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Ryder Cup 2023, Luke Donald: “Mai viste tribune come a Roma!”. Zach Johnson: “Difficile vincere, ma USA nuovi con nuova chance”

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Zach Johnson, Luke Donald

Si è svolta oggi la conferenza stampa iniziale della settimana di Ryder Cup 2023 al Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio, appena a est di Roma. I capitani delle due squadre, Luke Donald per il Team Europe e Zach Johnson per gli USA, hanno cominciato a dispiegare numerosi argomenti di fronte alla stampa. Ecco alcuni estratti di quanto emerso.

Donald ha iniziato ricordando il tempo che è passato nell’avvicinamento: “Sono molto emozionato. L’avvicinamento è stato molto lungo. Era più di un anno fa quando siamo stati qui insieme per l’evento year to Go. Molto è accaduto. Penso che la mia squadra sia pronta. Sono molto contento del team che ho e non vedo l’ora della sfida che abbiamo davanti, che inizi. Penso che i giocatori allo stesso modo non vedano l’ora, sarà uno spettacolo divertente. Penso che chiunque al Marco Simone, chiunque sia stato coinvolto, abbia fatto un grande lavoro. Mai viste tribune grandi come queste. Ho visto molti dei giocatori oggi, alcuni sono arrivati mentre stavo andando via, ma li vedrò tutti stanotte“.

A proposito del fatto che in Europa si cominci sempre con i fourball e stavolta si inizi con i foursome: “La ragione è semplice. Sentiamo, come team, che siamo statisticamente più forti nei foursome che nei fourball. Perché non partire forte?”. E sul fatto che qualcuno possa giocare tutte e cinque le sessioni: “Alcuni potranno, certamente, e l’abbiamo fatto in passato. Questo campo chiede tantissimo. Penso che non farà tanto caldo, ma è una settimana certamente tiepida, e sarà lunga“.

C’era una volta la Ryder Cup tra USA e Gran Bretagna. L’avvento dell’Europa ha mutato i valori

Inevitabile il capitolo Ludvig Aberg, chiamato con neanche un anno (ma già parecchi ottimi risultati) di professionismo: “Lui è arrivato nel mio radar a Dubai, a inizio anno. Giocava con Edoardo Molinari, uno dei miei vicecapitani, ed Edoardo mi ha detto: ‘Dobbiamo tenere d’occhio questo ragazzo’. Quando giochi con certi giocatori, puoi dirlo. Hanno un certo talento che vedi quando li guardi colpire e rimani senza fiato, solo per il differente colpo, il suono, la traiettoria. Come sappia guidare la palla è impressionante. Era ampiamente numero 1 nel college. Anch’io lo ero, ma non credo di aver fatto quello che ha fatto lui. Poi è diventato pro. Lo abbiamo tenuto sott’occhio. Ha avuto ottimi risultati. Ho giocato con lui a Detroit. Era 9 sotto il par dopo 16 buche, ed è stato veramente impressionante considerato che sapeva che lo guardavo. Pareva impassibile. Non ha finito bene quel weekend, ma è ovviamente giovane. Ha avuto una chance per vincere al John Deere, ha finito benissimo in Repubblica Ceca ed ha vinto a Crans Montana. E due settimane fa era due colpi davanti a tutti dopo tre giri nel nostro maggior evento in Europa, a Wentworth. Sta iniziando a scrivere la sua storia. Credo sia un talento generazionale. Non vedo l’ora di vederlo giocare in quest’esperienza di Ryder Cup“.

Molte le risposte offerte anche da Zach Johnson: “Il viaggio nelle ultime 24 ore è stato molto facile. Il viaggio per arrivare qui un anno fa è stato molto lungo, e c’è stata un po’ di ansia perché volevo tornare indietro. Questo posto non tradisce mai, e so che i giocatori si sentono allo stesso modo. Ha tutto a che fare col golf, e sicuramente con il Marco Simone. I ragazzi sono pronti – beh, non dovrei dirlo, è in parte una bugia. Sono stanchi, ma saranno pronti per competere“.

Inevitabile essere interpellato quando gli USA non vincono la Ryder in Europa da trent’anni: “Beh, è difficile vincere fuori dalla propria confort zone. Difficile vincere con un team che è sempre stato davvero formidabile. I team europei sono sempre stati forti, buoni, profondi, e quest’anno è ancora una volta così. So quello che dice la storia, ne sono cosciente. Ma posso dire tranquillamente che questi ragazzi sono pronti e vogliono abbracciare la difficoltà, e guardare a questa come a una grande opportunità“.

C’è stato naturalmente spazio anche per sapere qualcosa su Tiger Woods, e sul tipo di influenza e input per il team, ma non solo: “No, Tiger non sarà in Italia. Ha parecchio da fare. Per quanto riguarda comunicare con lui, l’abbiamo fatto, ed è uno che capisce che ora abbiamo i piedi per terra. Lui è sempre nel nostro angolo stretto, e a questo punto c’è tanto incoraggiamento da parte sua, quando manda messaggi ai ragazzi o ai vicecapitani o al capitano, è sempre lì per incoraggiare perché è sempre molto impegnato in quel che facciamo come Team USA. E questo non ha mai smesso di esserci, e sono molto grato per questo. Voglio dire, è il migliore della nostra generazione. Grazie al cielo, è americano. Useremo la sua conoscenza e la sua saggezza e il suo candore e la sua passione al meglio. Allo stesso modo, quando arriva la settimana del torneo, se non sei nella stanza della squadra, fianco a fianco con questi ragazzi, non è giusto fargli domante. Può darci spunti, sia chiaro. Ma non so se sia del tutto il caso e so che capirebbe“.

Foto: LaPresse

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