato il campo. Il tennis prosegue in maniera incessante e nel giro di pochi giorni si finisce dalle stelle alle stalle perché lo sport con racchetta e pallina è questo, prendere o lasciare. Le possibilità per rifarsi sono sempre molte, ma necessario convivere con la sconfitta che fa parte del gioco perché a vincere è sempre e solo uno, secondo e terzo posto non ci esistono.

Dei temi d’attualità abbia parlato con chi ha vissuto intensamente questo sport, cercando di trasportare quella voglia di giocare anche nelle sue attività non più strettamente agonistiche. Il riferimento è a Diego Nargiso, ex tennista di ottimo livello e anima spesso e volentieri delle battaglie di Coppa Davis di metà e fine anni ’90.

Nargiso, bentrovato. Cominciamo da un tema originale: Jannik Sinner, dal trionfo di Toronto alla battuta d’arresto di Cincinnati. Si aspettava questo up&down?

Basandomi sull’esperienza da giocatore, posso dire che non mi sorprende. Quando si viene da un successo importante come quello di Jannik, non è facile dopo un paio di giorni ripresentarsi con la stessa intensità fisica e mentale, avendo pochissimo tempo per comprendere le caratteristiche dei campi, le palle diverse, un clima differente, ecc. Di conseguenza, la sconfitta contro un Lajovic, decisamente buono, gliela possiamo anche concedere, anche perché non è certo l’unico a essere uscito di scena prima del tempo in questi giorni“.

Sinner dunque ha vinto il primo 1000 in carriera e quali riflessioni ha tratto da quel successo?

In primis che Jannik ha saputo essere costante e sfruttare quello che il tabellone gli ha dato. Ha affrontato giocatori, oggettivamente, alla sua portata e ha saputo batterli in maniera autorevole. Non è una cosa così scontata, anzi, perché stiamo vedendo in questi tornei che di certo non vi sia nulla. Tuttavia, bisogna anche essere onesti e affermare che nel raggiungimento di questi traguardi, ivi compresa la semifinale a Wimbledon, sia stato agevolato nel fronteggiare tennisti inferiori, a prescindere da quello che dice la classifica. Giusto quindi tener conto anche di questo, altrimenti non diamo il giusto peso a quanto sta accadendo“.

Crede quindi che se avesse giocato contro Alcaraz o Medvedev sarebbe uscito sconfitto?

Non si può rispondere a questa domanda, ma chiaramente se si fosse trovato a giocare contro lo spagnolo in semifinale e il russo in finale, come era accaduto a Miami, sarebbe stato più difficile vincere, ma un successo in quel caso avrebbe avuto un significato diverso sulla base dei rivali che avrebbe battuto. E’ innegabile“.

Che cosa quindi separa Sinner da questi giocatori, che lo precedono anche nella Race?

Quello che balza all’occhio è la continuità al servizio. Jannik è devastante in risposta perché, nonostante abbia servito male nel corso dell’intero torneo a Toronto, è riuscito a vincere, perdendo solo un set da Monfils. E’ tutto dire su quanto sia abile a rispondere, ma per potersi confrontare con tennisti come Djokovic, Alcaraz e Medvedev non può permettersi di perdere con tanta frequenza la battuta“.

Ritiene che il servizio sarà sempre un grande limite dell’altoatesino?

Potrà sicuramente migliorarlo, perché ora come ora il movimento è tutt’altro che perfetto: il lancio è spesso troppo a sinistra, deve variare maggiormente le traiettorie e a volte si trova non nella posizione corretta nel portare il primo colpo, facendosi cogliere impreparato. Nel gioco orizzontale è fortissimo, specie dalla parte sinistra, ma se vuole vincere Slam deve assolutamente crescere in termini di continuità con questo fondamentale. Comunque, mettiamoci in testa che non è che poi il suo servizio diventerà come quello dei migliori battitori del circuito, perché alla fine le caratteristiche sono quelle“.

In ottica US Open quali sono quindi le sue aspettative?

Vedo un contesto decisamente aperto. Sinner può essere ritenuto tra i favoriti, ma il suo rendimento è legato soprattutto alla battuta e un po’ anche all’efficienza del dritto quando lo gioca in corsa. Chiaramente ci sono Djokovic, Alcaraz e Medvedev e poi attenzione alle mine vaganti come Hurkacz, Fritz e Tiafoe in grado di esaltarsi sui campi rapidi“.

Parlando di Lorenzo Musetti, è rimasto deluso dall’atteggiamento del carrarino contro Medvedev a Cincinnati?

Vede, quando un giocatore nota di non avere attualmente gli strumenti per battere il proprio avversario, allora si lascia anche un po’ travolgere dalla frustrazione. Comprendo che il linguaggio usato possa piacere poco, però è altrettanto chiaro che un giocatore contro Medvedev sia uno in grado di mettere molto in difficoltà il toscano, con colpi sempre diversi e profondi. Per caratteristiche Musetti farà sempre tanta fatica contro il russo“.

Ritiene che anche per il carrarino valga lo stesso discorso fatto per Sinner, ovvero la sua crescita ci potrà essere, ma non potrà evolversi poi così tanto?

Sì, Lorenzo avrà, come tutti i giocatori, le proprie caratteristiche. Sta lavorando per giocare più vicino e rispondere in maniera aggressiva e sicuramente farà dei passi in avanti, ma alla fine certe criticità sono insite nel modo di intendere il tennis. Parliamo di un tennista molto forte, in grado di giocare bene su tutte le superfici, ma avendo sulla terra le chance per fare il meglio possibile“.

Completando il discorso su Matteo Berrettini, abbiamo ammirato il romano a Wimbledon, mentre sul cemento nordamericano è un po’ ripiombato nei soliti problemi di tenuta fisica nel corso del match. E’ d’accordo?

Sì, indubbiamente manca dal punto di vista atletico, lento negli spostamenti laterali e per un giocatore come lui non essere al meglio fisicamente è troppo penalizzante. Il non aver disputato così tante partite può essere un problema in vista degli US Open, spero che sia fortunato nel sorteggio e possa avere la chance di fare partite a New York e magari trovare la condizione, un po’ come ha fatto a Wimbledon. Lui è un po’ un animale da Slam e sa interpretare bene i match al meglio dei cinque set“.

Foto: LaPresse

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