Motocross

Andrea Adamo: “Vorrei rilanciare il motocross come ai tempi di Cairoli, nel 2024 resto in MX2”

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Due anni dopo il ritiro dalla MXGP di Tony Cairoli, l’Italia del motocross è tornata a sorridere nel 2023 grazie alla splendida impresa di Andrea Adamo. Il giovane pilota di Red Bull KTM Factory Racing ha infatti vinto a sorpresa il Mondiale MX2, regalando al movimento azzurro un titolo iridato che mancava dal 2017 (nella classe regina con Tony) e diventando il primo italiano a trionfare nella 250cc dal 2007 (anche in quel caso fu TC222 ad imporsi).

Nato a Erice (in provincia di Trapani) il 22 agosto 2003, Adamo è siciliano proprio come Cairoli e sogna di riportare il Bel Paese ai vertici globali della disciplina in futuro anche in top class. Reduce da un ottimo Cross delle Nazioni, in cui è salito sul terzo gradino del podio con la maglia azzurra insieme ai compagni di squadra Alberto Forato e Andrea Bonacorsi, il ventenne di Calatafimi ha parlato ai microfoni di OA Sport ripercorrendo le tappe della sua stagione da sogno e tanti altri temi interessanti.

Quando hai iniziato ad appassionarti di motocross?

Un momento preciso in realtà non c’è. Mio papà è sempre stato un appassionato di motori, anche se di moto da strada, e quindi sono sempre stato nell’ambiente dei motori anche quando ero piccolo. Avevamo degli amici che andavano in moto e moto da cross, e quindi nel weekend quando non avevamo nulla da fare andavamo a vederli e da li ho iniziato un po’ ad appassionarmi. Poi a 3 anni mi hanno regalato la prima moto e da li è partito tutto“.

Hai solo 20 anni e sei già campione del mondo della MX2, lo vedi come un traguardo o un punto di partenza?

Sicuramente un traguardo per quanto riguarda i miei obiettivi: che prima era vincerne uno e l’ho fatto. Per adesso mi sto ancora godendo la vittoria del mio primo titolo. Da questo punto partiranno delle nuove ambizioni, e quindi lo vedo come un ‘doppio punto’, sia di arrivo ma anche di partenza. Se non avessi più obiettivi allora converrebbe smettere perché correre senza nessun tipo di traguardi non è interessante come correre con un obiettivo“.

La costanza nelle gare è sicuramente una delle componenti che ti hanno permesso di agguantare il tuo primo mondiale quest’anno, ma nelle ultime, hai avuto quel timore di rovinare la tua annata?

Durante l’anno una cosa in cui penso che sono stato più forte delle altre sia stata la costanza. La maggior parte delle gare le ho terminate sul podio e in 19 gare solo due volte sono finito fuori dalla top 5. Questi sono dati importanti, numeri che poi in un Campionato così lungo, alla fine, ti fanno fare la differenza. Sì, alla fine del Campionato ho iniziato ad avere un po’ di timore, diciamo che per me era tutto nuovo, un team nuovo (che era come se non l’avessi sentito perché mi ha fatto sentire subito a casa), subito sul podio alla prima gara e dopo 6-7 mi sono ritrovato con la tabella rossa. Ho iniziato a realizzare che la possibilità di diventare campione del mondo si facesse sempre più concreta, e allora un po’ di timore nel rovinare tutto viene, è uno sport abbastanza imprevedibile e pericoloso, quindi non è facile certe volte controllare le emozioni“.

Nell’arco della competizione, come ci descriveresti il tuo rapporto con la moto? Vedresti a tuo avviso degli ulteriori miglioramenti?

C’è del margine di miglioramento, sennò è un problema. Siamo a un buon punto, però non significa che ci dobbiamo fermare, dobbiamo essere orgogliosi di essere arrivati dove siamo adesso, però bisogna continuare a pedalare perché gli altri avversari e le altre marche di moto sicuramente non è che si fermano… Bisogna quindi impegnarsi per cercare di fare ancora qualche altro step“.

Pensi di rilanciare il motocross in Italia dopo Antonio Cairoli?

Dopo Tony il motocross italiano ha un po’ sofferto, è andata via una leggenda, non solo del motocross italiano, ma anche in generale. Era palese e scontato che soprattutto l’Italia soffrisse del suo ritiro dalle competizioni. Si è sentita questa cosa. Però ho anche sentito che quest’anno nell’ultima gara a Maggiora, rispetto alla prima, c’era stato il doppio della gente, considerando anche il pubblico italiano, che è venuto a vedere, significa che qualcosa di buono si è fatto. Ho visto che c’è stato un cambiamento, quasi una ricreduta del popolo italiano. Non penso che al momento si possa dire se io sia capace di rilanciare il motocross italiano come aveva fatto Antonio. Però mi piacerebbe rilanciarlo come ai tempi, perché ne abbiamo bisogno ed è bello vedere tutta la gente ai GP d’Italia che viene a tifare e viene per noi. Quindi spero di farlo“.

Hai qualcosa che vorresti prendere da lui?

Se potessi prendere da lui qualcosa penso che prenderei tutto, perché ha vinto 9 titoli. Mi piacerebbe prendere parecchio da lui. Quest’anno ho avuto la fortuna di lavorare, oltre che con Joël (Smets, ndr), anche con Antonio quindi ho sempre chiesto e mi sono sempre informato sul come si comportava e come si approcciava alla gara, e su tante cose…  Anche sul cosa mangiava. Anche se poi ho sempre continuato a seguire le mie abitudini e ho sempre chiesto e mi sono informato su Antonio perché c’è solo da prendere esempio. Sono veramente orgoglioso di aver avuto la possibilità di lavorare a stretto contatto con lui”.

Siete entrambi siciliani, come vedi il futuro del motocross nella tua regione? E in Italia?

Purtroppo il futuro del motocross nella mia regione lo vedo così così sinceramente. Capisco che non è facile dalla Sicilia spostarsi o seguire il Campionato italiano perché è quasi come fare un Campionato Europeo o forse anche di più. Però qui mancano le piste e bisogna fare qualche step. In tutta l’era di Antonio se ne sono fatti veramente pochi. Io spero che il prima possibile qui in Sicilia si possa fare quello step che aiuti i ragazzini a formarsi come lo possono fare al nord, o ancora meglio come lo fanno in Belgio o in Olanda… Lì veramente si mastica il motocross vero. Spero che si faccia un passo in avanti per quanto riguarda questo argomento. In Italia in generale la vedo abbastanza positiva come cosa, ci sono tanti ragazzi all’Europeo e in tutte le classi minori gli Italiani sono davanti. In futuro ci sarà un bel gruppo di italiani che faranno sicuramente bene”.

Passerai in MXGP nel 2024? Se sì, con quali obiettivi?

No, non passerò in MXGP, ho ancora vent’anni e resterò in MX2“.

Di Edoardo Diamantini

Foto: Valerio Origo

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