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Sci Alpino
Sci alpino, la Coppa del Mondo partirà da Sölden? Cominciare nell’ottobre da 30°C è sempre più anacronistico
Siamo ormai giunti al mese di ottobre, quello che da tradizione apre la Coppa del Mondo di sci alpino. Anacronistico scriverlo in un momento in cui l’Europa occidentale è ammaliata da Apollo. Non la divinità della musica e della medicina nella mitologia romana, bensì un poderoso anticiclone di matrice africana che sta generando una decisa recrudescenza estiva.
Alle nostre latitudini, nelle ore più calde della giornata, si registrano temperature anche superiori ai 30° C. Fatte le dovute proporzioni, la situazione non è dissimile sul Ghiacciaio del Rettenbach, dove si svolgerà l’ouverture della stagione 2023-24. Nonostante i 2.600 metri di quota, la colonnina di mercurio si issa allegramente oltre i 10° durante la giornata, scendendo appena appena sotto lo zero in prossimità dell’alba (sempre che scenda sotto lo zero, non accade ogni notte).
Vero che l’opening è programmato nel weekend del 28-29 ottobre, dunque tra poco meno di un mese, cionondimeno Apollo non sembra intenzionato a mollare la presa in tempi rapidi. Dinamica destinata a mettere in difficoltà gli organizzatori dell’appuntamento. Niente di nuovo, dirà il lettore più realista, ormai questa situazione è la normalità. Verissimo.
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“Anacronistico” è il termine chiave. Il dizionario definisce il termine come qualcosa “che non corrisponde, o contrasta, con le esigenze o le caratteristiche del proprio tempo”. Qui casca l’asino. Anzi, “da liegt der Hase im Pfeffer”. “Qui finisce la lepre nel pepe”, come si dice in Austria, dove lo sci alpino è sport nazionale e la tappa di Sölden è strategicamente collocata a ridosso della festa nazionale del 26 ottobre. Non si può ignorare la realtà dei fatti. In questa fase storica il clima è cambiato rispetto ai decenni precedenti, gli inverni sono più brevi e le nevicate sono diminuite.
Il concetto stesso di “sport invernale” presuppone una stagionalità. Se quella stagione non c’è, la disciplina non può essere praticata. Peraltro, anche mandandola in scena, non avrebbe modo di far presa sul pubblico generalista, padre-padrone dei fasti e delle miserie di qualsiasi attività. Senza la massa, non c’è business. Senza business, le risorse economiche sono limitate. Senza risorse economiche, si chiudono baracca e burattini.
Oggi come oggi, alla proverbiale “Casalinga di Voghera”, che può ritirare in un amen i panni asciugati dalla calura ottobrina, non verrebbe mai in mente di svagarsi con lo sci. Se “all’elettricista Luigi” piace uscire a camminare, perché mai un sabato mattina dovrebbe restare rintanato in casa a seguire Lara Gut o Marta Bassino se la giornata è splendida e tiepida? Se il “muratore Alvaro” adora pescare, perché dovrebbe rinunciare a una delle ultime domeniche di bel tempo sul fiume per barricarsi fra le mura domestiche a guardare Marco Odermatt o Alexis Pinturault?
Insomma, è chiaro il messaggio? Gli sport invernali sono come la frutta e la verdura. Hanno, appunto, una stagionalità. Se ottobre diventa un mese tardo-estivo, non ha più senso dar fuoco alle polveri in questo momento. Alla gente comune, lo sci, con il caldo non interessa.
Poi gli austriaci, come al solito, magari salveranno Sölden per il rotto della cuffia. Però il mondo è cambiato e la natura insegna che chi non si adatta, si estingue. Con buona pace di fiere, tradizioni e Nationalfeiertag.
Foto: La Presse