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Ciclismo: la nuova frontiera del doping arriva dai vermi delle spiagge. “Un corridore voleva il prodotto”

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“Il doping è sempre un passo avanti rispetto all’antidoping”. Una frase detta e ridetta negli anni, che ha trovato poche smentite. Molto probabilmente anche al giorno d’oggi è così, anche se ci esponiamo dicendo che la percentuale di atleti che cercano aiuti sia di tanto diminuita rispetto agli ultimi venti anni.

La nuova frontiera per alterare le prestazioni è davvero molto particolare. A portarla in primo piano è stata L’Equipe che ha intervistato il dottor Franck Zal, un noto biologo marino francese. La sua ricerca è iniziata nel lontano 2007, ma ha iniziato a portare un decennio dopo i propri frutti.

Si tratta dei vermi della specie Arenicola Marina: producono un’emoglobina capace di assorbire ossigeno e trasportare in quantità 40 volte superiore a quella umana. Ideale dunque per migliorare le performance sportive in gare di fondo. L’obiettivo ovviamente della ricerca non era questo, visto che la sua società, l’Hemarina, ha commercializzato prodotti utilissimi a livello medico.

In ogni caso, come specificato da Zal: “Un noto ciclista la cui squadra partecipa al Tour de France, mi ha contattato perché voleva il prodotto. Abbiamo ricevuto diverse richieste dirette da parte di atleti o palestre, che volevano sapere come ottenere la sostanza. Ho anche appreso della sua possibile somministrazione ai cavalli da corsa”. 

Sempre chiamata in causa dal principale quotidiano sportivo francese la Wada, l’agenzia antidoping ha risposto: “Abbiamo acquistato il prodotto e lo abbiamo messo a disposizione dei laboratori antidoping” confermando che fino ad ora non ci sono stati casi. Ma c’è da fare assolutamente attenzione visto che al momento rintracciare nel sangue l’emoglobina dei vermi di mare diventa veramente difficile.

Foto: Lapresse

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