Senza categoria

BJK Cup 2023: Italia, c’è la Germania sulla strada della semifinale

Pubblicato

il

Non lo si sarebbe forse mai detto alla vigilia, ma il 9 novembre potrebbe diventare una data importante per il tennis italiano per la prima volta dal 2014. Tanto lontana, infatti, è l’ultima volta dell’Italia in semifinale di Billie Jean King Cup, che allora si chiamava ancora Fed Cup. Dall’altra parte ci sarà stavolta la Germania, all’esordio nella competizione.

C’è soprattutto un fattore da comprendere, e cioè quello relativo alle energie nel corpo delle azzurre, che comunque partono favorite in entrambi i singolari con praticamente qualunque combinazione. Soprattutto il primo è incerto nella sua composizione: per l’Italia potrebbe essere confermata Martina Trevisan così come lanciata Elisabetta Cocciaretto. Per la Germania, invece, il ranking direbbe Laura Siegemund, ma non è escluso che Rainer Schuettler, uno che vanta un passato da 5 del mondo con finale agli Australian Open 2003 e semifinale a Wimbledon 2008, possa esplorare altre opzioni (anche se Anna-Lena Friedsam suona, per condizione, meglio rispetto a Jule Niemeier). Il secondo singolare pare invece già scritto: Jasmine Paolini contro Tatjana Maria. Importante non arrivare al doppio, quello nel quale la Germania ha varie opzioni tutte a ruotare su Siegemund, che ha appena vinto le (complicatissime) WTA Finals di Cancun.

BJK Cup, l’Italia ha battuto la Francia con solidità e umiltà, pur senza una stella

I rapporti di forza, nella sostanza, si sono invertiti drasticamente rispetto al passato. Il novero dei precedenti, infatti, racconta di un 4-1 a favore della Germania (prendendo in considerazione la sola Germania Ovest fino al 1990). Si ebbero tre confronti consecutivi tra il 1964 e il 1966, con due successi tedeschi (1964 e 1966) e uno italiano (1965): le protagoniste, al tempo, erano da una parte Lea Pericoli, Francesca Gordigiani e Maria Teresa Riedl, dall’altra Helga Masthoff (la più importante, con finale al Roland Garros 1970), Heide Orth, Edda Buding, Helga Hosl. Poi arrivarono anche i successi del 1976, 1991 e 2000 a favore della Germania, in epoche sempre diverse. In un caso Masthoff c’era ancora, negli altri due sempre Anke Huber risultava la protagonista, vuoi nell’epoca di Raffaella Reggi, vuoi in quella di Silvia Farina. E sono passati ormai 23 anni da quell’unica volta in cui, per l’evolversi delle varie vicende, una delle due selezioni (l’Italia) si poté giovare del fattore campo a Bari.

C’è un dato interessante da notare: con tre quinti dell’attuale squadra l’Italia era impegnata, solo nel febbraio 2020, nel rientrare dal primo gruppo della zona Euro-Africana che si giocava in Estonia. E, da allora, il livello del tennis femminile tricolore è cresciuto davvero tanto, riuscendo a ritrovare non tanto le big quanto una stabilità a livello di top 100 che abbiano anche una costanza nel rimanere in alto. Prima di parlare di eventuali (e nemmeno del tutto impossibili) questioni legate a una semifinale, però, le tricolori devono compiere questo passo. E devono riuscirci giocando sul Campo 1 a Siviglia, in ossequio allo sdoppiamento dei match dovuto a una formula che, così com’è, riesce a essere perfino più ignobile di quella attualmente in scena per la Coppa Davis. Com’è come non è, tocca a loro, dalle 10:00, far sperare.

Foto: LaPresse

Exit mobile version