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US Open 2023, Monaco: “Medvedev ha usato il ‘metodo Sinner’ per battere Alcaraz”

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Daniil Medvedev

Nuova puntata di TennisMania, sul canale YouTube di OA Sport, con Dario Puppo e Guido Monaco, voci storiche di Eurosport, che analizzano insieme i temi degli US Open e non solo. New York sta vedendo arrivare alla fine gli US Open, con Novak Djokovic e Daniil Medvedev pronti a sfidarsi nella finale. Ma c’è anche qualche tema un po’ più italiano che può essere toccato, alla luce delle recenti evoluzioni della questione Coppa Davis (un problema, peraltro, non solo italiano: anche Carlos Alcaraz non giocherà, e con lui diversi altri).

Guido Monaco analizza così la semifinale tra Djokovic e Ben Shelton: “Ci si aspettava qualche scintilla dalle semifinali, ma un po’ più di tennis rispetto a quanto visto finora. Se ci fermiamo alle facezie, il gesto che ha fatto Djokovic a fine partita sfottendo Shelton con la cornetta, se c’è una cosa che non è esagerata, che fa ridere ed è spiritosa e intelligente… qualcuno poi può ribattere a 36 anni, con tutto quello che hai vinto, non stare lì a fare il rosicone. Però è uno degli stimoli che riesce a trovare Djokovic per continuare a essere così performante. Qualche dichiarazione di Shelton non gli era piaciuta e ha fatto quel gesto. Poi bravi tutti e due in conferenza stampa a non creare polemica. Partita a senso unico, per quanto uno possa servire come Shelton sfondare Djokovic da fondo è difficile. Djokovic s’è un po’ incartato da solo, il terzo set poteva girare, ma non sarebbe cambiato l’andamento del match“.

E se c’è da contestualizzare la questione delle 10 finali raggiunte, come Bill Tilden, non si tira indietro: “Quando pensiamo a questi giocatori come invincibili, ricordiamoci che Djokovic ha vinto “solo” tre volte su nove, ora dieci, finali. Ha partecipato per 15 volte, in 12 è andato a casa con uno più bravo di lui, spesso Nadal. E’ difficile anche per lui, figuriamoci per gli altri“.

Con Puppo che ricorda un’intervista di Matteo Arnaldi a Sky Sport in cui raccontava di aver ricevuto la chiamata in Davis prima dell’ottavo con Alcaraz, Monaco ne approfitta per rimarcare alcuni punti: “Non dimentichiamo che la carriera di Arnaldi in qualche modo è seguita molto da vicino da Fognini, dato che sono conterranei, c’è un legame. Quando ci sono di mezzo certe vicende con le federazioni a volte non è tutto così limpido. In questa vicenda faccio fatica a vederci del poco chiaro o dell’aver voluto giocare un brutto scherzo a qualcuno. E’ un fatto sportivo, si poteva però gestire molto meglio dal punto di vista della comunicazione da parte di tutti“. Inoltre, ricorda come un ruolo migliore dovrebbe giocarlo anche la stampa: “A volte nella nostra stampa, ora con gli infortuni e le rinunce di Sinner e Berrettini, una polemica continua ad avere più spazio rispetto a una buona notizia. Il mondo gira così. Il rischio è che chi segue poco il tennis rimanga con un’immagine negativa, di un ambiente litigioso quando invece le buone notizie e i motivi positivi sono svariati“.

Parte poi in un’approfondita analisi di Alcaraz-Medvedev: “Ci sarebbero da dire tante cose. Nella battuta d’arresto di Indian Wells si era vista una differenza molto sfavorevole a Medvedev, poi a Wimbledon non c’è stata partita. A New York si poteva pensare, con il 3 su 5, che si potesse assottigliare il gap. Le partite secondo me non si possono leggere con ‘Medvedev è stato strepitoso’. Ha cercato di tirare più forte, rispondendo sempre da lontano e usando il ‘metodo Sinner’, cercando di dare meno spazio alla creatività, prendendosi i suoi bei rischi, meno tempo, ma se andiamo ad analizzare la partita il primo set poteva vincerlo Alcaraz ai punti. Nel secondo Medvedev ha dilagato ed Alcaraz non era così brillante, se togliamo la finale di Cincinnati non è stato strepitoso in queste settimane. Bravo a stare in partita, ha vinto il terzo, nel quarto ha avuto le sue occasioni. Comunque è stato molto vicino. Questa è una caratteristica di tutte le ultime sconfitte con avversari importanti di Alcaraz, dove magari non è stato perfetto. Vedi Berrettini in Australia, Zverev al Roland Garros, Sinner a Wimbledon, Musetti ad Amburgo, Djokovic nelle sconfitte di Parigi e Cincinnati. Hai sempre la sensazione che se sta bene vince lui, per perdere l’altro deve fare una roba speciale e lui non sia al meglio. E nonostante questo ha sempre delle chance abbastanza importanti. Questo secondo me dice molto di quanto sia forte Alcaraz. Le sue sconfitte dicono che se lui aggiusta veramente due cose in esperienza, gestione, errori in meno, diventa dura. Ci sono tre giocatori che quest’anno hanno aperto una voragine in termini di risultati. Se guardiamo la Race hanno quasi il doppio dei punti rispetto al quarto, che è Sinner. Questi tre hanno avuto un rendimento eccezionale“.

E poi chiude con un pensiero a un ragazzo che promette bene e dal cognome non certo ignoto nel tennis: “Federico Cinà ha perso la semifinale lottata nello junior, ho acceso sul 3 pari e set a zero sotto nel primo, gli ho portato una sfiga totale. Chiedo scusa a papà Francesco. Ma a 16 anni fare semi junior agli US Open… avanti così“.

VIDEO: LA PUNTATA COMPLETA DI TENNIS MANIA

Foto: LaPresse

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