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Ciclismo, Davide Bramati: “Moscon è motivato, Merlier avrà il suo spazio. Ct della Nazionale? Mi piacerebbe”

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Davide Bramati, milanese classe 1968, direttore sportivo di lungo corso, dal 2006 è in forza alla corazzata belga Soudal Quick-Step. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente in Belgio per fare il punto di questa stagione con già uno sguardo rivolto al 2024: “Quest’anno ci è mancata la Classica del pavé come qualche anno fa, ma nel complesso sono soddisfatto. Abbiamo vinto la Liegi con Remco (Evenepoel, ndr) e poi in tutti e tre i Grandi Giri. 55 vittorie quest’anno non sono poche, siamo la terza squadra (dopo Jumbo e UAE, ndr) per il numero di vittorie e in un ciclismo che continua a correre posso ritenermi più che soddisfatto“.

Quest’anno però sono arrivate meno vittorie rispetto alle passate stagioni: qual è stata quella più bella? 

“Ci sono state tante belle vittorie. La vittoria alla Liegi con Remco è stata fantastica, non era facile vincere con quella maglia. La tappa poi di Asgreen (la 18esima. ndr) al Tour de France nell’ultima settimana dopo due settimane non facili ha un sapore particolare. Senza dimenticare le vittorie di Bagioli al Gran Piemonte e di Van Wilder alla Tre Valli Varesine durante l’ultima settimana di questa stagione, in un momento per noi non semplice”. 

Qual è stata invece la vittoria che ti è sfuggita e ti ‘è rimasta sulla stomaco’? 

“Da italiano direi la vittoria al Giro di Lombardia con Andrea Bagioli che ha fatto secondo alle spalle di Pogacar”.

Andrea Bagioli e Davide Ballerini saluteranno la Quick-Step per approdare rispettivamente in Trek e Astana. Che cosa ti hanno lasciato questi due ragazzi nel corso di questi anni?

“Mi dispiace sempre quando un corridore italiano lascia la squadra. Entrambi mi hanno regalato grandi soddisfazioni e sono due ragazzi che porterò per sempre nel cuore e auguro ad Andrea e Davide il meglio per la loro nuova avventura. Sono certo che si toglieranno delle belle soddisfazioni. Con noi ci saranno Gianni Moscon, Fausto Masnada e Mattia Cattaneo che sono certo che si faranno valere”. 

Moscon approderà al Wolfpack. E’ sempre stato considerato un talento, ma poi negli anni si è perso. Cosa ti aspetti da Gianni?

“L’ho visto in questi ultimi giorni in ritiro in Belgio e si è inserito subito bene nella squadra, è un bravo ragazzo e sono felice che sia con noi nel Wolfpack. Gianni è molto motivato e a dicembre ci metteremo insieme a tavolino per stilare il programma e gli obiettivi della prossima stagione”. 

Avete fatto vari colpi di mercato. Da dove partirete? Dai giovani avendo sempre avuto un vivaio forte?

“Arriveranno da noi alcuni nostri giovani del team di sviluppo e avranno la possibilità di crescere e maturare con calma. Non sarà certamente facile perché il livello nel World Tour si è alzato tantissimo, ma li seguiremo passo dopo passo per farli emergere nel migliore dei modi”.

Tim Merlier invece ha chiuso la sua prima stagione alla Soudal Quick-Step con 11 successi, ma il belga non ha preso parte a nessun Grande Giro anche a causa della forte competizione interna con il velocista danese Fabio Jakobsen. Quest’ultimo approderà alla DSM e quindi Merlier prenderà verosimilmente il suo posto?

“Merlier ha vinto tanto e sono certo che vincerà ancora molto. Quest’anno non ha partecipato a nessun Grande Giro. ma il prossimo avrà le sue possibilità. Crediamo molto in lui”. 

Quali saranno i vostri obiettivi per il 2024?

“Siamo appena rientrati da un breve ritiro in cui abbiamo visitato la sede principale di Soudal e di Quick-Step e abbiamo fatto un ottimo team building. A dicembre andremo in ritiro in Spagna e li stileremo il programma della prossima stagione, fondamentale sarà farsi trovare in condizione in vista dei grandi appuntamenti”. 

Da corridore eri bravo a capire quale poteva essere il tuo ruolo, quello di gregario puntuale al servizio dei leader, e lo hai fatto tuo. Bici al chiodo e sei salito subito in ammiraglia e anche lì come direttore sportivo hai lavorato con umiltà, hai “fatto la gavetta” e sei diventato uno dei migliori nel tuo ruolo. Oggi in molti farebbero la firma per fare una carriera nel ciclismo come quella che hai fatto tu. Quali sono le regole, se esistono, per arrivare così in alto?

“L’umiltà e la passione, così come il duro lavoro ripagano sempre. Bisogna sempre avere voglia di migliorare e crescere”. 

In ammiraglia il ds riesce ancora a influire e portare un proprio corridore alla vittoria?

“Ci sono dei corridori che non vogliono sentire la radio, altri invece che vogliono essere spronati. Il corridore in corsa deve essere sveglio e capire le situazioni, ma chiaramente insieme facciamo di tutto per preparare la corsa al meglio. anche se non sempre le tattiche hanno un buon fine”. 

Ti piacerebbe, un giorno, diventare ct della Nazionale? È un tuo pensiero?

“Mi piacerebbe, penso che alla fine sia il coronamento di una carriera”.

C’è una corsa che vorresti vincere come ds e che non hai ancora vinto? 

“Da italiano direi il Giro d’Italia, sarebbe una grande soddisfazione. Senza però dimenticare il Tour de France che sarebbe la ciliegina sulla torta”. 

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