Ciclismo

Ciclismo, Jonas Vingegaard: “Al Tour 2024 sarò probabilmente il capitano. Vanno chiariti i rapporti in squadra”

Pubblicato

il

Jonas Vingegaard a tutto tondo. Il danese della Jumbo-Visma, in una lunga intervista concessa a DR, e tradotta da SpazioCiclismo, non si nasconde, facendo un po’ il punto sul finale di stagione vissuto con la sua squadra e proiettandosi verso il 2024.

Sulla Vuelta, vinta dal compagno Sepp Kuss e nel quale il podio è stato occupato anche da lui e da Primoz Roglic, ha detto: “È stato giusto decidere di non disputarci più la vittoria, ma penso che quella decisione andava presa prima. È in queste situazioni che la dirigenza deve essere brava a dare le direttive, perché ovviamente noi volevamo tutti vincere”.

Poi ha aggiunto: “Per me era molto frustrante dover correre contro i miei compagni. Non mi è piaciuto. Non credo che bisogni correre contro i compagni. Devi correre con loro e fare sacrifici per loro. Invece mi sono sentito in una situazione nella quale ero quasi forzato a farlo in un modo o nell’altro. A quel punto ho fatto quel che dovevo e ho fatto la mia corsa, ma ho ripetuto più volte che avrei preferito che avessimo gestito la cosa diversamente. Sono felice di aver potuto aiutare Kuss negli ultimi giorni e ripagarlo di tutte le volte in cui mi ha aiutato”.

Infine sul Tour de France 2024, Jonas Vingegaard ha affermato: “Al Tour de France sarò probabilmente di nuovo io il capitano, mentre Sepp avrà un ruolo simile a quello degli ultimi anni, aiutandomi e poi potendo andare al suo ritmo fino al traguardo. È talmente forte che anche facendo così potrebbe chiudere nei primi cinque. Credo comunque che in alcune corse possa essere utile avere due capitani, in modo da potersi giocare più soluzioni tattiche e finendo per aiutarsi: ti permette di creare situazioni a tuo vantaggio. Ovviamente, per riuscirci, tutti i capitani devono essere ad alto livello, altrimenti non funziona. Lo abbiamo visto alla Vuelta, e in questo modo abbiamo potuto concludere sui primi tre gradini del podio”.

Foto: Lapresse

Exit mobile version