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Biathlon, i favoriti della Coppa del Mondo 2023-2024: Johannes Bø ancora Padre-Padrone?

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La XLVII edizione della Coppa del Mondo di biathlon maschile, che prenderà il via domenica 26 novembre da Östersund, sembra avere un vincitore già scritto. Come potrebbe essere altrimenti, alla luce di quanto visto lo scorso anno? Johannes Bø, nel 2022-23, ha letteralmente sbaragliato il campo. Il norvegese ha vinto 19 delle 23 gare di primo livello a cui ha preso parte, talvolta mettendo in mostra una superiorità disarmante per gli avversari.

Però nella vita, morte e tasse a parte, di certezze non ce ne hanno. Negli sport invernali neppure, anche perché sono come i vini. Ogni annata fa storia a sé. Indubbiamente, se il trentenne scandinavo non dovesse incontrare inconvenienti di sorta, avrà gioco facile nel conquistare la sua quinta Sfera di cristallo. Solo l’intervento di un fattore esterno a quelli agonistici, leggasi magagne di carattere fisico, potrebbe cambiare le carte in tavola.

Nel qual caso, i principali contendenti dovranno farsi trovare pronti ad approfittarne. Tre sono i nomi ai quali concedere un occhio di riguardo. Il primo è quello del norvegese Sturla Hulma Lægreid, che se non fosse per la presenza di Bø non sarebbe un grandissimo piazzato, bensì l’uomo da battere. Il secondo è quello dello svedese Sebastian Samuelsson, sempre bellicoso nelle sue dichiarazioni e dall’elevatissimo potenziale, ma sinora più bravo a parole che a fatti (salvo qualche rara eccezione, quale la mass start iridata di Oberhof). Il terzo è quello del francese Quentin Fillon Maillet, reduce da un inverno sofferto dopo avere avuto il merito di sfruttare appieno l’occasione avuta nel 2021-22, stagione durante la quale si è fregiato della Sfera di cristallo, cogliendo al volo l’opportunità concessa da Bø, crucciato dal rischio di fallire ai Giochi olimpici e interamente concentrato su di essi.

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Alle spalle del terzetto di cui sopra, nel quale è annoverato il trio di comuni mortali più accreditato per avvicinarsi a chi è assurto al ruolo di semi-divinità, ci sono tanti loro connazionali. L’eterno incompiuto Vetle Sjåstad Christiansen; l’inossidabile fratello del semi-dio Tarjei Bø; personaggi capaci di regalare lampi abbaglianti pur senza continuità (Emilien Jacquelin, Martin Ponsiluoma, Johannes Dale); nonché il rampante Filip Fjeld Andersen.

L’arco alpino non fornisce granché, ma a parte il navigato tedesco Benedikt Doll, ci sono diversi giovani interessanti che ambiscono a diversificare la geografia dei quartieri nobili, almeno nelle proprie giornate di grazia. Fra di essi, l’azzurro Tommaso Giacomel, di cui si parla diffusamente in un articolo monografico, al quale vanno aggiunti gli svizzeri Niklas Hartweg e Sebastian Stalder. Occhio, inoltre, al transalpino Eric Perrot, a sua volta in rampa di lancio.

Alfine, è tutto qui. Sul biathlon maschile non c’è molto da dire. In sintesi, si può parafrasare una battuta pronunciata con marcato accento veneto dall’attore Diego Pagotto nella Fiction “Faccia d’Angelo”: “Xe Johannes che conta, xe Johannes che resta, xe Johannes che comanda!”. Dipende tutto da lui, il resto fa, a diverso titolo, da contorno.

Foto: La Presse

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