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Rugby, da 4 lustri il Mondiale è un monopolio delle nazioni dell’Emisfero Australe. L’Europa non riesce a colmare il gap

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Freddie Steward

Sarà Sudafrica-Nuova Zelanda la finale della Rugby World Cup 2023 che si sta disputando in Francia. La finale più attesa dopo l’eliminazione di Irlanda e Francia (proprio da parte delle due finaliste, ndr.) nei quarti di finale. E, ancora una volta, a giocarsi il titolo iridato sarà l’Emisfero Sud. Che dal 1987 a oggi ha dominato quasi ininterrottamente la Coppa del Mondo della palla ovale.

Con quella di quest’anno, infatti, saranno nove volte su 10 che la Coppa del Mondo viene alzata da una squadra downunder. Unica eccezione, nel 2003, quando l’Inghilterra batté l’Australia proprio in Australia con il leggendario drop di Johnny Wilkinson nei supplementari. Ma da allora, 20 anni fa, la musica non è mai cambiata. Tre successi a testa per All Blacks e Springboks e due vittorie per l’Australia lo score iridato nella storia del torneo. Ma non solo.

Nelle ultime 5 edizioni, cioè da quella dopo la vittoria inglese, in semifinale sono arrivate 13 formazioni dell’Emisfero Sud su 20, con l’imbarazzante edizione in Inghilterra del 2015, quando tutte e 4 le semifinaliste erano del sud del mondo. Quella di quest’anno, poi, sarà la terza finale su 10 in cui si sfidano due squadre dell’Emisfero Sud, dopo Sudafrica-Nuova Zelanda del 1995 e Nuova Zelanda-Australia proprio del 2015.

Numeri devastanti che mostrano la superiorità dell’Emisfero Australe negli ultimi 20 anni, ma anche fin dalla nascita della Rugby World Cup. E non dimentichiamo che nelle prime due edizioni, quelle del 1987 e del 1991, non partecipava il Sudafrica, escluso a causa dell’Apartheid. Insomma, i numeri sarebbero potuti essere addirittura più netti a favore delle nazionali downunder in una Coppa del Mondo che è sempre più un affare loro.

Foto: LaPresse

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