Seguici su

Senza categoria

BJK Cup 2023, i precedenti tra Italia e Francia. Transalpine avanti, ma i successi azzurri hanno fatto storia

Pubblicato

il

Francesca Schiavone

Quella tra Italia e Francia nella prossima Billie Jean King Cup sarà la tredicesima sfida nella competizione a squadre femminile. Un duello costellato, soprattutto negli ultimi anni, di partite di qualità, di ricordi che ancora sono vivi nella mente di tanti. Andiamo a rivivere nomi, numeri e memorie di ciò che è stato.

Il primo confronto si disputò nel 1970. Allora era Federation Cup (l’abbreviazione in Fed Cup sarebbe giunta molto tempo dopo), e si giocava su una singola settimana, in questo caso a Friburgo, nell’allora Germania Ovest. Fu il 20 maggio la data chiave, il primo confronto tra italiane e transalpine. Le numero 1 erano Lea Pericoli, che aveva 35 anni ed ebbe proprio la seconda parte di carriera come migliore, e Gail Benedetti, che ha cambiato parecchi cognomi: Sherriff quello originale, poi Benedetti, Chanfreau (il più noto) e Lovera. In questo caso si parla di una quattro volte vincitrice dl Roland Garros in doppio. I valori furono rispettati: l’una batté Odile De Roubin 6-2 6-2, l’altra non lasciò neppure un game a Maria Teresa “Resi” Riedl. Il doppio decisivo, con Lea Pericoli e quella Silvana Lazzarino che è anch’ella un pezzo di storia ancora vivente del tennis tricolore, vide la sconfitta contro Benedetti e Christiane Spinoza per 6-3 8-6. Totale: 2-1 Francia.

Stesso format, di nuovo secondo turno nel 1979, ma location diversa a Madrid. E, naturalmente, giocatrici differenti: in Italia era l’epoca di Daniela Marzano (già Porzio) e Sabina Simmonds. La prima riuscì a portare a casa il singolare d’apertura contro Frederique Thibault in tre set, mentre la seconda si trovò avanti contro Françoise Durr, in declino, ma pur sempre campionessa a Parigi nel 1967, prima di cedere 2-6 6-3 6-3. Il doppio lo vinsero le francesi, e anche quest’occasione (un 2-1 francese) fu mancata di poco. Non fu così nel 1982, a Santa Clara (USA), dove Brigitte Simon-Glinel (semifinale al Roland Garros 1978) rimontò Barbara Rossi, al tempo nei propri migliori anni, e Corinne Vanier travolse (6-1 6-3) Simmonds. Solo il doppio fu favorevole alle azzurre (Patrizia Murgo e Simmonds su Thibault/Vanier), quindi un 2-1 diverso. In quest’ultimo caso si trattava della semifinale del Consolation Round, che teneva a Santa Clara tutte le selezioni perdenti nel turno d’esordio.

BJK Cup 2023, l’Italia debutta con la Francia: Garcia lo spauracchio maggiore, Mladenovic fa paura in doppio

12 anni d’attesa, format uguale con World Group a Francoforte nel 1994. Stavolta il confronto arrivò a livello di secondo turno e in un grande momento per la Francia, che poteva permettersi sia Julie Halard (dal 1995 anche Decugis), ai quarti a Melbourne e Parigi e poi numero 7 WTA nel 2000, che soprattutto Mary Pierce, finalista al Roland Garros 1994 e poi vincitrice in Australia nel 1995 e in terra francese nel 2000 (in singolare e doppio). Con queste premesse la sfida era dura; Silvia Farina, al tempo emergente, riuscì comunque a strappare un set a Halard prima di essere rimontata, mentre Sandra Cecchini, sul viale del tramonto, non poté fare niente contro l’allora diciannovenne prodigio, che s’impose per 6-0 6-3. In doppio Halard e Nathalie Tauziat batterono Rita Grande e Marzia Grossi. In breve, 3-0 Francia.

Una discesa nel Gruppo I della zona Euro-Africana da parte italiana, un titolo da parte francese nel 1997 e due cambi di format caratterizzano lo spazio che c’è tra il 1994 e il 2001, anno del successivo confronto. Amélie Mauresmo era già sulla bocca di tutti per la propria forza: già cinque tornei vinti e una finale degli Australian Open nel suo palmares. Nulla poterono Maria Elena Camerin e Adriana Serra Zanetti, non con lei e nemmeno con Sandrine Testud, che poi in Italia aveva già trovato l’amore (Vittorio Magnelli) e una rilevante dose di affetto. L’unico punto (4-1), a risultato acquisito, arrivò dal doppio. Non fu un punto normale, a posteriori: segnò l’inizio dell’epopea di Roberta Vinci, al tempo al fianco di Giulia Casoni e contro Nathalie Dechy e Virginie Razzano. Su uno di questi due nomi torneremo. Si diceva del format: in questo caso era particolarissimo, con due turni di playoff prima del World Group a otto in singola sede a Madrid con finale secca uscente da due gironi. Questo era il secondo turno di playoff.

Nel 2004, con il World Group finalmente diventato identico a quello della Coppa Davis (ma l’anno dopo sarebbe cambiato ancora, con World Group I e II a otto squadre ciascuno con playoff tra di loro), l’Italia si trovò ad affrontare a Rimini una Francia con Mauresmo e Pierce contemporaneamente. Erano molto competitive anche Farina e Schiavone, anzi al tempo il ranking WTA diceva 3 Mauresmo, 17 Farina, 19 Schiavone e 27 Pierce. Furono però le francesi a passare: due vittorie (netta con Farina, un po’ meno con Schiavone) della futura numero 1 e una dell’originaria del Canada (6-3 6-4) servirono allo scopo. Il 3-2 giunse per effetto delle vittorie di Farina su Emile Loit e del doppio Garbin/Vinci su Golovin/Pierce.

Il 2006, finalmente, fu l’anno della prima vittoria. Sembrava impossibile, con Mauresmo numero 1 del mondo e vincitrice in carica degli Australian Open, ma accadde in quel di Nancy. Schiavone recuperò un set di svantaggio a Dechy, poi Amélie lasciò due game a Flavia Pennetta e fu 1-1. Mauresmo-Schiavone divenne inevitabilmente un ago della bilancia: l’azzurra salvò un match point nel secondo set e infilò un 4-6 7-6(4) 6-4 che fu il secondo successo della storia di un’italiana contro la leader mondiale del momento, uno dei sette che, negli 11 anni compresi tra il 2004 e il 2015, videro il tennis italiano femminile in grande spolvero. Non era però finita: serviva un’altra vittoria. La colse Pennetta: la brindisina si riprese dalla sconfitta del giorno prima e batté Dechy 6-4 6-2; fu poi il doppio formato da Vinci e Mara Santangelo a battere Razzano e Loit per chiudere il 4-1. E fu il primo passo verso il trionfo nella Fed Cup 2006, il primo della storia, ottenuto vincendo sempre in trasferta.

Un anno dopo, replica in semifinale a Castellaneta Marina. Un luogo, questo, in cui dal 2007 al 2010 la FIT fece disputare un gran numero di match di Davis e Fed Cup quando era l’Italia a giocare in casa. Di tutte le sfide, questa resta forse la più vibrante in assoluto: Tatiana Golovin batté Tathiana Garbin in tre set, poi altro Schiavone-Mauresmo, stavolta con 7-5 6-3 senza tanti rischi. Il giorno dopo a sfiorare l’impresa proprio contro Mauresmo fu Santangelo, che perse sì, ma per 6-7(5) 6-0 6-4 in un periodo, quello 2005-2007, che fu per lei il migliore. Schiavone tornò in campo e finì vicinissima alla sconfitta contro Golovin, ma dal 2-5 nel terzo set riuscì a passare al 6-4 2-6 7-5. Finì con il doppio Schiavone/Vinci che rimontò Séverine Bremond e Dechy: 4-6 6-1 6-2, totale 3-2 e altra finale conquistata (ma, stavolta, persa in Russia).

Si replicò ancora a Orleans, nei quarti (alias primo turno, per l’epoca) del 2009. Azzurre decisamente favorite, stante il calo di Mauresmo e Alizé Cornet che, come punta, dava sicurezze fino a un certo punto. Di quel match rimase famosa la partita tra Mauresmo e Pennetta, o meglio il momento in cui Flavia mimò il classico gesto di “hai paura?” alla giudice di sedia svedese Louise Engzell, che in questa come in troppe altre occasioni non si dimostrò capace (ed è un eufemismo) di gestire la situazione. Alla fine ribaltò la situazione e vinse 2-6 7-6(7) 9-7; fu durissima anche per Schiavone, al tempo nei sei mesi più difficili della carriera, battere Dechy 6-1 2-6 8-6. Il giorno dopo toccò alla brindisina ribattere la finalista di Roma 2008, poi Sara Errani debuttò e vinse sia in singolare con Mauresmo che in doppio assieme a Vinci (ed era una prima) contro Beltrame (già Bremond)/Dechy.

Sei anni dopo, a Genova, si consumò invece qualcosa di clamoroso orchestrato proprio dall’abile mente di Mauresmo, nel frattempo passata dall’altra parte, in panchina. Dopo la prima giornata l’Italia, nel quarto di finale, era sul 2-0: Errani aveva battuto Caroline Garcia 7-6(2) 7-5 e Camila Giorgi aveva demolito Cornet 6-4 6-2. Risultato: nella terza giornata fuori Cornet, dentro Kristina Mladenovic, che sulla terra indoor del 105 Stadium si scatenò e vinse 6-4 6-3. Fu poi il turno di Garcia, che cedette il primo set 4-6 a Giorgi solo per rimanere (quasi) da sola in campo nei successivi due: 6-0 6-2. Infine, il doppio. Errani/Vinci contro Mladenovic/Garcia si risolse in un clamoroso 6-1 6-2 per le transalpine, e di fatto è tra gli ultimi ricordi del miglior duo mai avuto dall’Italia (si sarebbero separate e poi riunite in proiezione Rio 2016, poi niente più). Ben più brutto il ricordo del 2016, in cui, a Marsiglia, Giorgi riuscì a battere Mladenovic 1-6 6-4 6-1, ma Garcia sconfisse Errani 6-3 7-5. Il giorno dopo, a singolari invertiti, le due transalpine chiusero il 3-1. Errani, poi, si trovò a dover giocare anche il doppio con Martina Caregaro e fece male vedere Garcia e Mladenovic che erano padrone di tutto sul momento: 6-0 6-1.

L’ultima parola, al momento, ce l’ha però l’Italia: contro una Francia decisamente sottotono rispetto ai tempi migliori, le azzurre, ad Alghero, lo scorso anno si sono imposte per 3-1. Si trattava del preliminare, dato che anche in Fed Cup (ora diventata Billie Jean King Cup) è stato varato un sistema che, se possibile, ha dei lati perfino peggiori del già pessimo sistema di Coppa Davis attuale. In sintesi, Jasmine Paolini rimontò Cornet per 2-6 6-1 7-6(2), quindi Giorgi fece quel che volle con Oceane Dodin (6-1 6-2) e Harmony Tan (6-2 6-0). Poi arrivò il doppio con Mladenovic/Dodin vincenti 7-6(4) 6-1 su Lucia Bronzetti e Martina Trevisan, ma a quel punto era solo formalità.

Foto: LaPresse

Pubblicità

Dalla Home

Pubblicità

Facebook

Pubblicità