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Tennis, Barazzutti: “Sinner ha il gioco per uno e più Slam. L’Italia trascura il doppio in Coppa Davis”
L’Italia ha il suo campione? Sembrerebbe di sì. Jannik Sinner si è portato a casa il titolo dell’ATP 500 di Vienna, quarto torneo vinto in questa stagione dall’altoatesino. Un evento dal valore notevole, ben oltre i 500 punti. Gli avversari sconfitti da Jannik sono stati considerevoli e il successo contro Daniil Medvedev in Finale ha rappresentato la ciliegina sulla torta.
Una partita durissima nella quale Sinner ha saputo accettare il confronto fisico e tecnico con il russo, avendo un rendimento migliore del moscovita e sconfiggendolo per la seconda volta consecutiva dopo quanto è accaduto nell’atto conclusivo di Pechino. Di questo e anche di altro abbiamo parlato con Corrado Barazzutti, ex tennista di alto livello e capitano di Coppa Davis e di Fed Cup.
Corrado, bentrovato. Ora che Jannik Sinner ha migliorato il suo primato di vittorie stagionali nel circuito ATP, come si sente?
“Di sicuro non stupito, era prevedibile che Jannik sarebbe riuscito a fare meglio di me e riscriverà una storia tutta sua“.
Siamo reduci dalla Finale di Vienna, come ha fatto secondo lei a sconfiggere Medvedev, che fino a Pechino era una sorta di enigma per l’altoatesino?
“Quando si analizzano le prestazioni di Jannik, si parla spesso dei miglioramenti al servizio, dell’esecuzione del gioco di volo e di altri particolari. Per me, il fattore discriminante vero però è la capacità di essere costante nel corso del match. Sinner è uno straordinario colpitore da fondo e avere qualche soluzione in più è un vantaggio, ma quello che conta maggiormente è avere sempre meno pause. In passato, anche per la giovane età, lui commetteva più errori dei suoi avversari, specialmente sui punti importanti, e questo non gli ha permesso di imporsi quando ha giocato contro tennisti della top-5“.
Ritiene quindi che il segreto della vittoria contro Medvedev sia una versione più consistente?
“Assolutamente sì, lui deve puntare alla solidità ed è stato solido nell’ultimo mese, come quando ha vinto a Pechino e ieri. Avendo una percentuale di prime in campo alta e sbagliando meno, ha potuto esprimere il suo tennis straordinario di pressione e per battere un giocatore come Medvedev doveva fare meglio di lui. Ci è riuscito“.
Del resto, l’aver ottenuto molti più punti negli scambi oltre i nove colpi da parte di Jannik nel confronto di Vienna è stato emblematico. Che cosa ne pensa?
“Senza dubbio, lui ha trovato delle soluzioni che potessero consentirgli di tenere botta al russo nello scambio prolungato e avendo più opportunità per realizzare il vincente”.
Questo Sinner come si presenta quindi alle ATP Finals?
“Dipende da quello che farà a Parigi-Bercy. Se dovesse andare molto avanti, per me, corre il rischio di arrivare un po’ stanco a Torino, ma non lo conosco abbastanza da questo punto di vista per accertarne il recupero da un torneo all’altro. Certamente, se Sinner dovesse stare bene fisicamente come a Vienna, può essere un possibile vincitore a Torino“.
E per gli Slam cosa ci dice?
“In quel caso è da capire come riuscirà a gestire le due settimane. Finora, ha dimostrato dei limiti nella tenuta atletica, ma io credo dipenda anche dall’esperienza. L’aver disputato anche quest’anno delle sfide tirate nei Major gli sarà molto utile, con questa ulteriore consapevolezza nel proprio tennis. Ha il gioco per vincere uno e più Slam“.
A Pechino l’abbiamo vista nell’angolo di Simone Tartarini, al seguito di Lorenzo Musetti. C’è una collaborazione tecnica?
“No, sono solo molto amico con Tartarini e mi piace molto Musetti come gioca a tennis, per cui se ho la possibilità lo seguo volentieri“.
Musetti che sta vivendo una stagione tra alti e bassi. Un andamento al di sotto delle aspettative?
“Sinceramente no, perché comunque quest’anno ha ottenuto il suo best ranking e ha disputato ottime partite. Certo, ne ha perse alcune che non doveva, ma rientra nel processo di crescita di un giocatore che ha 21 anni. Noi siamo portati a essere molto severi, lo siamo spesso anche con Sinner, ma non ci si rende conto di cosa questi ragazzi stiano facendo. Io credo molto in Musetti e sono convinto che farà vedere grandi cose“.
Un altro tennista che si è messo particolarmente in evidenza è stato Matteo Arnaldi. Lei lo conosce bene, quali sono le sue caratteristiche principali?
“Matteo è un ragazzo che ha una testa da grandissimo giocatore. Ha un tennis aggressivo, sa colpire la palla forte e in questo 2023 ha compiuto dei passi da gigante. L’Italia può puntare su di lui perché è un grande tennista, che migliorerà ancora“.
A proposito di Italia, parliamo della Coppa Davis. Non ci sarà a disposizione Matteo Berrettini in una Finale Eight in cui mancano squadre importanti. E’ un’occasione da sfruttare?
“Indubbiamente le assenze di Spagna, USA e Russia pesano. La nostra è una squadra molto forte, capace di vincere anche nonostante i casini fatti da qualcuno…La mia speranza è che si vinca sempre i singolari, perché trovo che il doppio sia un po’ trascurato in casa Italia. Almeno, dalle pre-convocazioni posso dire questo. Dipenderà chiaramente anche dalla condizione dei ragazzi, ma a mio parere dovremmo sfruttare un doppio collaudato e non improvvisato“.
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