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Parla uno dei maestri di Sinner: “A calcio segnava sempre, ha lasciato lo sci per un motivo. E il rovescio…”

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TennisMania Speciale Shanghai Masters, appuntamento condotto da Dario Puppo sul canale YouTube di OA Sport, con la partecipazione del commentatore di Eurosport Guido Monaco, è intervenuto Andrea Spizzica, tra i primi maestri di Jannik Sinner.

La nascita dell’associazione dove ha iniziato Sinner: “L’associazione che avevamo costituito insieme al maestro storico di Brunico, che è Heribert Mayr, con cui tuttora continuiamo a collaborare, era stata proprio creata per dare un servizio a tutte le associazioni della Val Pusteria. Sono zone bellissime, ma tennisticamente parlando c’era relativamente poco, che poi non è proprio vero perché insomma Karin Knapp è di una valle che incrocia proprio la Val Pusteria a Brunico, però ad ogni modo i numeri sono sempre bassi. Ogni paesino ha i due campi da tennis, il campanile, il campo da calcio: insomma è più o meno così, quindi c’è molta dispersione e non c’era, a mio modo di vedere, qualità dei maestri. Non c’erano maestri certificati FITP e di conseguenza siamo partiti in due fino ad arrivare ad un certo punto dopo pochi anni ad avere una rete di nove-dieci maestri che lavoravano con noi. Era molto faticoso perché per una rete del genere in tutta la Val Pusteria comprendeva circa 500 bambini, ma in dieci circoli, quindi un maestro magari stava 2-3 giorni da una parte e poi 2-3 giorni dall’altra, ma organizzativamente parlando era molto difficile, però in quel periodo abbiamo avuto proprio le soddisfazioni maggiori, perché la qualità dei ragazzi è molto alta a livello motorio, perché ancora, diciamo, vivono in strada“.

Poi l’incontro con Jannik Sinner: “Abbiamo avuto parecchi ragazzi di livello nazionale under, difatti abbiamo avuto molti risultati in quel periodo e tra questi un giorno capitò che proprio Heribert Mayr, il maestro che si occupava dell’Alta Pusteria, mi disse ‘Guarda c’è questo ragazzino, gioca molto bene’ e lo portò a Brunico, in sostanza, e giocammo la prima volta. Io mi ricordo ancora, era un anno che stavo a Brunico, lui l’italiano lo masticava pochissimo, e la mia attuale compagna mi faceva un po’ da interprete, ci giocava anche lei, anche lei era un’ex giocatrice, è stata una prima categoria, quindi giocavamo con questo ragazzino, e da lì in poi è iniziata: non ha mai giocato tanto, perché faceva vari sport, tra i quali eccelleva nello sci. Ciò non toglie che anche nei giochi con la palla era molto buono, perché mi ricordo che ogni tanto con la scuola andava a giocare a calcio e segnava sempre, insomma era abbastanza portato in generale. Andando avanti col tempo ha incrementato gli allenamenti, ma ripeto mai più di 2-3 volte a settimana, e magari si divideva, veniva una volta con me, una volta col maestro Heribert Mayr, o due volte e una volta, e il resto giocava anche con il papà. L’attività si svolgeva d’estate principalmente, perché d’inverno lui sciava fino ai 10-15 anni, insomma parliamo di un vicecampione italiano a livello di sci. D’inverno giocava una o due volte a settimana, ma non di più. All’inizio, fino agli undici anni, una volta, poca cosa. Devo dire che io non mi attribuisco e noi non ci attribuiamo dei meriti, l’unica cosa è avergli dato dei contenuti adeguati, perché quando giocano così poco, quantomeno se riesci a dare dei contenuti adeguati, ad un materiale umano così buono, sicuramente hai qualche risultato, ma poi dopo lui li manteneva questi contenuti, non c’era bisogno neanche di troppa ripetizione. Nel momento in cui ha cominciato a giocare un po’ più volte, e d’estate giocava di più chiaramente, un po’ per la disponibilità dei campi, un po’ per la disponibilità anche delle persone che potevano giocare con lui, li consolidava. Ecco, tutto lì“.

Il momento in cui è davvero venuto fuori il talento di Sinner: “Da piccolo devo dire che lo vedevamo poco, poi non giocava tantissimo, otteneva ottimi risultati, poi fece semifinale al Lambertenghi: è un torneo dove il livello è alto, quindi insomma effettivamente fare semifinale in un torneo del genere era, per la quantità di allenamento che lui faceva, un’impresa, e calcola che l’anno dopo si ripeté nell’Under 13, quindi ha fatto bene, vinse il Master Nike, andò a fare il Master Nike con la compagine italiana e la persona che mi disse ‘Guarda, Andrea, se cresce può diventare buono’ è un altro romano in Alto Adige, Manuel Gasbarri. Insomma, dopo quattro anni entrava in top ten, non pensavamo mai che potesse diventare così buono, però insomma aveva sicuramente grosse qualità che poi ha sviluppato, chiaramente, da Riccardo Piatti“.

Le caratteristiche di Jannik Sinner agli inizi: “Lui aveva una grande voglia e passione per il tennis, devo dire che con noi è vero che giocava poco, ma giocava molto a casa sua con il papà quando aveva il tempo, quando aveva la possibilità, e mi ricordo ancora quando gli chiesi una volta ‘Cosa ti dice quando giochi con il papà?’, ‘Non mi dice tanto, mi dice: stai fermo con i piedi di rovescio, blocca bene i piedi e tira forte’. Quando Jannik poi fece il suo percorso a Bordighera aveva rovescio e servizio molto buoni, la parte destra era leggermente inferiore al resto, ma ha lavorato molto bene e a me personalmente piace molto come lavora Piatti, e la sua idea tecnica molto pulita, molto essenziale ma efficace, quindi poi ha aggiustato sicuramente anche quello, ma di base aveva rovescio e servizio molto buoni pur non avendo una grande statura ed essendo leggerino ancora“.

Il momento della scelta verso il tennis: “Noi dovevamo sostanzialmente a un certo punto fargli avere dei risultati simili allo sci, perché ad un ragazzino come glielo spieghi? ‘Guarda che a tennis non giochi male, però nello sci sei uno dei primi!’ In quel periodo ha portato avanti queste serie di risultati che l’hanno portato a cambiare il suo punto di vista, ecco. Prima vedeva magari lo sci sopra tutto, successivamente ha cominciato a vedere il tennis e poi lui adesso racconta che chiaramente con il tennis è più facile, perché si può sbagliare, effettivamente io ho una figlia che scia a buon livello ed è un casino: sbagli una porta e sei fuori. Quindi ha ragione“.

Un possibile vantaggio dall’aver iniziato più tardi a dedicarsi completamente ed esclusivamente al tennis: “Quando ha iniziato a giocare tanto è arrivato fresco, giocando meno perdi qualcosa, però si vedono ragazzi di 12-13-14 anni ormai a fare l’attività professionistica, si vedono questi picchi pazzeschi e poi dopo arrivano a 14 anni spremuti. Nei vari passaggi, che sono stati sempre fatti nel modo giusto, Jannik è arrivato a 14-15 anni che era estremamente fresco perché non aveva quasi esperienza. Lui è una persona molto focalizzata su quello che fa, e tutto quello che riguarda l’esterno lo lascia fuori di conseguenza, è così che si deve fare, dalle cose buone alle cose meno buone. Lui è un ragazzo molto intelligente, che ha sviluppato questa qualità, è ben protetto dal suo team ed è la strada giusta“.

IL VIDEO DELLA PUNTATA COMPLETA DI TENNISMANIA

https://www.youtube.com/watch?v=xqf2x6PN_Qk

Foto: LaPresse

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