MotoGP
Pagelle MotoGP, GP Misano 2023: Bagnaia indomabile, Martin ormai è un computer
Calato il sipario sul GP di Misano, dodicesimo round del Mondiale 2023 di MotoGP. Sul circuito dedicato alla memoria del compianto Marco Simoncelli, si è assistito a una gara molto intensa. 27 giri nei quali i centauri sono stati messi a dura prova anche dalle alte temperatura di quest’oggi. Andiamo quindi a valutare il rendimento dei primattori della pista.
PAGELLE GP MISANO 2023 MOTOGP
JORGE MARTIN (DUCATI PRAMAC) 10 – Un computer lo spagnolo nel weekend. In modalità “Martinator”, pole-position, Sprint Race e GP sono stati suoi. Solo il giro più veloce della gara odierna è sfuggito, ma poco importa. Visti i guai di chi lo precede in classifica generale, la candidatura a rivale n.1 di Francesco Bagnaia è decisamente più che lecita, soprattutto per la continuità di rendimento dimostrata su di un tracciato su cui mai era salito sul podio. Il -36 in classifica generale da Pecco parla chiaro.
MARCO BEZZECCHI (DUCATI MOONEY VR46) 9 – La mano sinistra faceva un male cane, ma l’adrenalina della gara era tale che per un po’ il dolore si è sentito meno del previsto. Bravissimo il romagnolo a gettare il cuore oltre l’ostacolo, prendendo atto che il t-1 che con quel dolore fosse problema, provando a fare la differenza nell’amato t-3. Avrebbe voluto vincere Bezz, ma la piazza d’onore, in queste condizioni, è qualcosa di più. La terza piazza nella classifica generale è rafforzata e l’obiettivo sarà quello di trovare continuità.
FRANCESCO BAGNAIA (DUCATI LENOVO) 9.5 – Il cuore del campione. Non ci sono dubbi che fosse quello messo peggio di tutti. Il pauroso incidente a Barcellona aveva riportato alla mente vecchi brutti ricordi, che hanno un nesso chiaro con il nome dell’impianto di Misano. Il fato è stato dalla parte di Pecco, ma oggi lui ha dato qualcosa di speciale perché il podio, quando un settimana fa andava via in stampelle dalla Catalogna, è una specie di miracolo. Non si vuol confondere il sacro con il profano, ma oggi il pilota con il n.1 sul cupolino ha dimostrato perché è lui in testa al campionato e detiene il titolo.
DANIEL PEDROSA (KTM) 8 – Sarà anche una moto con tutto il telaio in carbonio, ma il manico è sempre quello. Nonostante lo scoccare delle lancette e una desuetudine nel gareggiare con questi “mostri”, Pedrosa ha fatto vedere tutta la sua classe, minacciando concretamente il podio di un Pecco acciaccato. Una guida sopraffina, come ai vecchi tempi, di una KTM calzata a pennello sul suo stile. Significativo che il migliore della truppa della Casa austriaca sia lui. Un bel warning per Brad Binder e compagnia.
MAVERICK VINALES (APRILIA) 6 – Un quinto posto su una pista in cui la RS-GP qualche problema l’ha avuto va valutato come sufficiente, ma è chiaro che le aspettative di Maverick fossero diverse. A Misano lo spagnolo spesso ha fatto la differenza, ma probabilmente il pacchetto non era quello che si sperava. Tuttavia, il Top Gun del Motomondiale è da promuovere, considerando il 12° posto del compagno di squadra, Aleix Espargaró.
MARC MARQUEZ (HONDA) 7.5 – La classe non è acqua. La Honda è un mezzo chiaramente inferiore e lui la tiene a galla con il suo modo di guidare, coinciso con il settimo posto finale. Per un po’ Marc ha visto anche la possibilità di entrare in top-5, ma la scelta della gomma morbida è stato un azzardo che ha funzionato per metà del GP. Marquez, dal canto suo, un segnale di vitalità l’ha voluto dare e ora spetta agli ingegneri giapponesi fare il loro.
FABIO QUARTARARO (YAMAHA) 5 – Il 13° posto finale a quasi 16″ dalla vetta la dice lunga su quanto stia accadendo nel box del francese. Soffre tanto El Diablo, non potendo lottare per le posizioni che vorrebbe e probabilmente anche un po’ delle qualità del suo polso destro vengono meno. Questione di motivazione.
BRAD BINDER (KTM) 4.5 – Un brutto errore per il sudafricano in una gara nella quale il podio sarebbe stato possibile, per approfittare dei problemi fisici di Bezzecchi e di Bagnaia. Il 14° posto, quindi, è un’insufficienza chiara, specie se poi si fa un ragionamento con quanto ottenuto da Pedrosa.
Foto: LiveMedia/Alessio Marini