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Coppa Davis 2023, i tre principali errori commessi da Volandri nella Caporetto contro il Canada
Era già finito sotto il fuoco in più di un’occasione per scelte poi rivelatesi non azzeccate, ma mai come ieri Filippo Volandri è finito nell’occhio del ciclone. Sembra non avere pace il suo rapporto con la Coppa Davis, che ha vissuto momenti di grande esaltazione, ma anche davvero da dimenticare tanto da giocatore quanto da capitano.
In particolare, contro il Canada sono emerse criticità legate soprattutto alla questione dell’assenza di Fabio Fognini. Un’assenza che voleva essere presenza, e che è stata gestita molto male nei modi. Sono nate polemiche infinite, che si sono alimentate anche con il carattere notoriamente non taciturno del ligure. Un polverone, insomma, che non ha aiutato nessuno: l’ambiente, per quanto se ne possa dire, risente anche di queste situazioni. E l’avvicinamento è stato tutt’altro che tranquillo.
La conseguenza tecnica, in teoria, aveva un suo perché: Simone Bolelli fa coppia con Andrea Vavassori da qualche tempo, e su questo punto di vista c’era ben poco da dire. Però in questo caso è andata a mettercisi anche una certa sfortuna. “Wave” si è infortunato al Challenger di Genova, con problemi di schiena non risolti in tempo per Italia-Canada. A quel punto l’unica opzione disponibile è diventata quella di schierare Matteo Arnaldi, che doppista non è (ma si è impegnato bene) accanto a Bolelli. Questo perché, dopo il forfait di Jannik Sinner e l’infortunio di Matteo Berrettini, con il cambio Fognini-Vavassori era stato esaurito il novero dei tre possibili in una formazione prima del match (gli altri erano Sinner-Sonego e Berrettini-Arnaldi, in qualunque ordine li si metta). Il problema, qui, non è stato nella convocazione di Vavassori in sé, ma nella gestione della stessa. Dunque, un secondo punto direttamente collegato al primo, perché senza l’uno non c’è l’altro.
Matteo Arnaldi, si diceva. Si parla del giocatore indubitabilmente più in forma di tutti al momento, e l’ha fatto chiaramente vedere anche in campo con Bolelli pur non essendo un doppista. La vera domanda rimane questa, ed è la più importante che aleggia: perché, sapendo che arriva da un ottavo Slam con due match vinti da sfavorito (anche netto) sulle spalle, non lo si è rischiato? Ha dimostrato, del resto, di sapersi giocare le proprie carte in modo molto brillante anche sulle superfici lontane dal rosso. Ed è appena entrato in top 50, sulle ali di una fiducia che può portarlo ancora più in alto nel tempo che rimane di questo 2023. Spesse volte i capitani ragionano per classifica, e se in diversi casi ciò è giustificato, in alcuni si può tenere conto della maggior forma. Questo era uno di essi.
Foto LiveMedia/Roberta Corradin – LivePhotoSport.it