Ciclismo
Mountain bike: Martina Berta la nota lieta del 2023 azzurro, tra gli uomini è il momento di rifondare
La tappa canadese di Mont-Saint-Anne ha messo la parola “fine” sulla stagione di Coppa del Mondo di mountain bike. Da un lato la vittori della tradizione e della continuità, con Nino Schurter in grado di prendersi la nona affermazione nella classifica generale; dall’altro il nuovo che irrompe sulla scena cambiando gli orizzonti e le abitudini, con la giovanissima Puck Pieterse che ha dominato la stagione dall’inizio alla fine.
Il momento è dunque giusto per tracciare un piccolo bilancio di quello che è stato questo 2023, e lo facciamo concentrandoci su rappresentati della nazionale italiana, sia in campo maschile che in quello femminile. Una stagione a due facce per i colori azzurri, e se vogliamo in controtendenza con quanto visto negli ultimi anni. Andiamo a vedere perchè.
Partiamo dalle note positive e dunque dal settore femminile. La grande protagonista della stagione azzurra nel cross country è stata senza dubbio Martina Berta. La 25enne torinese ha compiuto un netto ed evidente salto di qualità in questa stagione, passando da un’atleta da top10 e poco più ad una in grado di giocarsi il podio in quasi ogni tipo di percorso, centrando l’ingresso nelle prime tre due volte, una in Val di Sole ed una a Snowshoe.
Per lei un quinto posto finale nella classifica generale che certifica la sua presenza tra le atlete più costanti e più performanti della stagione. In un momento di transizione per il cross country, in cui tante giovani stanno provando ad emergere, Martina Berta ha lasciato intravedere segnali più che positivi per il futuro.
Decisamente meno esaltante invece la stagione del settore maschile, che veniva dall’exploit di Luca Braidot nel 2022 e che partiva dunque con aspettative importanti. Invece il bronzo europeo del trentino, risultato comunque di grande spessore, è rimasto l’unico acuto di una stagione decisamente sotto tono.
Se Luca Braidot non è riuscito a fare da leader come lo scorso anno, anche le “seconde linee” non hanno mostrato i miglioramenti sperati. Filippo Fontana è sembrato spesso lontano dall’elite ed anche dai suoi coetanei, mentre il finale di stagione di Juri Zanotti ha lanciato qualche piccolo bagliore di speranza.
Nel complesso dunque una stagione con elementi positivi, su cui è possibile costruire in vista del futuro, ma anche una stagione in cui è sembrato ancora più evidente rivedere le strutture della disciplina nel nostro paese, che pure conta molti praticanti. Se la qualità dei risultati è stata manchevole, anche a livello quantitativo l’Italia non sembra produrre ad alto ritmo. Appuntamento al 2024 per vedere se qualcosa si muoverà nella giusta direzione.
Foto: Photo LiveMedia/Roberto Tommasini