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Ciclismo, Garzelli: “Bagioli il miglior corridore italiano. Ganna non si snaturi, Pellizzari e Tiberi da scoprire”

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Garzelli

Abbiamo raggiunto telefonicamente Stefano Garzelli, ex professionista (dal 1997 al 2013 ndr) e oggi al commento tecnico della televisione di Stato per stilare un bilancio di questa stagione e rivolgere uno sguardo verso la prossima: “Darei una sufficienza alla nostra Italia per quest’anno, non è stata una stagione esaltante come quella dello scorso anno, ma abbiamo corridori che hanno ottenuto buoni risultati, come Filippo Ganna e Giulio Ciccone. Eravamo chiaramente abituati ad altre stagioni, ma è un ciclo“.

Nessun corridore italiano ha vinto più di due gare nel World Tour nel 2023. E’ il punto più basso della nostra storia e si può solo risalire?

“Valutando gli ultimi anni, e quindi dal dopo Nibali, devo dire di sì. Sono poche le vittorie di prestigio e soprattutto manca una formazione World Tour italiana facendo così andare all’estero i nostri giovani. Speriamo che già dalla prossima stagione si possa migliorare, ci sono dei giovani interessanti e speriamo che qualcosa si possa muovere”. 

Quale può essere la ricetta per provare a tornare competitivi tra qualche anno? 

“Avere una squadra World Tour italiana, dobbiamo partire da qui. Penso a giovani come Aleotti e Baroncini che corrono per squadre straniere e in una formazione italiana troverebbero maggior spazio. Nelle grandi corse a tappe, purtroppo, penso che per qualche anno non saremo ancora competitivi; l’unico che si può avvicinare è Ciccone, ma lo vedo meglio per la maglia a pois e a caccia di qualche tappa”. 

Aru ha recentemente dichiarato che per le corse a tappe è solo questione di DNA. Eppure Vingegaard da giovane non era un fenomeno, anzi. Lo stesso Froome. Tu cosa pensi in proposito?

“Per un Grande Giro oltre alla parte fisica c’è quella mentale e l’una non esclude l’altra. Per Froome, con il passaggio alla Sky, sono riusciti a costruire un ottimo corridore e Vingegaard invece è sbocciato forse per il non essersi logorato da giovane, cosa che succede spesso ai nostri ragazzi, dove quando passano nel professionismo sono già stanchi e non hanno quindi la capacità di mantenersi al 100% sia fisicamente che mentalmente. Secondo me in Italia stiamo entrando in un gioco troppo pericoloso e si stanno bruciando troppo in fretta le tappe, bisogna dare ai giovani il tempo di crescere con calma”. 

Bagioli ha dimostrato di avere le qualità. Ma ora cosa deve fare in allenamento per migliorare ulteriormente e arrivare a giocarsela con i vari Pogacar e compagnia nelle corse di un giorno?

“Bagioli è per me il corridore più forte che abbiamo in Italia, secondo me non gli manca niente, deve solo essere più convinto dei suoi mezzi. Ha imparato tanto alla QuickStep e ha fatto bene a cambiare squadra dalla prossima stagione per cercare nuovi stimoli. Lo vedo bene per corse di un giorno per la Liegi, il Lombardia e la Sanremo. Quest’anno secondo me al Lombardia non ci ha creduto abbastanza in discesa, perdendo quindi l’attimo”. 

Si è parlato poco dello spunto veloce sviluppato da Filippo Ganna: potrebbe rivelarsi decisivo per vincere la Sanremo o la Roubaix? I muri del Fiandre sono troppo duri per lui?

“Ganna ha una grande potenza e ha iniziato a fare delle belle volate. Alla Sanremo così come alla Roubaix se la può giocare, poi dipenderà dalla giornata chiaramente. Per il Fiandre invece dovrebbe testarsi, non deve però snaturarsi”.

Zana secondo te ricalcherà la carriera di Ciccone, ovvero cacciatore di tappe e protagonista nelle corse di una settimana, oppure può fare anche qualcosa di più?

“Penso che possa essere un ottimo cacciatore di tappe o andare a caccia di qualche maglia come quella a pois. L’ho visto bene durante la terza settimana, potrebbe provare il prossimo anno a fare classifica, ma secondo me è da capire subito per cosa si è più predisposti senza continuare a rincorrere”. 

Qualche anno fa Nibali disse di aver visto qualcosa in Antonio Tiberi: tu che idea ti sei fatto?

“E’ ancora un corridore da capire, alla Vuelta ha corso bene e nella terza settimana ha dimostrato di avere la tenuta. Tra un gregario di lusso e un capitano la differenza sta nella testa e quindi nella tenuta mentale sulle tre settimane”.

Giulio Pellizzari può essere lo scalatore che stiamo cercando?

“Potrebbe essere, però ora deve fare anche lui un salto di qualità. Sino ad ora ha fatto bene, ma quello che ci manca ora è il corridore che riesca ad emergere nel World Tour”. 

Che idea ti sei fatto sui percorsi del Giro e del Tour? 

“Sono due percorsi belli, il Giro non è durissimo perché ha delle tappe e cronometro importanti, però le frazioni di montagna non sono esasperate e le prove contro il tempo faranno la differenza. Le prime tappe del Tour sono dure, così come l’ultima settimana che è molto tosta, la settimana di mezzo è facile e quindi è un Tour che devi preparare bene e bisogna arrivare con una buona forma”. 

L’accoppiata Giro-Tour è possibile? E perché spaventa così tanto che nessuno ormai ci prova?

“E’ difficile e il Tour è troppo importante, e per le squadre e i grandi campioni è l’obiettivo principale. Correndo si rischia anche di cadere e quindi grandi campioni non rischiano un infortunio prima del Tour de France. Inoltre non è facile tenere la condizione alta per così tanto tempo e questa può essere la paura di corridori come Pogacar e Vingegaard”. 

Foto: Lapresse

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