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Volley femminile, l’Italia deve ritrovare Egonu, tutte le migliori e un ct che abbia carta bianca

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Obiettivo ricompattare squadra e ambiente. Chiunque sarà scelto per sostituire Davide Mazzanti alla guida dell’Italia del volley femminile avrà questa matassa da sbrogliare come primo, impegnativo, compito in prospettiva prima qualificazione e poi, si spera, torneo olimpico da protagonista per la squadra italiana.

Serve un lavoro diplomatico non indifferente perchè la gestione Mazzanti (che, ricordiamolo, non è l’unico responsabile di questa situazione, questo deve essere chiaro, ma è colui che ci rimetterà il posto) ha portato ad uno scollamento totale di quello che è stato un gruppo vincente e potrebbe esserlo ancora per molto tempo. Servono progetti, idee e regole da mettere sul piatto per tornare ad avere a disposizione tutte le migliori giocatrici italiane, alcune delle quali sono state messe da parte in questa estate sofferta.

Il problema principale da risolvere ha un nome e un cognome: Paola Egonu. Non è solo la più forte schiacciatrice azzurra, è un personaggio che travalica i confini del volley e ha invaso altri ambiti, che ha presa sul pubblico e che sa benissimo di essere una star con ciò che di buono, ma anche di problematico, comporta quando si deve far parte di una squadra. Egonu va rimessa al centro del progetto azzurro perchè la riprova c’è stata questa estate: con lei si va sul podio, senza di lei, al momento, non ci si va, così come la Turchia senza Vargas era una squadra di valore intermedio e con Vargas vince.

Paola Egonu deve metterci del suo e decidere se da grande vorrà fare la leader di un gruppo, oppure se si accontenterà di essere solo il braccio armato della squadra. Sia nell’una che nell’altra direzione il resto della rosa deve essere sulla stessa lunghezza d’onda, deve sapere perfettamente cosa comporta avere una star come Paola Egonu in squadra, deve essere pronta a sopportare anche qualche piccola disparità. Il tutto alla luce del sole: può essere complicato ma non è impossibile da raggiungere un equilibrio di questo tipo, senza iniziative personali o atteggiamenti di sfida che non portano a nulla.

Vanno richiamate giocatrici del calibro di De Gennaro e Bosetti, va tentata la strada di Antropova in banda, va riportata nel gruppo una giocatrice del calibro di Fahr, i cui muri sono mancati tanto alla squadra azzurra. Serve tempo, dialogo e lavoro capillare da parte di tecnici e dirigenti ma c’è di mezzo un’Olimpiade, forse due, da affrontare con una Nazionale che ha dimostrato di essere lì, con le più forti e che ha bisogno di ritrovare tutti i suoi meccanismi e magari di cercare di fare ancora meglio affinchè il sogno di un podio a Cinque Cerchi non resti tale.

Foto: Photo LiveMedia/Lisa Guglielmi

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