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Pagelle Italia-Serbia 78-76, Mondiali basket 2023: Fontecchio mostruoso, Datome anima della rimonta

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Simone Fontecchio

Il colpo di mano è arrivato. L’Italia fa coincidere la prestazione più bella dei Mondiali con quella in cui batte la Serbia e riapre in maniera netta e significativa il discorso quarti di finale. Per gli azzurri di Gianmarco Pozzecco ora si apre un gioco di incastri enorme, che però passerà inevitabilmente da domenica e da Porto Rico. Di seguito le pagelle degli azzurri.

PAGELLE ITALIA-SERBIA MONDIALI BASKET 2023

LI BATTIAMO SEMPRE! L’Italia va sotto -16, ribalta la Serbia e sogna i quarti ai Mondiali! Fontecchio super con 30 punti!

Spissu 6,5: la sua è una partita dalle due anime. Nel primo quarto è irrefrenabile con 10 punti (saranno 14 alla fine), ma nel resto del tempo va spesso in sofferenza con alcune palle perse anche molto banali. In campo anche nel finale, dove riesce a gestire la situazione.

Tonut 6: non la sua giornata migliore, con 1/7 dal campo, ma ha un paio di intuizioni nell’ultimo quarto che gli valgono ampiamente la sufficienza.

Melli 7: roccioso come al solito, non lo si può descrivere da quelle statistiche che dicono 8 punti, 6 rimbalzi. Certo, qualche problema di falli lo ha, ma riesce a gestirsi benissimo nella fase più importante, quando il suo QI cestistico gli permette di incidere eccome.

Fontecchio 9: il voto ideale in realtà sarebbe 30 e con la lode, vista l’immensità della sua partita. Lui a guidare nelle fasi iniziali, lui a tenere a galla nel momento peggiore, lui a orchestrare rimonta e canestri decisivi, lui a fare semplicemente quello che sa. Anche 7 rimbalzi e 3 assist nel suo tabellino da 11/15 dal campo.

Ricci 6: parte integrante e attiva del momento in cui l’Italia recupera, non trova alcun punto, ma cerca di fare il possibile per dimostrarsi utile nelle piccole cose, in aiuto. Chiude la partita per falli, e sicuramente ha vissuto momenti migliore.

Spagnolo ne: non entrato.

Polonara 5: dispiace davvero vederlo fuori fase, ma la situazione attuale dice 1/6 dal campo (3 punti) e, al di là dei tre falli, tantissima difficoltà nel tenere i lunghi serbi. Pozzecco si rende conto che il suo apporto oggi non è buono e a malincuore lo lascia più in panchina del solito; il primo obiettivo è recuperarlo.

Diouf sv: un secondo e mezzo per lui, quello della rimessa che porta alla tripla di fine secondo quarto di Bogdanovic (era stato inserito per tentare di oscurare la visuale ad Avramovic).

Severini 7,5: “unsung hero”, dicono in inglese. Fa parte del quintetto folle di Pozzecco che anima la rimonta, e per lui parla il fatto che, tra gli azzurri, è quello con il miglior plus/minus. Inserito per ovviare ai problemi di falli degli altri lunghi, s’immola quando può, piazza una tripla importantissima, trova un paio di rubate niente male nei 15 minuti in campo.

Procida ne: non entrato.

Pajola 7: non ha colpe sull’ultimo fallo del secondo quarto, per il semplice motivo che non c’era. Tolto Fontecchio, è il migliore per valutazione degli azzurri con 15, frutto di 7 punti, 6 rimbalzi, 3 assist e la solita applicazione nell’altra metà campo, che stavolta non produce rubate, ma fa sì che il giocatore della Virtus Bologna sia per distacco il simbolo della sicurezza oggi.

Datome 8: fino alle fasi finali del terzo quarto pare un giocatore che non riesce più a trovare la propria dimensione. Ma il basket è bellissimo perché in un attimo può ribaltare totalmente le prospettive. Se Fontecchio orchestra la rimonta, Gigi la anima. Non contano tanto i 10 punti, quanto quegli 8 a cavallo tra i due quarti finali che rilanciano definitivamente l’Italia.

Pozzecco 6,5: nelle troppe anime di una singola partita il Poz indovina alcune scelte, ne sbaglia altre e poi pesca la carta vincente. Spissu come play titolare funziona perché parte carichissimo, poi però sembra essere troppo lo spazio concesso a chi non riesce in alcun modo ad arginare l’onda serba durante l’allungo del terzo quarto. Quello che s’inventa, però, ha del fuori dagli schemi del basket: Fontecchio da 2, Datome da 3 e la coppia Severini-Ricci a proteggere il ferro. Un quintetto talmente atipico che la Serbia non ci capisce più nulla e Pesic, che ha un’esperienza internazionale enormemente superiore rispetto alla sua, non ha contromosse: è la chiave della vittoria.

Credit: Ciamillo

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