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Ryder Cup 2023: Europa, è il trionfo di Luke Donald, Fleetwood e Roma. I migliori 3 hanno fatto la differenza contro gli USA
Alla fine, l’obiettivo l’Europa l’ha centrato. I rischi presi da Luke Donald sono valsi la candela: aveva sei scelte a disposizione, oltre ai sei posti automatici, e, dopo il quasi ovvio quartetto Fleetwood-Straka-Lowry-Rose, si è preso la responsabilità di portare Nicolai Nicolai Højgaard e Ludvig Åberg. Una connection del ponte di Oresund difficile a prevedersi, ma alla fine risultata una scelta vincente.
Questo è il trionfo di un capitano che ha saputo girare la sfida fin dall’inizio. Per inizio non s’intende il primo tee shot, ma il momento in cui Melissa Satta gli ha dato la parola nella cerimonia di apertura. “Benvenuti alla Ryder Cup, che rappresenta per me il momento più importante della mia carriera golfistica“. Poche parole, dette in italiano, sono bastate a cancellare ogni singolo atto e fatto compiuto da Zach Johnson nei minuti precedenti. Un discorso talmente capace di caricare la folla e i giocatori che ha creato realmente le premesse per un 4-0 del primo giorno che, a quanto pare, ha un protagonista.
Quell’uomo è Edoardo Molinari. Non pago di aver letteralmente spianato la strada all’ingresso di Åberg nel team (con la fattiva collaborazione dello svedese, leggere alla voce Crans Montana, Omega European Masters), la conferenza stampa successiva alla premiazione ha fatto capire come a Dodo si debba molto in quel senso. Nelle prime tre sessioni per cinque volte è stata vinta dagli europei, un dato impressionante che dimostra come questa sia stata interpretata a meraviglia.
Ryder Cup 2023: Europa in trionfo, USA battuti 16,5-11,5. A Roma è festa per il team di Luke Donald
E se lo spirito di squadra del team europeo ha conquistato il pubblico, se le magie createsi alla buca 18 il venerdì hanno avuto un senso, se tutto quello che è accaduto lo si è vissuto in un’aria di festa, compresi a loro modo i cappelli sventolati a Patrick Cantlay per la vicenda del suo non averlo indossato, tanto merito va al pubblico. Un pubblico, quello giunto al Marco Simone Golf & Country Club, che è stato composto da un vero e proprio mix di popoli e generazioni. Irlandesi, austriaci, norvegesi, spagnoli, svedesi, inglesi, scozzesi. Italiani, naturalmente. Ma si sono visti anche tedeschi e altri di Paesi che non avevano figure chiamate in Ryder Cup. Il tutto oltre, naturalmente, a diversi americani. Un ambiente tranquillo, allegro, sempre a rientrare nello spirito del golf. Il tutto con svariate decine di migliaia di persone a prendere ogni volta d’assalto i green.
L’eredità della Ryder Cup romana è questa, e lascia in dote anche alcuni dati che, a livello golfistico, valgono. I primi 3 dell’Europa (McIlroy, Rahm, Hovland) hanno combinato un record di 9-2-3, i primi 3 degli USA (Scheffler, Cantlay, Schauffele) un 3-7-2. Scheffler, peraltro, è diventato il primo numero 1 del mondo in carica a non vincere neppure un punto in una specifica edizione di Ryder. Nondimeno, Tommy Fleetwood. Nel 2018 si era trascinato a vicenda con Francesco Molinari e, oggi che lo ha avuto a fianco come vice, è riuscito a chiudere lui stesso i conti. Come una connessione che si rinnova, per certa misura.
La prima Ryder della storia disputata in Italia finisce qui. L’appuntamento è a Bethpage Black tra due anni, ed è uno dei percorsi più notoriamente difficili esistenti. Naturalmente, considerandone la sua chiave americana. In quella europea, per stavolta, c’è tanto da sorridere. E le sensazioni, per chi le ha vissute, difficilmente se ne andranno.
Foto: LaPresse