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Volley femminile, Mazzanti e un disastro annunciato: cambiare prima che sia troppo tardi anche per Parigi

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E adesso che si fa? Si sceglie ancora di non scegliere o si cambia la guida tecnica della Nazionale femminile dopo i fallimenti di un’estate da incubo? Un anno fa la Federazione decise che la controversa gestione di Davide Mazzanti, culminata con le polemiche post-Mondiale avrebbe comunque dato i suoi frutti. I frutti non sono arrivati, anzi, da quella decisione sono nate una serie di scelte che hanno di fatto sfaldato un ambiente che poteva invece essere ricompattato con pazienza e determinazione.

Davide Mazzanti è un ottimo allenatore, uno che ha vinto tanto nella sua carriera, che ha sempre dimostrato di avere capacità tecniche e di gestione del gruppo superiori alla media, che in Italia, se si parla di allenatori di pallavolo femminile, è sicuramente molto alta. Capita anche ai più grandi di perdere il filo, magari quando lo stesso ambiente si vive per tanto tempo, di sopravvalutare le proprie capacità, di pensare di essere in grado di vincere anche senza qualche meccanismo del motore che ti ha permesso di fare molto bene fino a quel momento.

In quella fase anche i più forti possono cadere ed è esattamente quello che è capitato ad un Davide Mazzanti che non è mai stato solo nelle sue scelte pericolose, è sempre stato supportato dai dirigenti Fipav e anche da una parte di spogliatoio che lo ha seguito fino alla fine andando a schiantarsi contro le rocce turche, olandesi, statunitensi e infine polacche, contro squadre che, fino a un anno fa, l’Italia batteva senza troppi problemi perchè era una squadra completa, irresistibile quando alzava il ritmo. Il campanello d’allarme era già suonato a Tokyo ma in pochi lo avevano sentito perchè subito spento dal successo europeo. Poi è suonato più fragoroso lo scorso anno dopo il Mondiale e stavolta c’è voluto l’intervento dei tecnici specializzati per spegnerlo ma alla fine è rimasto sempre acceso e ha risuonato fino a spaccare le orecchie di tutte le componenti dell’ambiente azzurro.

Il malessere era diffuso e tante scelte sono apparse cervellotiche, senza senso ma probabilmente ognuna era figlia delle decisioni precedenti e indietro, a quel punto, era impossibile tornare. Adesso è il momento giusto per il punto e a capo. Tirare una riga, salutare Mazzanti a cui difficilmente in questa fase sarà riconosciuto l’onore delle armi ma è giusto ricordarsi dove ha preso la Nazionale il tecnico marchigiano, dopo una Olimpiade fallimentare a Rio e un interregno firmato Cristiano Lucchi, con una squadra che brancolava nel buio e alla quale l’allenatore azzurro ha acceso luci sfavillanti che hanno portato un argento e un bronzo mondiale, un oro europeo e una vittoria in VNL, mica bruscolini.

Con un anno di ritardo serve un cambio per provare a ricompattare l’ambiente: riportare attorno allo stesso tavolo tutte le giocatrici che hanno fatto la storia e possono fare la storia da qui in poi della Nazionale azzurra da un lustro a questa parte, fissare regole precise, condivise dallo spogliatoio e applicarle rigorosamente perchè chi indossa la maglia azzurra deve accettare gli oneri prima di ricevere gli onori. Il traguardo olimpico è ampiamente alla portata dell’Italia che però dovrà impegnarsi fin dall’inizio nella prossima VNL e dunque, a differenza di altre sei Nazionali di altissimo livello, potrà riposare poco in stagione. Di riposare poco è l’augurio che spetta anche a Davide Mazzanti, allenatore che non meritava questo finale che, diciamolo, non ha fatto granchè per evitare. Deve tornare ad essere la persona giusta al posto giusto, in questo momento non lo è.

Foto Fivb

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