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Editoriali

La metamorfosi di Jannik Sinner: i progressi nel fisico e nella varietà. Mirino su Novak Djokovic

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Jannik Sinner

La vittoria della consapevolezza, che più di ogni altra lo proietta in una nuova dimensione. È vero che in estate Jannik Sinner aveva conquistato il primo Masters1000 della carriera a Toronto. L’apoteosi nell’ATP 500 di Pechino, se possibile, ha un peso specifico persino superiore. Se in Canada aveva beneficiato di un tabellone ‘amico’, aggiudicandosi il torneo senza affrontare neppure un top10, nella Capitale cinese si è invece sbarazzato prima del n.2 e poi del n.3 del mondo, non lasciando neppure un set né a Carlos Alcaraz né a Daniil Medvedev.

Nella sua giovane carriera, l’altoatesino ha già sperimentato l’amarezza di cocenti delusioni, su tutte quella ai quarti di finale degli US Open 2022 contro Alcaraz, non capitalizzando un match-point a favore. L’azzurro non sopporta perdere, fatica a metabolizzare le sconfitte, ci sta male fisicamente e mentalmente per giorni. Ma ogni volta che è caduto, si è sempre rialzato più forte. I passi falsi non lo hanno piegato, semmai fortificato. “Devo imparare, non conosco altra soluzione che il lavoro“. E ogni volta testa bassa e pedalare...Vi ricordate Sinner un paio di anni fa quando si avvicinava alla rete? Un disastro, sembrava veramente negato: così formidabile nel gioco da fondo, quanto incerto e titubante in quello di volo. Oggi è un altro giocatore. Contro Alcaraz ha ottenuto ieri il 63% di punti in ben 19 discese a rete. Oggi con Medvedev il 70% su ben 33 tentativi! Il serve&volley è diventato un’arma impensabile sino a poco tempo fa. Si diceva che uno dei punti deboli di Sinner fosse l’incapacità di variare il gioco, ma è evidente come tale giudizio sia stato superato e la sensazione è che possa ulteriormente migliorare con l’esperienza.

Un altro punto debole tendente alla risoluzione è quello della preparazione fisica. Il torneo di Pechino non era iniziato sotto i migliori auspici tra influenza, raffreddore e piccoli problemi muscolari. Eppure Sinner non ha accusato la minima flessione nella fase finale della competizione, dimostrando peraltro di poter battere due grandissimi avversari come Alcaraz e Medvedev nell’arco di due giorni consecutivi: non era per nulla scontato. Un ulteriore banco di prova sarà rappresentato dal Masters1000 di Shanghai, dove l’azzurro tornerà in campo probabilmente già sabato 8 ottobre. Sin qui l’italiano ha fatto fatica (più mentale o fisica?) nel torneo immediatamente successivo ad una grande vittoria: l’estate scorsa, dopo l’apoteosi a Toronto, venne eliminato subito nel successivo Masters1000 di Cincinnati. Ecco, se ora Sinner dovesse spingersi molto avanti anche nel prossimo appuntamento cinese, allora avrebbe compiuto un nuovo e fondamentale salto di qualità. In questo quadro non va dimenticato il discorso della prevenzione e della programmazione: da tempo l’altoatesino, coadiuvato dal suo staff, ha imparato a selezionare gli eventi principali, alternando ai tornei anche alcune settimane di riposo e preparazione. Si spiega così il recente forfait per il girone di Coppa Davis a Bologna, con tutte le polemiche che ne sono seguite (a nostro avviso la vicenda si poteva gestire mediaticamente in maniera diversa, ma anche questa vicenda servirà da esperienza).

Oggi Sinner è il n.4 del mondo, risultato che in Italia avevano raggiunto i soli Adriano Panatta e Francesca Schiavone. Ha appena 22 anni ed una carriera davanti. Il prossimo obiettivo, dopo aver sconfitto Carlos Alcaraz per la quarta volta in sette confronti ed aver spezzato il tabù di Daniil Medvedev, sarà quello di imporsi anche contro Novak Djokovic. Il giorno che anche l’alieno dovesse inchinarsi al nuovo profeta del tennis italiano, allora nessun traguardo sarebbe più precluso, dall’ulteriore miglioramento nel ranking sino alla conquista di uno Slam.

Foto: Lapresse

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