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MotoGP
MotoGP, l’azzardo di Martin e l’attendismo di Bagnaia: a Phillip Island premiata una tattica conservativa
Ha vinto l’esperienza, ha perso l’esuberanza giovanile. Questa, in estrema sintesi, la morale del Gran Premio d’Australia di MotoGP. Innanzitutto perché, per la prima volta in carriera, Johann Zarco è riuscito a imporsi in una gara della classe regina. Il francese ha corso in maniera magistrale, seguendo pazientemente Francesco Bagnaia e attaccandolo solo quando ha avuto la certezza di averne di più, senza impegolarsi in controproducenti testa a testa.
Dopodiché, nel finale, il veterano transalpino ha assestato il colpo al compagno di squadra Jorge Martin, che ha pagato a carissimo prezzo l’azzardo di montare mescola morbida al posteriore. Lo spagnolo ha optato per una strategia aggressiva, rivelatasi un boomerang. È proprio il caso di usare questa metafora, alla luce del contesto in cui si è corso.
L’iberico lo ha riconosciuto immediatamente subito dopo la fine del GP. “Ho imparato una lezione, l’anno prossimo non ricapiterà”. Se si gioca con il fuoco, si rischia di scottarsi e, se si è intelligenti, si capisce di non farlo più. Phillip Island è celebre per mandare in crisi gli pneumatici, che su questo tracciato sono sovente sottoposti a forte stress. Non a caso, in tempi recenti l’abitudine era quella di vedere gare di gruppo e arrivi in volata. Le fughe per la vittoria sono passate di moda, perché diventate impossibili. Il venticinquenne madrileno ha provato a “spaccare in due la gara”, ma gli è andata male.
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In tutto ciò, il già citato Bagnaia ha corso bene, con attendismo e opportunismo. Pur in difficoltà con il set-up della sua Ducati, pur senza essere il più veloce del lotto, ha saputo artigliare un secondo posto preziosissimo nella rincorsa al Mondiale, cogliendo immediatamente qualsiasi opportunità fornita dalla bagarre finale. Si è gettato all’interno di Brad Binder e Fabio Di Giannantonio non appena ha visto il varco giusto, senza forzare i tempi o azzardare manovre spericolate.
Dal rischio di perdere 12 punti, Pecco si è trovato a guadagnarne 9. Uno swing di 21 lunghezze costruito tutto con l’esperienza e la saggezza, le quali fanno indubbiamente leva sulla consapevolezza che può avere chi un Mondiale lo ha già vinto e sa di avere le carte in regola per concedere il bis. È ancora lungo, il match con Martin, ma tra Mandalika e l’Australia l’italiano ha assestato due violenti colpi allo spagnolo dopo averlo patito per tante riprese.
Foto: La Presse