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US Open 2023, Novak Djokovic: “Dovevo chiudere in tre set perché avrei faticato a gestire i tifosi”

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Tutto come da copione. Novak Djokovic si è imposto nei quarti di finale degli US Open 2023 di tennis, battendo con il punteggio di 6-1 6-4 6-4 il californiano Taylor Fritz. Un match nel quale Nole ha sempre avuto il controllo dello scambio, non dando mai l’impressione di soffrire il gioco del suo avversario, che non a caso ha rimediato l’ottava sconfitta in altrettante partite contro l’asso serbo. Per il campione nativo di Belgrado è arrivata la 47ª semifinale in un torneo dello Slam e la 13ª a New York.

In conferenza stampa, Djokovic ha espresso le sue sensazioni in campo, sull’importanza di chiudere in tempi “rapidi” la partita: “E’ stato un test importante, per vedere come sarebbe stato giocare sull’Arthur Ashe contro un tennista tra i top americani. Taylor (Fritz, ndr) ha giocato un gran tennis questa settimana, ma ero molto determinato. Avevo bene in mente come dovevo comportarmi in campo, nonostante a volte nella foga del momento si faccia fatica a incanalare le energie nel giusto modo, con il giusto approccio, verso quello che effettivamente serve. Bisogna solo riuscire ad adattarsi alle varie circostanze. Anche il pubblico svolge il suo ruolo in questo. C’è stato un momento in cui Taylor si è fatto trascinare benissimo dalla folla, e il risultato si è visto. Per questo ho fatto di tutto per chiudere il match in tre set, perché sapevo che, se fossimo andati al quarto, per me sarebbe stato difficile gestire i tifosi. È logico che gli spettatori supportino l’idolo di casa, ed è quello che succederà anche venerdì. Ma sarò pronto“.

Un Djokovic quindi che continua a essere decisamente performante nonostante i 36 anni. Il serbo, pungolato sull’argomento, ha spiegato come sia cambiata la propria gestione fisica e mentale nel corso del tempo: “Recuperare ora rispetto a dieci anni fa è semplicemente un’altra cosa. Devo adattarmi ai cambiamenti: ho due figli, accadono molti fatti fuori dal campo che sono parte della mia vita e che influiscono, nel bene o nel male, sul mio stato mentale ed emozionale. Si deve capire come gestire tutto ciò e creare la formula ideale. Devo dire che ho molte persone intorno a me, come i medici e i fisioterapisti, che garantiscono ogni giorno che il mio corpo possa competere con la miglior forma possibile. Certamente, però, ho molte più cose a cui devo pensare oggi rispetto a dieci anni fa, ma questa è la bellezza della vita. Le cose cambiano, si evolvono. L’aspetto mentale è imprescindibile; ambito di cui, nel tennis di alcuni anni fa, non si sentiva parlare molto. Mi fa felice che negli ultimi anni, invece, se ne parli, soprattutto perché poi i giocatori sanno cosa gli aspetta, gli ostacoli che devono valicare sapendo che possono avere a fianco una guida. E se tutto va a gonfie vele, poi in campo hai qualcosa in più, qualcosa che ti può aiutare nei momenti che contano“.

Concludendo sulla questione “tifosi”, Daniil Medvedev si è spesso lamentato del pubblico americano, assai rumoroso e indisciplinato. Su questo tema, Djokovic ha dichiarato: “A volte reagisci, ma la maggior parte delle volte non lo fai. Parlo per me. Gli spettatori chiacchierano, si muovono, quindi devi essere pronto a questo, specialmente allo US Open nelle sessioni serali. Fa parte del tutto. Resta il fatto che, se qualcuno ti infastidisce in un punto importante o in una palla break o in una seconda di servizio dove senti particolarmente la pressione, allora sì che reagisci. Ma fa sempre parte della foga del momento e dell’intensità del gioco a cui siamo sottoposti. Mi fa piacere che il pubblico interagisca con il match, perché vuol dire che si sta mettendo in scena una buona partita e, quindi, che si stanno divertendo. Alla fine, loro pagano un biglietto per vederci giocare, e noi gli offriamo uno spettacolo così che poi possano tornare a casa soddisfatti e divertiti di quello a cui hanno preso parte“.

Foto: LaPresse

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