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Pattinaggio Artistico
Pattinaggio artistico, Skate America 2023: Malinin passa i 300, Chock-Bates solidi. Ma vince una preoccupante ciclicità
Il pattinaggio artistico sembra essere entrato in uno strano e preoccupante loop. In una sorta di versione invernale de “Il giorno della marmotta“, apprezzato lungometraggio di Harold Ramis, la disciplina vive ormai da tempo un processo di preoccupante ciclicità, con le solite gare contrassegnate dalle solite perplessità riguardo il sistema di giudizio, e i soliti atleti sparati nell’olimpo non rispecchiando a pieno i reali valori mostrati sul campo e i soliti commenti da parte degli utenti che, alla fine dei giochi, restano tutti insoddisfatti. Skate America, primo appuntamento del circuito ISU Grand Prix andato in scena la scorsa settimana in Texas, non ha fatto eccezioni proseguendo il canovaccio.
Il grande protagonista è stato, senza alcun dubbio, il cosiddetto “Quad God” Ilia Malinin che, per l’occasione, si è iscritto nel registro di coloro che sono riusciti a varcare la soglia dei 300 punti, raggiungendo il più forte di tutti i tempi Yuzuru Hanyu (ma quanto ci manchi?), Nathan Chen, Shoma Uno e Yuma Kagiyama, tutti atleti medagliati olimpici.
Un risultato ovviamente significativo, raggiunto grazie a un pacchetto tecnico molto importante spalmato tra short e free: nel corto infatti lo statunitense si è fatto spazio sciorinando il quadruplo toeloop, la combinazione quadruplo lutz/triplo toeloop e il triplo axel. Nel libero invece, pur rinunciando al quadruplo axel, Malinin ha invece atterrato quattro salti da quattro giri di rotazione, prendendo il largo soprattutto con gli elementi eseguiti in zona bonus: stiamo parlando del quadruplo lutz agganciato ad euler/triplo salchow, al quadruplo toeloop in catena con il triplo toeloop e alla super sequenza triplo lutz/triplo axel, raggiungendo così quasi 56 punti solo con il GOE, poi sommati a tutto il resto.
Pattinaggio artistico: Malinin vince Skate America 2023 sfondando il muro dei 300 punti
Ma il problema in Malinin non è certamente il reparto tecnico, bensì la ricezione della giuria sulle components che, incredibilmente, tendono ad essere davvero elevate rispetto a quanto fatto effettivamente. Si tratta di un aspetto purtroppo molto comune nel pattinaggio odierno, in questa occasione accentuato particolarmente dalla presenza del secondo classificato Kevin Aymoz che, seppur con il libero decisamente work in progress, ha sfoggiato proprio tutte quelle caratteristiche dove l’americano fatica: dal molleggio alla proprietà dell’attrezzo passando per la qualità e la profondità dei passi e degli elementi di transizione. La distanza tra i due nel secondo punteggio, appena sei punti a favore del transalpino, grida ancora vendetta e non lascia presagire buone cose sul futuro. Ma oramai ci siamo abituati.
In campo femminile la sempre più apprezzata Loena Hendrickx ha invece ottenuto il secondo successo della carriera in una tappa di Grand Prix ritoccando il suo personal best raggiungendo quota 221.28; un vero lusso per una pattinatrice europea non russa, anche se anche in questo caso non mancano alcune perplessità legate sempre al riscontro nelle components. Si conferma in forma inoltre la giovane statunitense Isabeu Levito, altra che potrebbe recriminare nel secondo punteggio. Brava poi l’estone Niina Petrokina ad approfittare della strana battuta d’arresto di tutta la compagine asiatica, in particolare quello sudcoreana (solitamente molto florido) con una sempre più irriconoscibile Young You e con Seoyeong Wi, entrambe relegate agli ultimi posti della classifica
Nella danza l’unico spunto d’interesse riguardava lo stato di forma di Madison Chock-Evan Bates, i quali a differenza della passata stagione hanno fin da subito cominciato con il piede giusto, guadagnando il riscontro più alto di specialità fino a questo momento (212.96) e confermando, in attesa di Gilles-Porier, di poter tenere ben salda la leadership del movimento. Sarà dunque interessante vedere il primo confronto con gli azzurri Guignard-Fabbri, programmato ( se tutto andrà per il verso giusto) in occasione delle Finali di Pechino.
Non tanti gli argomenti offerti infine nella prova delle coppia d’artistico, dove i tedeschi di scuola italiana Annika Hocke-Robert Kunkel hanno rispettato i favori del pronostico vincendo una gara dal livello purtroppo basso in cui sono arrivate molteplici sbavature. Una fotografia che forse più di altre riflette lo stato di forma di una disciplina in totale fase di stallo, salvata di tanto in tanto da alcuni attori (molti dei quali italiani, fortuna nostra vuole) che tentano di alzare l’asticella tecnica e artistica.
Foto: LaPresse