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US Open, Matteo Berrettini sulla scia di grandi campioni dello sport italiano: rinascerà come Deborah Compagnoni, Pantani e Chechi?

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Sai perché cadiamo, per imparare a rimetterci in piedi. Non sono ore, minuti semplici per Matteo Berrettini. Il romano, impegnato ieri nel secondo turno degli US Open 2023 contro il francese Arthur Rinderknech, è stato vittima di un infortunio alla caviglia del piede destro.

Nel tentativo di recuperare una palla alla sua sinistra, il piede di Berrettini si è impuntato sul cemento del campo n.5 di New York e la caviglia ha subito una distorsione innaturale. A terra, le grida di dolore miste a sconforto sono quelle che ti entrano dentro e non possono lasciare indifferenti, come le immagini che l’hanno ritratto abbandonare il campo su una sedia a rotelle per non sollecitare l’arto.

E’ da appurare l’entità dell’infortunio, ma nel caso di Matteo parliamo dell’ennesimo episodio negativo della serie, la cui relazione però non c’è con gli altri problemi muscolari avuti in passato. In questo caso, la malasorte è la principale responsabile, come era già accaduto con Alexander Zverev nella semifinale del Roland Garros dell’anno scorso.

Lacrime e grida che ci riportano alla mente altri celebri infortuni di sportivi italiani di un certo spessore. Il ricordo di quanto accadde a Deborah Compagnoni, fuoriclasse dello sci alpino, che, dopo aver vinto l’oro olimpico ad Alberville nel 1992 in superG, si presentò il giorno seguente in gigante, infortunandosi gravemente al ginocchio destro. Un grido, anche in quel caso, entrato nelle case di tutti gli appassionati che Deborah ha saputo convertire in sorrisi, visto quanto fatto negli anni successivi nella specialità tra le porte larghe.

Riavvolgendo l’album dei ricordi, vengono in mente le gesta di Marco Pantani, strepitoso scalatore di fine anni ’90, capace di infiammare il pubblico e di realizzare la celebre doppietta Giro-Tour nel 1998. Una carriera, purtroppo, con un epilogo molto triste per la prematura scomparsa del corridore romagnolo nel 2004, che nel corso del proprio percorso agonistico si era sempre rialzato da cadute anche gravi: l’incidente della Milano-Torino del 1995 con la frattura di tibia e perone e il rischio serio della perdita dell’uso dell’arto e il crash nella tappa della Corsa Rosa del 1997 da Maddaloni a Cava de’ Tirreni, mentre percorreva la discesa del valico di Chiunzi. Pantani, infatti, finì coinvolto in una caduta di gruppo a causa di un gatto che tagliò la strada ai corridori. L’impatto contro le rocce della Costiera amalfitana gli provocò la lacerazione di un centimetro nelle fibre muscolari della coscia sinistra. Un episodio che il “Pirata” fu capace di assorbire, andando a vincere le tappe di montagna del Tour de France di quell’anno, in cima all’Alpe d’Huez e al Col de Joux Plane.

Come non ricordare il “Signore degli anelli”, Jury Chechi, pronto a lasciare il segno nelle Olimpiadi di Barcellona del ’92, ma costretto alla resa per la rottura del tendine d’Achille in allenamento, a un mese dai Giochi. Quattro anni dopo, Jury poté competere alle Olimpiadi di Atlanta, conquistando un meritatissimo oro nella sua specialità preferita, in un anno nel quale ottenne il quarto titolo continentale agli anelli.

Berrettini saprà trasformare questa ennesima grande delusione in benzina per il suo motore? Lo scopriremo.

Foto: LaPresse

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