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Formula 1

F1, “il futuro è qui”. Oscar Piastri primo pilota nato nel XXI secolo a salire sul podio. Quello di Suzuka era giovanissimo!

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Norris Verstappen Piastri

“Se il futuro ti spaventa, non puoi più farci niente, ormai è qui” cantava Alberto Camerini nella sua hit “Rock ‘n’ roll robot”. Correva il 1981 ed era la strofa di una canzone che serviva a comporre un testo riguardo l’arrivo di una “nuova generazione di bambole robot”. Non è il caso di Oscar Piastri, essere umano in carne e ossa. Però il passaggio musicale dell’artista italo-brasiliano torna buono per descrivere quanto accaduto nel Gran Premio del Giappone.

L’australiano, venuto al mondo il 6 aprile 2001, è divenuto il primo nato nel XXI secolo a salire sul podio di un Gran Premio di F1. “Il futuro ormai è qui”, appunto. A 22 anni e mezzo non lo si può definire precoce, ma rimane un esordiente assoluto nel Circus e la pietra miliare anagrafica resterà per sempre. Peraltro, a stappare lo champagne assieme a lui c’erano il compagno di squadra Lando Norris (classe 1999) e Max Verstappen, che con i suoi 26 anni faceva la figura del veterano.

Età media del podio? Bassissima, pari a 24 anni, 1 mese e 7 giorni. Solamente tre volte, nella storia della F1, la top-three è stata più “verde” di quella di domenica. Il record resta, e verosimilmente rimarrà a lungo, quello del Gran Premio del Brasile 2019. All’epoca Verstappen, Pierre Gasly e Carlos Sainz jr. andarono a comporre un podio dall’età media di 23 anni, 8 mesi e 13 giorni.

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Curioso notare come l’accaduto si verifichi pochi mesi dopo le feroci critiche mosse da Helmut Marko ai giovani, quando assieme al suo protégée Verstappen, sul podio salivano, in contemporanea, il trentasettenne Lewis Hamilton e il quarantaduenne Fernando Alonso! Soprattutto, si tratta di un bel premio per Zak Brown, che ebbe il coraggio di lanciare Norris nel 2019 e ha fatto carte false, con pardon parlando, per strappare Piastri all’Alpine e gettarlo nella mischia già quest’anno.

Comunque sia, un bel segnale per l’intera Formula Uno. Si può essere competitivi a 22 così come a 42 anni. Le carriere si allungano e si può pensare di “rimbalzare” anche in tarda età dopo periodi di appannamento, dinamica tanto cara a quegli americani che la F1 se la sono comprata. Negli States, quando si parla di sport, age is not an issue. Si direbbe non lo sia più neppure nel Circus attuale, dove a un certo punto a 35 anni si veniva considerati bolliti…

Foto: La Presse

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