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Tennis, la storia di Federico Cinà: “Cresciuto con le partite di Roberta Vinci. Ho obiettivi alti”

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Federico Cinà

Durante la carriera di Roberta Vinci, seguita dal suo storico coach Francesco Cinà, spesso si notava nelle inquadrature del suo angolo un giovane ragazzino: qualche addetto ai lavori lo conosceva, gli spettatori non ancora. Rimanendo sempre affiancato al padre, si poteva intuire che a quel giovane, chiamato “Pallino“, il tennis potesse piacere molto, essendo sempre presente agli allenamenti e sugli spalti. “Che un giorno non diventi un tennista anche lui?“, qualcuno si chiedeva. Ebbene sì, oltre che per essere il figlio di Cinà, Federico ora è noto anche per i suoi risultati, su tutti la semifinale agli US Open Junior da poco raggiunta eliminando la testa di serie numero 1 Yaroslav Demin.

Federico Cinà (nella foto da lui stesso fornita), ai microfoni di OA Sport, ha svelato obiettivi ed ambizioni: seguito dal padre ormai a tempo pieno, il palermitano, classe 2007, si sta facendo pian piano strada tra i professionisti, tra duri allenamenti e con il buon occhio di Cinà senior. Il suo sogno è vincere a Flushing Meadows: chissà se un giorno lo vedremo in finale sull’Arthur Ashe a lui tanto caro. A soli 16 anni il tempo è dalla sua, ma si sa, nel tennis tutto può accadere.

Sei il figlio di Francesco Cinà, ex numero 427 ATP e storico coach di Roberta Vinci, quando hai iniziato a calcare per la prima volta i campi da tennis?
Non ricordo esattamente il giorno in cui ho iniziato a giocare a tennis, sono cresciuto al circolo dove lavorava mio padre, ogni giorno ero lì con lui da quando ero in passeggino. Ho dei video (perché non ricordo, avevo 9 mesi e non camminavo ancora) nei quali passavo il tempo a colpire qualsiasi cosa con un mestolo o con una bottiglietta vuota, mi dicono che era il mio passatempo preferito! Ricordo invece di aver palleggiato più volte sui Centrali dei tornei dello Slam e di tanti altri tornei, mi piaceva seguire i match di Roberta ed ogni giorno aspettavo con ansia il mio allenamento con mio padre“.

Prima di iniziare a giocare a tennis a livello agonistico, seguivi spesso tuo padre in giro per i tornei, pensi che questo possa aver in qualche modo condizionato la tua passione per il tennis? E perché no, ti abbia fatto bene anche come giocatore?
Si, credo abbia contribuito ad aumentare la mia passione per il tennis, anche se spesso quando avevo 3/4 anni (non dormivo molto) mi svegliavo in piena notte e chiedevo di palleggiare in salone o in terrazza. Ho giocato con i miei nonni, con gli zii, con chiunque mi tirasse una pallina, ho distrutto tutti i soprammobili di casa. Girare cinque mesi all’anno nel circuito, ogni anno, con mio padre, nei tornei di Roberta, sicuramente mi ha aiutato a capire il gioco, spesso a tavola si parlava della partita, delle difficoltà avute durante il match, dei punti incredibili vinti o persi. Insomma era bello ascoltare di continuo e poi mi piaceva vedere i doppi di Sara Errani e Roberta, era divertente ascoltare i consigli che mio padre dava da fuori, credo che tutto questo mi abbia aiutato“.

Quest’anno ti sei tolto numerose soddisfazioni nelle competizioni giovanili, che Federico Cinà vedremo tra 3-4 anni?
Spero prima di ogni cosa di essere cresciuto fisicamente e senza infortuni, ma soprattutto di essere un buon atleta per poter competere contro chiunque. I miei sogni sono grandi, come grande sarà il lavoro che dovrò fare ogni giorno sia in campo che fuori“.

Hai dichiarato in più occasioni che il torneo degli US Open è uno dei tuoi preferiti, ci sei affezionato non solo da giocatore ma anche da spettatore, dato che eri nel box di Roberta Vinci quando in semifinale nel 2015 sconfisse Serena Williams: che effetto ti ha fatto raggiungere la semifinale junior proprio a Flushing Meadows quest’anno?
È stata una grande emozione, ogni giorno ho migliorato il mio tennis, partita dopo partita, ho pensato veramente di poterlo vincere. Peccato per la semifinale. Gli US Open sono il mio Slam preferito, a New York ho tanti bei ricordi, non tornavo dal 2016, mi sento un po’ a casa in questa città“.

Qual è la superficie dove senti di poterti esprimere al meglio?
Sicuramente il cemento“.

C’è un tennista del circuito ATP che ammiri particolarmente?
Novak Djokovic, senza dubbio. Non lo conosco personalmente, ma il suo tennis, la sua forza mentale e la sua personalità in campo sono per me un esempio unico da seguire“.

Pensi che, come nel tuo caso, avere un genitore che svolga anche il compito di coach, possa essere un vantaggio?
Sì, credo di sì, se si hanno un genitore equilibrato ed un buon rapporto, penso sia una fortuna“.

Come gestirai l’ultima parte della stagione?
Dopo la semifinale negli Stati Uniti sono entrato alle ITF Junior Finals, a Chengdu in Cina, che sono un po’ come le ATP Finals di Torino, ed in preparazione giocherò prima un JA in Giappone ad Osaka, per poi concludere l’attività con i Mondiali Under 16 (Junior Davis Cup) in Spagna. Da metà novembre inizierò la preparazione, un duro lavoro sia fisico che tecnico tra Palermo e Tirrenia (al centro federale), prima di ripartire per l’Australia a metà gennaio 2024“.

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