Formula 1

F1, perché Singapore ha rappresentato un unicum. Gerarchie ristabilite a Suzuka

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Le qualifiche del Gran Premio del Giappone hanno emesso un verdetto indiscutibile. Max Verstappen è tornato dove gli compete, ovvero al vertice assoluto della Formula Uno del 2023. A Suzuka, l’olandese ha sbaragliato il campo, rifilando distacchi marcati agli avversari. Il dato più pregnante del sabato nipponico è però rappresentato dal fatto che sia McLaren la monoposto meno lontana dalla Red Bull.

Oscar Piastri e Lando Norris scatteranno rispettivamente dalla seconda e dalla terza casella. Charles Leclerc, invece, dovrà partire dal quarto posto e Carlos Sainz dalla sesta piazza. Va detto che il monegasco si è attestato a pochi millesimi dal tandem di Woking. Chissà, forse se fosse stato possibile effettuare due time attack in Q3 anziché uno solo, l’ormai ventiseienne del Principato avrebbe finanche potuto issarsi in prima fila.

Poco cambia, nella sostanza. Singapore ha rappresentato un unicum in virtù di un lay-out e di un contesto anomali. In particolare, l’habitat della città-stato asiatica è stato mortale per la Red Bull, eclissatasi nella calda e umida notte equatoriale. Viceversa, le caratteristiche del tracciato urbano hanno esaltato i pregi della SF-23, che se c’è da andare dritta o da curvare ad angolo retto, può tenere testa a chiunque. Suzuka, però, non è Marina Bay.

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La pista giapponese ha delle affinità con Silverstone e, guarda a caso, McLaren è tornata a mostrare i muscoli. Il circuito nipponico, canonico e non super-veloce o cittadino, impone di avere a disposizione una monoposto completa per eccellere. La Ferrari, questa Ferrari, una vettura del genere non ce l’ha. La Rossa del 2023 è naïf. Ha delle qualità, certo, però anche dei difetti. Perdonati da Monza e Singapore, ma puniti dalla più severa Suzuka, così come da altri autodromi già affrontati quest’anno.

Foto: La Presse

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